“Mentre oggi il 94% dei contagiati si cura, di fatto, a casa di fatto, nella prima ondata il 45% si curava in ospedale e tra il 12/13/14% finiva in terapia intensiva. Ovviamente abbiamo numeri diversi, facciamo dieci volte i tamponi di marzo e aprile. Ma comunque i due parametri terapie intensive e posti in area medica oggi non sono da allarme rosso” come nella prima ondata. A parlare è il ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, in audizione alla Camera “L’allarme – oggi – è la trincea fuori dagli ospedali che è stata travolta dal numero dei contagiati”, spiega ancora, facendo come esempi le reti sanitarie esterne, la necessità di consentire in tempo reale il tamponamento e le diagnosi, e la necessità di non pesare sui pronti soccorso.

Riguardo all’ipotesi di un nuovo lockdown come a marzo, Boccia è sicuro: “Ricordate che nella prima fase avevamo staccato quasi tutti gli interruttori ed erano rimaste aperte solo le filiere per la sopravvivenza del paese, ma quel modello di lockdown nazionale non è riproponibile, in primavera lo abbiamo adottato perché il mondo occidentale non aveva nulla, non era pronto”.

Articolo Precedente

Azzolina: “L’apertura delle scuole non ha rischi, la chiusura sì sotto più punti di vista. Esami di maturità? Decideremo coinvolgendo studenti”

next