Cultura

Leonardo Sciascia, una fonte inesauribile. Per questo vi consiglio la rivista ‘Todomodo’ e il suo Colloquium

La voce “miniera” del Vocabolario Treccani in senso figurato contempla il significato di “fonte abbondante, copiosa”. E’ questa la prima impressione che si avverte di fronte alla Rivista internazionale di studi sciasciani “Todomodo” Leo S. Olschki Editore.

Fondata nel 2011 da Francesco Izzo e curata dagli “Amici di Leonardo Sciascia”, nasce per dare conto degli studi e delle ricerche sull’opera e la figura di Leonardo Sciascia, spaziando dalla letteratura alle arti figurative, dalla politica alla riflessione filosofica e scientifica, dalla fotografia al cinema e al teatro.

Per l’appassionato lettore queste pagine pregiate rappresentano davvero quel “dono” oltre la sezione con il quale si apre l’elegante volume, quasi a spalancare le porte per un accesso all’opera e all’operato di Sciascia. Un costante e garantito piacere di una nuova scoperta, di nuovi giacimenti che consentono di conoscere ulteriori aspetti da custodire o da testimoniare.

In un continuo esercizio di ammirazione si percepisce la presenza sciasciana in ogni “contesto”; i contributi, sempre di altissimo livello, affermano l’enorme spessore delle tracce lasciate dall’universale scrittore di Racalmuto. Basta una frase, una riflessione per avviare un dibattito e questo numero della Rivista giunta all’Anno X anticipa anche l’undicesima edizione del Colloquium che dà il via in anteprima alle celebrazioni del centenario della nascita di Leonardo Sciascia.

L’evento è promosso dalla Presidenza del Comitato Nazionale del Centenario Sciasciano e dagli Amici di Leonardo Sciascia.

Sciascia, primo, ultimo e postumo è il titolo di questa edizione che si svolgerà necessariamente online il 19 e 20 novembre 2020 e che per la prima volta esplorerà zone poco note della produzione. Dagli anni giovanili degli esordi – che risalgono anche alla preistoria sciasciana – a quelli del bilancio esistenziale, poetico e intellettuale del grande scrittore.

Primo, ultimo e postumo è davvero una efficace intuizione per raccontare il continuo fluire sciasciano con una serie di rivelazioni, capaci di generare entusiasmo e rafforzare la curiosità, intorno alle inesauribili invenzioni celate o manifeste che riescono sempre a sorprendere l’ammirato lettore.

Salvatore Silvano Nigro che apre, con il suo “Dono”, questo mirabile numero di Todomodo sottolinea che il suo primo romanzo Il Giorno della Civetta, oltre ad avere una struttura ingegnosa, “è ‘girato’ come fosse un cine-documentario. ‘Girare un libro’ è invenzione linguistica dello stesso Sciascia. Quando Italo Calvino lesse il dattiloscritto, nel 1960, scrisse all’autore: “Sai fare qualcosa che nessuno sa fare in Italia: il racconto documentario, su di un problema, dando una compiuta informazione su questo problema, con vivezza visiva, finezza letteraria, scrittura sorvegliatissima”.

“Vivezza visiva, finezza letteraria, scrittura sorvegliatissima” basterebbero solo queste tre macro definizioni per racchiudere tutti gli infiniti concetti capaci di spiccare il volo come lettere che si librano dalle pagine e si trasformano in una voce forte e chiara. La voce inconfondibile del Maestro: libera, saggia e decisa.

Quando si prova a sintetizzare un volume collettivo il rischio è sempre quello di dimenticare qualcuno e allora nelle poche righe a disposizione occorre ricercare le “misteriose rispondenze” e i “sottili collegamenti” che danno immediatamente il senso di tutto l’insieme.

Filippo La Porta in un significativo tratto della sua incisiva disamina denominato “La luce intermittente della verità” afferma che: “ Alla menzogna e ipocrisia del potere Sciascia contrappone la verità della letteratura, la quale è accostata al sistema solare, e definita «sistema di “oggetti eterni” […] che variamente, alternativamente, imprevedibilmente splendono, si eclissano, tornano a splendere ed a eclissarsi – a e così via – alla luce della verità». E dove quindi la verità è inafferrabile – nessuno può possederla –, consiste solo in una luce intermittente che illumina – sempre imprevedibilmente – alcuni oggetti; mentre la letteratura è l’intero sistema solare, popolato di pianeti, satelliti e asteroidi.

Nell’universo delle coincidenze, dei richiami e dei rimandi tutto sembra assomigliarsi, avvicinarsi. La letteratura come un mare con il colore del vino o con un colore divino. E’ nei dettagli terminologici che spesso si cela un particolare intrigo dal sapore enigmistico. E allora possiamo concludere con uno stralcio della riflessione di Giuseppe A. Samonà: “Ora Sciascia, in tutta la sua produzione, che sia o meno direttamente giallistica, è ossessionato dal problema di come individuare, concretamente, la verità – una verità che ovviamente va ben al di là delle questioni poliziesco-giuridiche – e spessissimo constata, per dirlo con alcune parole tratte dal Consiglio d’Egitto, che tante volte la verità appare confusa e la menzogna assume le apparenze della verità. Bene, il compito della letteratura è appunto di dissipare questa confusione, creando connessioni imprevedibili, e illuminanti”.