Supera il livello di allarme pure il tasso di ospedalizzazione in area medica, stabile al 51%. Il picco dei posti letto occupati da malati Covid è in Lombardia (64%), seguita da Piemonte (61%) e provincia di Bolzano (57%). Le Regioni sotto al 30% sono Molise, Friuli e Sicilia. Peggiora la situazione anche sul territorio, con i medici di base e i pediatri in stato di agitazione
Dai reparti ospedalieri alla medicina del territorio, le strutture sanitarie del nostro Paese sono sempre più in difficoltà. Secondo gli ultimi dati di Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, nel giro di una settimana le Regioni a rischio sul fronte delle terapie intensive sono passate da 10 a 17. In ognuna è stata superata la soglia del 30% considerata “critica” dal ministero della Salute per le conseguenze che potrebbero verificarsi sulle altre prestazioni sanitarie. La media italiana si attesta quindi al 42%. Non va meglio fuori dagli ospedali, dove i medici di famiglia e pediatri di libera scelta hanno annunciato lo stato di agitazione.
A proclamarlo sono diverse organizzazioni sindacali, tra cui Fp Cgil Medici e Smi, pari al 45% dei medici convenzionati. “I medici sono sottoposti a turni di lavoro massacranti anche a causa dei colleghi malati di Covid“, spiegano. “Sono, infatti, più di 20mila gli operatori sanitari (tra ospedalieri, Mmg e infermieri) infettati da settembre a oggi, tra cui i medici di medicina generale, (lasciati spesso senza protezioni) con gli ambulatori scoperti per i quali a volte non si riesce a trovare sostituti; chi rimane deve svolgere il lavoro anche per altri”. La richiesta è di potenziare la rete territoriale, con l’assunzione delle Usca, il rafforzamento degli organici degli uffici di igiene e sanità pubblica, nuove assunzioni dei medici di medicina generale convenzionati, di guardie mediche, di medici 118 e penitenziari e dei pediatri.
Bisogni non troppo diversi da quelli degli ospedali, dove la carenza di personale è diventata ancora più problematica con l’incremento dei posti letto imposto dal Covid. I dati di Agenas, aggiornati al 17 novembre, fotografano una situazione molto diversificata sul territorio. Le uniche Regioni dove i ricoveri in rianimazione dei malati Covid non superano il 30% (il livello di allarme indicato dal decreto ministeriale del 30 aprile) sono innanzitutto Molise, Friuli Venezia Giulia e Sicilia, che è vicina al limite. Qui per ora tutte le prestazioni sanitarie che non riguardano il coronavirus restano quindi garantite. Il picco di letti occupati è invece in Lombardia (64%), seguita da Piemonte (61%) e provincia di Bolzano (57%), dove la pressione resta altissima. Male anche l’Umbria (55%) e la Liguria (53%). Soglia superata anche in Abruzzo (37%), Basilicata (33%), Calabria (34%, in forte aumento rispetto al 13% rilevato dai dati del 10 novembre), Campania (34%), Emilia Romagna (35%), Lazio (32%), Marche (45%), provincia di Trento (39%), Puglia (41%), Sardegna (37%), Toscana (47%) e Valle d’Aosta (46%).
Per quanto riguarda i ricoveri in area ‘non critica’, ovvero nei reparti di malattie infettive, pneumologia e medicina interna, la soglia dei posti letto occupati da pazienti Covid – in questo caso fissata al 40% – è superata soprattutto dalla provincia di Bolzano (95%, praticamente vicina alla saturazione), seguita a stretto giro dal Piemonte (92%). Non va molto meglio in Liguria (74%) e Valle d’Aosta (73%, in netto calo rispetto all’85% del 10 novembre). Chiudono il rapporto stilato da Agenas Abruzzo (47%), Calabria (43%), Campania (47%), Emilia Romagna (47%), Lazio (49%), Lombardia (53%), Marche (52%), provincia di Trento (65%), Puglia (51%), Toscana (41%) e Umbria (50%). Complessivamente è stabile al 51% a livello nazionale, ora riguarda 15 Regioni, a fronte delle 12 di 7 giorni fa.