Il capo del governo e Berlusconi cercano di mettere in pratica il richiamo di Mattarella alla collaborazione. Ma da Palazzo Chigi precisano: "La maggioranza c'è ed è ben salda. Ma se una forza di opposizione, in un'emergenza come questa, vuole offrire un contributo, sarebbe irragionevole non dialogare"
Forza Italia non entrerà in maggioranza e men che meno al governo, come ha subito avvertito il M5s. Ma il percorso di collaborazione istituzionale degli azzurri e il governo sulla manovra finanziaria e lo scostamento di bilancio sembra cominciare per davvero. Con le voci più autorevoli: da una parte il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che affida a fonti di Palazzo Chigi la linea di coinvolgere i capigruppo perché si avvii questo “dialogo costruttivo“, dall’altra il suo predecessore Silvio Berlusconi che al mattino, in un intervento telefonico durante la conferenza stampa del partito proprio sulla manovra, ha dato esplicitamente la linea ai suoi. “Accogliamo pienamente l’appello di collaborazione istituzionale del presidente Mattarella” ha detto il leader forzista.
Il riferimento è all’intervento del presidente della Repubblica all’assemblea dell’Anci di martedì nel quale il capo dello Stato con toni anche ruvidi ha sottolineato – rivolto a partiti e istituzioni – che certe “polemiche scomposte per interessi di parte” sono poco coerenti con la “gravità di una pandemia mondiale”. E in questo senso, mentre il segretario della Lega Matteo Salvini ritiene che quelle parole fossero rivolte a Conte (“Non mi chiama, non rispetta Mattarella”), Forza Italia è il primo partito a scartare di lato nel centrodestra, deviando dalla linea sovranista-oltranzista del Carroccio e dei Fratelli d’Italia, la cui presidente Giorgia Meloni non ha scelto la via della lealtà nazionale nemmeno nel clamoroso veto dei colleghi ultraconservatori di Polonia e Ungheria che blocca gli aiuti europei contro la crisi.
Dall’altra parte c’è la maggioranza – nella quale il Pd è il primo e più visibile pontiere – e il capo del governo. Da Palazzo Chigi spiegano che Conte ha dato mandato ai capidelegazione dentro l’esecutivo dei 4 partiti di maggioranza di coinvolgere i capigruppo per “verificare la disponibilità a stabilire un percorso di dialogo e collaborazione con Forza Italia, in ragione della dichiarata disponibilità di questa forza politica, ad aprire a un dialogo costruttivo” sulla manovra e sullo scostamento. La parola “verificare” può avere molte valenze. Una è certamente quella espressa dal vicesegretario del Pd Andrea Orlando che in serata ha cercato un primo modo per far venire Forza Italia un po’ allo scoperto: bene la collaborazione a parole, ma aspettiamo i fatti.
Dall’altra parte però il presidente del Consiglio parla subito chiaramente ai Cinquestelle: “Il mandato – spiegano le fonti di Palazzo Chigi – non è per esplorare un allargamento della maggioranza o per pervenire a un accordo politico che prefiguri una commistione di ruoli” o “una riorganizzazione del perimetro delle forze che sostengono il governo”. Il premier fa precisare di non essere “timoroso” né voglia porre “ostacoli al dialogo”, tanto che ha già dichiarato in Parlamento – si precisa – che “resta aperto un tavolo di confronto con le opposizioni”. Il punto che ribadisce Conte – con una linea tenuta già dall’inizio della pandemia – è che una maggioranza c’è, “è ben salda”, dando per sottinteso che non c’è bisogno di nessun “soccorso azzurro“. Ma, appunto, la storia è un’altra, è quella su cui Mattarella cerca di spingere istituzioni e forze politiche dalla primavera, dall’inizio del dramma del coronavirus: una collaborazione istituzionale che non confonda ruoli e responsabilità, ma che porti a un’unità utile per il Paese. Una situazione che in altri Paesi – come Francia e Germania – è cronaca politica di tutti i giorni. Molto meno qui. “Se una forza di opposizione, in considerazione delle difficoltà che il Paese sta attraversando, vuole offrire un contributo costruttivo per il bene del Paese, sarebbe irragionevole non dialogare” concludono le fonti di Palazzo Chigi.
Conte sa che le prossime settimane saranno tutt’altro che facili. La crisi morde, il disagio “sociale e psicologico” cresce, ha detto oggi: il governo prepara un nuovo scostamento di bilancio per finanziare, con altro deficit, due nuovi decreti per dare fiato all’economia e contrastare le “nuove diseguaglianze“. Ecco perché, nel giorno in cui la manovra arriva in Parlamento, Conte fa sapere di guardare già oltre: quanto fatto finora, dice agli imprenditori riuniti nell’assemblea della Fipe Confcommercio, “non è sufficiente“. Avere una sponda in più non nuoce di certo.
Sì, ma in concreto come si realizzerebbe questo dialogo in Parlamento? L’ipotesi, frenata però dal M5s e da una parte degli azzurri, è che a Forza Italia venga assegnato il relatore di minoranza sulla manovra. L’idea più ampia è una “super-capigruppo“, con tutti i capigruppo di Camera e Senato, che funga da cabina di regia in Parlamento (ma qui è la Lega a frenare). Il tentativo di fare squadra stenta, insomma, a decollare. Anche perché riemergono tensioni tra i partiti di governo, dalle infrastrutture al Recovery plan, fino al Mes.