Nessuno spazio di manovra per una rinegoziazione dell’accordo sul bilancio europeo 2021-2027 e sullo Stato di diritto. Il Parlamento europeo non cede ai ricatti di Ungheria e Polonia che hanno deciso di mettere il veto sul bilancio settennale, al quale sono collegati anche i fondi del Next generation Eu (o Recovery Fund) per il contrasto alla pandemia di Covid-19. Il messaggio è contenuto in una nota diffusa al termine della conferenza dei presidenti nella quale si specifica che “gli accordi raggiunti (sia sul quadro finanziario pluriennale Ue che sullo stato di diritto) sono chiusi e non possono in alcun modo essere riaperti. Nessuna ulteriore concessione sarà fatta da parte nostra. Chiediamo al Consiglio di adottare il pacchetto e avviare il processo di ratifica il prima possibile”.
In giornata, però, anche il primo ministro sloveno ha annunciato il suo sostegno al veto di Budapest e Varsavia sul piano europeo da 750 miliardi di euro tra prestiti e sovvenzioni messo a punto per contrastare le ricadute economiche della pandemia. “Solo un organo giudiziario indipendente può dire cos’è lo Stato di diritto, non una maggioranza politica”, ha scritto Janez Jansa in una lettera inviata il 17 novembre al presidente del Consiglio europeo Charles Michel. “La situazione è seria, servirà del tempo, perciò è altamente improbabile che la soluzione possa essere trovata già domani alla videoconferenza dei leader”, spiegano fonti diplomatiche europee.
Il nodo è quello del rispetto dei principi democratici come condizione per accedere ai fondi. Nei confronti di Polonia ed Ungheria erano già stati avviati procedimenti per alcune infrazioni a questi standard fissati dalla Ue. In mattinata il premier ungherese Viktor Orban ha scritto su twitter che l’Ue vuole usare il Recovery Plan per “ricattare chi si oppone all’immigrazione”, ribadendo che non ci sarà “accordo senza criteri oggettivi e la possibilità di fare ricorso”.
“L’accordo è stato ostacolato questa settimana, ma un’entrata in vigore del Next Generation è cruciale per mettere le nostre economie su un sentiero di ripresa”, ha detto commissario all’economia, Paolo Gentiloni, chiedendo ai leader di mostrare “un forte senso di responsabilità verso i loro cittadini e verso tutti gli europei”.
Ieri il commissario Ue al Bilancio, Johannes Hahn, aveva affermato “Ci sono immense aspettative” sul pacchetto economico del Bilancio Ue e del Recovery Fund, se fallissimo nell’attuarlo “ci sarebbe un impatto devastante sui nostri cittadini, le nostre economie e anche i nostri mercati“. Così che ha evidenziato: “avrebbe conseguenze politiche enormi per la nostra Unione e per ogni Stato membro. Incoraggio perciò chi ancora nutre riserve a ripensarci perché si tratta del futuro di tutti”.
In effetti l’intesa sul Recovery fund delineatasi tra maggio e giugno scorsi ha determinato una progressiva caduta dei differenziali di rendimento tra i titoli di Stato dei paesi europei. Segnale che il varo di un primo strumento di condivisione dei rischi tra i paesi Ue è stato ben accolto dei mercati. Se l’iter dovesse impantanarsi è verosimile attendersi maggiori tensioni sui mercato, aumentando le pressioni sulla Banca centrale europea che sta acquistando già oggi ingenti quantità di titoli con l’effetto di abbassare i rendimenti. I problemi riguarderebbero anche leggi di bilancio di diversi paesi, tra cui l’Italia, impostate tenendo condo anche dei soldi che potrebbero arrivare già nel 2021. Per Roma circa 8 miliardi di euro a fondo perduto.
In realtà Ungheria e Polonia sono tra i paesi che più avrebbero da beneficiare dal via libera al budget europeo, avendo a loro volta importanti necessità di finanziamento. Le carte in mano ai paesi recalcitranti non sono certo quelle di un poker d’assi, possono certo provare ad alzare la posta ma non possono permettersi di far saltare il banco. Margini di mediazione esistono e Berlino è al lavoro per ricucire lo strappo, probabilmente con qualche concessione sul tema dei principi di diritto e con lo stop ai procedimenti già avviati contro Polonia ed Ungheria.
“La Commissione Ue sta lavorando con la presidenza di turno” tedesca, “che ha la guida, e col presidente del Consiglio europeo”, Charles Michel “per trovare soluzioni possibili” dopo il veto di Polonia e Ungheria. “La Commissione continua a considerare che entrambe le questioni siano importanti, sia l’attuazione di Bilancio e Recovery, che il rispetto per lo stato di diritto”. Così, poco fa, il vicepresidente dell’Esecutivo comunitario, Valdis Dombrovskis.