Meglio le vendite fuori dall'Europa ma il progresso è generalizzato. Tra i settori tirano mobili, metalli e farmaceutica. In ripresa gli scambi con la Germania, nostro primo partner commerciale
Lo scorso settembre l’export italiano ha segnato un aumento del 2,7% rispetto ad agosto e del 2,1% rispetto al settembre 2019, quando ancora la situazione di emergenza sanitaria era di là da venire. Come fa sapere l’Istat, il bilancio del terzo trimestre dell’anno (giugno-settembre) è addirittura di un + 30,4%. Balzo comprensibile, se si considera che il confronto è fatto con i tre mesi precedenti, caratterizzati in diversi paesi da lockdown totali o quasi. In forte rialzo anche le importazioni salite di oltre il 21%. Il confronto tendenziale, ossia con lo stesso trimestre dell’anno prima, rimane negativo del 10%. Il saldo (ossia la differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni) è risultato in settembre positivo per 5,8 miliardi, in deciso miglioramento rispetto ai + 2,6 miliardi dell’anno prima. Cosa ci dicono in sostanza questi dati? Segnalano quanto è stato intenso lo shock subito dai commerci internazionale ma anche una capacità di reazione forte e rapida da parte delle aziende del made in Italy appenda la situazione torna alla normalità o quasi.
In settembre sono cresciute soprattutto le esportazioni al di fuori dell’Unione europea (+ 2,8% rispetto all’anno prima), in particolare quelle verso la Cina (+33%) che sembra essersi lasciata alle spalle la pandemia. In deciso rialzo anche l’export per la Turchia (+ 13,8%) e gli Stati Uniti (+11%). In Europa buono il dato delle vendite verso la Germania (+ 6%) che rimane il nostro principale mercato di sbocco. Più modesto i progressi delle esportazioni con destinazione Francia (+ 2,4%) mentre sono in negativo del 7% quelle verso la Spagna.
Tra i diversi settori settembre è stato un buon mese soprattutto per l’industria del mobile (+ 11,5%), i metalli (+ 9,9% su settembre 2019), la farmaceutica (+ 8,2%) e l’abbigliamento (+ 6,2%). Male per contro la raffinazione (- 51%) in scia al forte calo della domanda di combustibili a livello internazionale, il tessile (-11,7%) e la pelletteria (-3%). Fa storia a se il + 28% della categoria “altri mezzi di trasporto”, probabilmente influenzata da qualche importante consegna nell’ambito della cantieristica navale.