Oggi è stato chiuso il contratto Curevac, il quinto che Bruxelles conclude, dopo quelli con Pfizer-Biontech, AstraZeneca, Sanofi-GSK, e Janssen Pharmaceutica. A cui si aggiungerà quello della casa farmaceutica Usa. L'ad della società: "Ritardo contratto rallenterà la distribuzione"
Come già avvenuto per altri candidati vaccini la Commissione europea ha avviato gli accordi con Moderna, la casa farmaceutica che ieri ha annunciato che che il suo composto ha una efficacia del 94,5%. La trattativa riguarda “la fornitura di 160 milioni di dosi ma ora continuiamo con le negoziazioni e dobbiamo vedere come tradurre questa intenzione in contratto” ha dichiarato il portavoce della Commissione europea, Stefan De Keersmaecker. Ieri era stata la presidente Ursula von der Leyen ad annunciare l’avvio dell’intesa sottolineando che oggi sarebbe stato autorizzato “un nuovo contratto con Curevac per il vaccino contro il Covid-19, che ci permetterà di assicurarci fino a 405 milioni di dosi. Questo è il quinto contratto per il nostro portafogli di vaccini e stiamo lavorando ad un sesto con Moderna. Abbiamo già concluso un negoziato esplorativo e speriamo di finalizzare presto anche questo”.
Bruxelles, la settimana scorsa, aveva dato il via libera all’acquisto fino a 300 milioni di dosi del vaccino Pfizer-BioNtech. Il vaccino, qualsiasi sia il candidato, dovrà superare tutte le fasi della procedura di autorizzazione dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) prima dell’utilizzo. “La sicurezza per noi è fondamentale, e non c’è motivo per essere scettici – aveva spiegato la commissari per la salute e la sicurezza Stella Kyriakides -. I tempi sono rapidi perché sono stati fatti moltissimi investimenti e sono state sfruttate al massimo tutte le tecnologie. Le verifiche saranno rigorose”. I 27 Stati avranno tutti accesso immediato alla prima tranche di dosi e ne riceveranno in base alla popolazione. D’altra parte il contratto Curevac è il quinto che Bruxelles chiude, dopo quelli con Pfizer-Biontech, AstraZeneca, Sanofi-GSK, e Janssen Pharmaceutica. A cui si aggiungerà Moderna. La strategia è infatti avere un ventaglio di possibilità per vaccini che siano prodotti in Europa.
“La società farmaceutica Moderna ha annunciato che i dati preliminari di un ampio studio di fase 3 in corso per testare un potenziale vaccino contro il Covid-19 suggeriscono un’efficacia del 94,5%. Anche se è un passo promettente, un comunicato stampa di Moderna non basta per trarre conclusioni definitive. Per parlare di efficacia e utilità del vaccino, è necessaria la piena trasparenza dei dati degli studi clinici. Sapendo che non si potrà garantire un numero sufficiente di dosi di vaccino in tempi rapidi, le società farmaceutiche – afferma Medici Senza frontiere in una nota – non devono creare ulteriori barriere alla produzione da parte di altre aziende, impedendo l’immissione sul mercato di altri prodotti analoghi, una volta dimostrata l’efficacia e la sicurezza. Oltre a rispettare l’impegno annunciato di non imporre alcun brevetto, Moderna deve condividere tutte le informazioni sul vaccino, incluse la tecnologia, i dati e il know-how necessari a realizzarlo, in modo che altri produttori possano assicurare la produzione e garantire l’accesso a questo vaccino potenzialmente salvavita. Il mondo attende con impazienza i risultati positivi degli studi clinici sul vaccino per il Covid-19 nella speranza di avere uno strumento che aiuti a tenere sotto controllo la pandemia, ma la loro validazione per la distribuzione servirà a poco se questi vaccini non vengono distribuiti equamente alle persone di tutto il mondo a un prezzo di costo completamente trasparente”, dichiara Stella Egidi, responsabile medico di Msf.
La società avverte l’Europa che il prolungarsi dei negoziati rischia di rallentarne la distribuzione, mentre altri Paesi hanno la priorità perché hanno firmato già da mesi. L’amministratore delegato di Moderna, Stéphane Bancel, alla France press ha dichiarato: “È chiaro che il ritardo non limiterà la quantità totale (di dosi, ndr), ma rallenterà la distribuzione”. Gli Stati Uniti hanno prenotato 100 milioni di dosi all’inizio di agosto e “abbiamo già diversi milioni di dosi in magazzino” negli Usa, pronte a essere distribuite non appena ci sarà l’autorizzazione al commercio, presumibilmente a dicembre. Negli Stati Uniti sono già stati prodotti “diversi milioni di dosi”. Con l’Europa “ci sono dei colloqui, ma non c’è un contratto”, ha detto Bancel da Cambridge, nel Massachusetts, dove ha sede la società. Dei “negoziati avanzati” con la Commissione europea sono stati annunciati il 24 agosto per l’acquisto di 80 milioni di dosi del vaccino, ma nessun impegno formale è stato firmato da allora. Nel frattempo, Moderna ha firmato contratti con il Canada, il Giappone, Israele, il Qatar, il Regno Unito, oltre alle 100 milioni di dosi promesse agli Usa all’inizio di agosto.
Il problema è che “è pieno di cose amministrative, di dossier, di allineamenti tra i Paesi ed è complicato da gestire quando si è in 27 rispetto a quando si è da soli”, aggiunge l’ad. Ma “più aspettano più la consegna sarà rinviata nel tempo”, insiste Bancel, secondo il quale i negoziati non si sono bloccati sul prezzo. Tuttavia, il top manager non intende dire di più in merito. Per tutti i Paesi fuori dagli Usa, la produzione del vaccino avverrà in Svizzera, negli stabilimenti del gruppo Lonza, e il confezionamento dei flaconi a Madrid, presso il gruppo Rovi. Se il vaccino fosse autorizzato dall’Agenzia europea del farmaco prima della fine dell’anno, ma non fosse stato ancora firmato alcun contratto, “le assegnazioni delle prime consegne non comprenderebbero l’Europa. Quindi, il vaccino andrebbe in Svizzera, un po’ in Giappone in Israele, in Canada, cioè ai Paesi che lo hanno ordinato. Ma non potrò inviarne a chi non lo ha ordinato”.