Carcere. Per 16 anni e 9 mesi. È la pena inflitta dal tribunale di Lecce nei confronti dell’ex gip Michele Nardi, ritenuto uno degli esponenti di spicco del “sistema Trani”, il gruppo di magistrati e avvocati portato alla sbarra dalla procura leccese con l’accusa di aver manipolato procedimenti giudiziari che coinvolgevano imprenditori amici ottenendo in cambio di denaro, regali e favori. Per Nardi la procura di Lecce aveva chiesto la condanna a 19 anni e 10 mesi, ma il tribunale ha emesso un verdetto leggermente meno pesante assolvendo l’ex collega dal reato di millantato credito.
I giudici leccesi ha inoltre condannato l’ispettore di Polizia Vincenzo Di Chiaro a 9 anni e 7 mesi, l’avvocatessa barese Simona Cuomo a 6 anni e 4 mesi, Gianluigi Patruno a 5 anni e 6 mesi e infine Savino Zagaria a 4 anni e 3 mesi. Queste le condanne comminate dopo la camera di Consiglio dai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce chiamati ad esprimersi sull’ex gip di Trani e su altri quattro imputati nel troncone del processo sulla Giustizia svenduta al Tribunale di Trani che si celebra con rito ordinario. Per Nardi e l’ispettore DI Chiaro, il collegio di giudici ha inoltre disposto l’estinzione del rapporto di lavoro con lo Stato e la confisca di beni in solido con altri imputati per un valore complessivo di 2 milioni e 200mila euro.
La condanna di Nardi e gli altri imputati si aggiunge a quelle già inflitte agli altri coimputati che avevano scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Il 9 luglio scorso infatti il giudice Cinzia Vergine aveva inflitto 10 anni di carcere all’ex pubblico ministero Antonio Savasta, considerato l’organizzatore dell’associazione a delinquere: tra gli episodi raccolti dai pm salentini Roberta Licci e Giovanni Gallone nei confronti di Savasta, anche l’incontro a Palazzo Chigi con Luca Lotti. Fu Tiziano Renzi, padre dell’ex premier e leader di Italia Viva, secondo quanto dichiarato dall’imprenditore Luigi Dagostino, ex socio di Renzi senior e condannato a 4 anni di reclusione, a fare da tramite per organizzare quell’incontro. E proprio grazie alla mediazione del babbo di Renzi il pm Savasta ottenne quell’incontro con Lotti. E poi altri 4 anni di carcere per l’altro magistrato Luigi Scimè che ha dovuto anche abbandonare la magistratura: nei suoi confronti, infatti, il giudice Vergine aveva disposto anche l’estinzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione. Condanna a 4 anni e 4 mesi di carcere, infine, per Ruggiero Sfrecola e 2 anni e 8 mesi per Giacomo Ragno, i due avvocati che avrebbe in alcuni episodi fornito un importante contributo al sistema.
Nel corso del processo di primo grado, giunto ora alla sua conclusione, Michele Nardi si è difeso con tutte le sue forze negando ogni accusa e muovendo a sua volta pesanti invettive nei confronti della procura leccese, degli investigatori che hanno condotto le indagini e persino scaricando la responsabilità sui suoi ex colleghi. I magistrati leccesi lo hanno accusato di aver costruito un sistema nel quale l’ex gip offriva inizialmente la sua esperienza e la sua competenza a imprenditori in difficoltà per poi millantare la possibilità di avvicinare colleghi per sistemare la questione. In cambio? Regali, favori e denaro. L’imprenditore Flavio D’Introno, il grande accusatore di Nardi, gli avrebbe donato un Rolex Daytona per ottenere un suo intervento che tuttavia non ci sarebbe mai stato. A raccontarlo, durante le indagini, è stata una donna che poi al processo ha però cambiato versione sostenendo che quell’orologio da oltre 25mila euro era in realtà destinato proprio a lei. Per l’accusa, inoltre, l’ex magistrato avrebbe ottenuto anche i lavori di ristrutturazione della villa a Trani e di una casa a Roma. D’Introno, però, non è stato l’unico a puntare il dito con il sistema Trani. Anche altri grandi imprenditori pugliesi hanno ammesso in aula di aver versato fiumi di denaro per uscire dal carcere o sfuggire a indagini della procura di Trani.
Il “sistema Trani”, però, avrebbe avuto anche altre articolazioni. Altri legami tra magistrati e avvocati che non sarebbero confluiti in questo processo. Stando a quanto ricostruito finora nel corso delle indagini della procura di Potenza, infatti, gli inquirenti ipotizzano che sia esistito un sospetto legame anche tra l’avvocato Giacomo Ragno e l’ex procuratore di Trani Carlo Maria Capristo, quest’ultimo arrestato quando è divenuto capo della procura di Taranto per le pressioni su una giovane pm all’epoca in servizio a Trani affinché velocizzasse un’indagine con esito favorevole a imprenditori ritenuti dall’accusa a lui vicini. Capristo è nel mirino della procura lucana per aver tentato di riprodurre a Taranto, e in particolare nell’affare Ilva, quel sistema. Dopo il suo arrivo, come raccontato dal Fatto, nel processo Ambiente svenduto avrebbe fatto la sua comparsa anche l’avvocato Ragno. Il procuratore di Potenza, Francesco Curcio, ha depositato le dichiarazioni rese da un altro magistrato, in passato in servizio a Trani, che raccontano non solo il rapporto tra Ragno e Capristo, ma anche i tentativi di quest’ultimi di intervenire sui colleghi a favore dell’avvocato.
A raccontarlo ai magistrati di Potenza è stato il giudice Roberto Oliveri Del Castillo, autore del romanzo “Frammenti di storie semplici”, in cui si racconta la malagiustizia di un piccolo ufficio giudiziario della provincia pugliese che per molti è sembrato essere proprio quello di Trani. Il giudice è stato ascoltato dalla procura lucana come persona informata dei fatti e ha raccontato “di essere stato invitato dal Procuratore ad accogliere ‘velocemente la richiesta di archiviazione perché l’accusa era a suo dire infondata e l’avv. Ragno era un galantuomo vittima di calunnia”. Non solo. Del Castillo, allora gip di Trani, si ritrovò un fascicolo nel quale l’avvocato Ragno, difensore di un indagato, gli aveva spiegato di un “atteggiamento accusatorio ‘benevolo’ del Capristo” che gli aveva fatto intendere “che il procedimento poteva concludersi in fretta con esito positivo per l’assistito”. La condanna di Nardi, insomma, aggiunge un nuovo tassello alla malagiustizia a Trani. Uno nuovo, ma certamente non l’ultimo.
Giustizia & Impunità
L’ex giudice Michele Nardi condannato: 16 anni e 9 mesi per il ‘Sistema Trani’ e le accuse di aver manipolato indagini e processi
Il tribunale di Lecce ha stabilito per l'ex gip della procura pugliese anche la confisca di 2,2 milioni di euro e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Altre quattro condanne con pene tra i 4 e i 9 anni per un avvocato, il cognato dell'ex pm Savasta e un poliziotto
Carcere. Per 16 anni e 9 mesi. È la pena inflitta dal tribunale di Lecce nei confronti dell’ex gip Michele Nardi, ritenuto uno degli esponenti di spicco del “sistema Trani”, il gruppo di magistrati e avvocati portato alla sbarra dalla procura leccese con l’accusa di aver manipolato procedimenti giudiziari che coinvolgevano imprenditori amici ottenendo in cambio di denaro, regali e favori. Per Nardi la procura di Lecce aveva chiesto la condanna a 19 anni e 10 mesi, ma il tribunale ha emesso un verdetto leggermente meno pesante assolvendo l’ex collega dal reato di millantato credito.
I giudici leccesi ha inoltre condannato l’ispettore di Polizia Vincenzo Di Chiaro a 9 anni e 7 mesi, l’avvocatessa barese Simona Cuomo a 6 anni e 4 mesi, Gianluigi Patruno a 5 anni e 6 mesi e infine Savino Zagaria a 4 anni e 3 mesi. Queste le condanne comminate dopo la camera di Consiglio dai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce chiamati ad esprimersi sull’ex gip di Trani e su altri quattro imputati nel troncone del processo sulla Giustizia svenduta al Tribunale di Trani che si celebra con rito ordinario. Per Nardi e l’ispettore DI Chiaro, il collegio di giudici ha inoltre disposto l’estinzione del rapporto di lavoro con lo Stato e la confisca di beni in solido con altri imputati per un valore complessivo di 2 milioni e 200mila euro.
La condanna di Nardi e gli altri imputati si aggiunge a quelle già inflitte agli altri coimputati che avevano scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Il 9 luglio scorso infatti il giudice Cinzia Vergine aveva inflitto 10 anni di carcere all’ex pubblico ministero Antonio Savasta, considerato l’organizzatore dell’associazione a delinquere: tra gli episodi raccolti dai pm salentini Roberta Licci e Giovanni Gallone nei confronti di Savasta, anche l’incontro a Palazzo Chigi con Luca Lotti. Fu Tiziano Renzi, padre dell’ex premier e leader di Italia Viva, secondo quanto dichiarato dall’imprenditore Luigi Dagostino, ex socio di Renzi senior e condannato a 4 anni di reclusione, a fare da tramite per organizzare quell’incontro. E proprio grazie alla mediazione del babbo di Renzi il pm Savasta ottenne quell’incontro con Lotti. E poi altri 4 anni di carcere per l’altro magistrato Luigi Scimè che ha dovuto anche abbandonare la magistratura: nei suoi confronti, infatti, il giudice Vergine aveva disposto anche l’estinzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione. Condanna a 4 anni e 4 mesi di carcere, infine, per Ruggiero Sfrecola e 2 anni e 8 mesi per Giacomo Ragno, i due avvocati che avrebbe in alcuni episodi fornito un importante contributo al sistema.
Nel corso del processo di primo grado, giunto ora alla sua conclusione, Michele Nardi si è difeso con tutte le sue forze negando ogni accusa e muovendo a sua volta pesanti invettive nei confronti della procura leccese, degli investigatori che hanno condotto le indagini e persino scaricando la responsabilità sui suoi ex colleghi. I magistrati leccesi lo hanno accusato di aver costruito un sistema nel quale l’ex gip offriva inizialmente la sua esperienza e la sua competenza a imprenditori in difficoltà per poi millantare la possibilità di avvicinare colleghi per sistemare la questione. In cambio? Regali, favori e denaro. L’imprenditore Flavio D’Introno, il grande accusatore di Nardi, gli avrebbe donato un Rolex Daytona per ottenere un suo intervento che tuttavia non ci sarebbe mai stato. A raccontarlo, durante le indagini, è stata una donna che poi al processo ha però cambiato versione sostenendo che quell’orologio da oltre 25mila euro era in realtà destinato proprio a lei. Per l’accusa, inoltre, l’ex magistrato avrebbe ottenuto anche i lavori di ristrutturazione della villa a Trani e di una casa a Roma. D’Introno, però, non è stato l’unico a puntare il dito con il sistema Trani. Anche altri grandi imprenditori pugliesi hanno ammesso in aula di aver versato fiumi di denaro per uscire dal carcere o sfuggire a indagini della procura di Trani.
Il “sistema Trani”, però, avrebbe avuto anche altre articolazioni. Altri legami tra magistrati e avvocati che non sarebbero confluiti in questo processo. Stando a quanto ricostruito finora nel corso delle indagini della procura di Potenza, infatti, gli inquirenti ipotizzano che sia esistito un sospetto legame anche tra l’avvocato Giacomo Ragno e l’ex procuratore di Trani Carlo Maria Capristo, quest’ultimo arrestato quando è divenuto capo della procura di Taranto per le pressioni su una giovane pm all’epoca in servizio a Trani affinché velocizzasse un’indagine con esito favorevole a imprenditori ritenuti dall’accusa a lui vicini. Capristo è nel mirino della procura lucana per aver tentato di riprodurre a Taranto, e in particolare nell’affare Ilva, quel sistema. Dopo il suo arrivo, come raccontato dal Fatto, nel processo Ambiente svenduto avrebbe fatto la sua comparsa anche l’avvocato Ragno. Il procuratore di Potenza, Francesco Curcio, ha depositato le dichiarazioni rese da un altro magistrato, in passato in servizio a Trani, che raccontano non solo il rapporto tra Ragno e Capristo, ma anche i tentativi di quest’ultimi di intervenire sui colleghi a favore dell’avvocato.
A raccontarlo ai magistrati di Potenza è stato il giudice Roberto Oliveri Del Castillo, autore del romanzo “Frammenti di storie semplici”, in cui si racconta la malagiustizia di un piccolo ufficio giudiziario della provincia pugliese che per molti è sembrato essere proprio quello di Trani. Il giudice è stato ascoltato dalla procura lucana come persona informata dei fatti e ha raccontato “di essere stato invitato dal Procuratore ad accogliere ‘velocemente la richiesta di archiviazione perché l’accusa era a suo dire infondata e l’avv. Ragno era un galantuomo vittima di calunnia”. Non solo. Del Castillo, allora gip di Trani, si ritrovò un fascicolo nel quale l’avvocato Ragno, difensore di un indagato, gli aveva spiegato di un “atteggiamento accusatorio ‘benevolo’ del Capristo” che gli aveva fatto intendere “che il procedimento poteva concludersi in fretta con esito positivo per l’assistito”. La condanna di Nardi, insomma, aggiunge un nuovo tassello alla malagiustizia a Trani. Uno nuovo, ma certamente non l’ultimo.
GIUSTIZIALISTI
di Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita 12€ AcquistaArticolo Successivo
Renzi querela Davigo per una frase in tv sul maxi-prestito dell’amico imprenditore per comprare la villa da oltre un milione di euro
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
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Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.