“Ognuno pensa di essere in una bolla sicura ma non è così. Il virus non guarda in faccia nessuno e cerca di attaccarsi a più persone possibili. Ognuno di noi è a contatto con persone che a loro volta sono a contatto con altre”. Così, a “Dimartedì” (La7), Ilaria Capua, direttrice dell’One Health Center dell’università della Florida, spiega il meccanismo complesso dei contagi da coronavirus, evidenziando la differenza tra bolla percepita e bolla reale.
La virologa cita ad esempio il caso di un focolaio avvenuto dopo un matrimonio negli Stati Uniti: “Il numero degli invitati era 60, quindi si trattava di un matrimonio piccolo. Tra queste 60 persone, vi era una sola persona infetta, che a sua volta ha contagiato 176 persone, delle quali sono morte 7. E i deceduti non erano nemmeno andati al matrimonio. Questo fa capire la complessità delle catene di trasmissione del virus – continua – Gli assembramenti nei negozi Lidl? Torno a dire quello che ho detto tante volte: è fondamentale la responsabilità individuale. Purtroppo queste persone si rendono strumenti di una catena di morte, perché, come è successo nel matrimonio negli Usa, il virus passa attraverso tante persone e alla fine, prima o poi, infetta una persona fragile. I cicli virali sono delle funzioni matematiche, quindi più cicli di amplificazione esistono, più l’infezione diventa esplosiva e contagiosa”.