La giovane, che ha denunciato l'imprenditore, ha confidato al suo legale di "stare malissimo" e di aver intrapreso un "percorso di cure psicologiche". Dopo l'interrogatorio del 18 novembre, il difensore di Genovese ha dichiarato che il quadro che emerge dagli atti è diverso da quello tracciato dai pm: "Ci sono sfumature da arricchire e approfondire"
“Non avrei mai pensato di andare a una festa e di vivere un incubo”. A parlare è la ragazza di 18 anni che ha denunciato Alberto Genovese per averla violentata e segregata per ore, dopo averla resa incosciente con un mix di droghe. “Sono distrutta, confusa e sotto choc“, dice la giovane attraverso il suo legale “Sta pian piano prendendo coscienza di quel che le è capitato – racconta l’avvocato Luca Procaccini – ma sta malissimo e ha iniziato un percorso di cure con psicologi“, ha spiegato l’avvocato Luca Procaccini. La 18enne la sera del 10 ottobre era andata al party nell’attico con vista Duomo, rinominato “Terrazza Sentimento”, insieme ad alcune amiche. Ma da quell’appartamento – come ha denunciato – è riemersa soltanto la sera dopo, quando, dopo essersi ripresa, riesce a scappare in strada, visibilmente sconvolta e senza una scarpa. Lì ferma una volante e viene ricoverata in ospedale per le gravi lesioni che ha sul corpo. I medici le hanno dato 25 giorni di prognosi.
Genovese è stato fermato nella notte del 6 novembre e da allora si trova in carcere a San Vittore. È stato accusato di violenza sessuale, lesioni gravissime e sequestro di persona. L’imprenditore è stato interrogato per la prima volta il 18 novembre al Palazzo di Giustizia di Milano, davanti al procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella, dal pm Rosa Stagnaro e dal capo della Squadra Mobile Marco Calì.
“Ci sono sfumature da arricchire e approfondire e cercheremo, nei limiti del possibile, di farlo con i magistrati”, spiega l’avvocato Davide Ferrari, uno dei difensori di Genovese. Per il legale, che oggi ha incontrato in carcere il suo assistito, dagli atti finora consultati “emerge un quadro un po’ diverso da quello tracciato dalla Procura e non così definito come finora ricostruito”.
A quanto è stato riferito, durante l’interrogatorio Genovese ha parlato ai magistrati dei suoi condizione di dipendenza dalla cocaina che, secondo la sua difesa, lo ha portato a “perdere il controllo” la notte del 10 ottobre. Ha risposto anche a tutte le domande che gli sono state poste. “Non voglio entrare ora nel merito delle questioni – si limita ad aggiungere l’avvocato – Istanze? Non è il momento di parlarne”.