di Enrico
Per quanto faccia ricorso al barlume di ottimismo concesso da un periodo decisamente tragico, mi ritengo molto dubbioso. Non riesco a pensare come la paura, la sofferenza, il dolore, l’incertezza del futuro possano renderci migliori.
Certo, forse qualcuno avrà avuto il tempo e il modo di riflettere sull’ importanza della propria libertà che aveva data per scontata, altri avranno riconsiderato la propria scala di valori rendendosi conto di quanta parte della loro giornata era dedicata ad ideali futili. Altri ancora avranno riflettuto sull’ importanza dell’arte e infine qualcuno avrà scoperto il significato dell’empatia cercando di mettere le proprie risorse a disposizione di chi aveva bisogno.
Quanti hanno avuto la capacità e la forza di trasformare un evento catastrofico in un momento di crescita?
La riflessione che più mi tormenta è che tali risvolti, individuali o collettivi, apparivano evidenti nei primi mesi della pandemia, quando lo slogan che cito appariva come un grido di speranza diffuso trasversalmente, senza distinzioni di ceto o geografiche, rinvigorito dalla musica che sgorgava dalle finestre aperte. In poche parole, durante la prima ondata, ci potevamo considerare un’unica comunità contro il nemico collettivo, quel virus che improvvisamente ci inghiottiva in una palude nebbiosa, mettendo in crisi i nostri punti di riferimento.
Ne usciremo migliori? Continuo ad avere dubbi. Sono trascorsi pochi mesi e non vedo più nemmeno una labile traccia dello spirito che ha fatto sentire gli italiani un popolo unito. Dapprima negazionisti contro virologi, quindi lavoratori autonomi contro i dipendenti, tutti contro il Governo e infine tutti contro tutti. Non si respira più il minimo soffio di condivisione e di una collaborazione alla ricerca di una comune via da percorrere. Rimangono quasi soltanto una rabbia e un odio ciechi, spesso alimentati da demagoghi in perenne campagna elettorale o consolidamento della propria poltrona e da qualche cosiddetto scienziato malato di protagonismo e ignaro del biblico proverbio “Medice cura te ipsum“.
L’esasperazione è comprensibile se si considerano le promesse non mantenute, la burocrazia che continua ad imprigionare tutto e tutti nella solita ragnatela, la disperazione di vedere la propria vita distrutta affettivamente ed economicamente, ma non giustificabile se si sono perse le coordinate del nemico e si spara a raffica, bendati, ad altezza d’ uomo. Sono premesse che considero pericolose quelle che mi vengono in mente, che potrebbero lasciare spazio a scenari futuri foschi e mi spiego con maggiore chiarezza i ripetuti inviti del presidente Sergio Mattarella alla unità.
Si uscirà da questo incubo, non so dire se migliori, se ognuno farà la sua parte nel rispetto degli altri.
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Società - 19 Novembre 2020
Coronavirus, dopo mesi non c’è più spirito di unità: dubito ne usciremo migliori
di Enrico
Per quanto faccia ricorso al barlume di ottimismo concesso da un periodo decisamente tragico, mi ritengo molto dubbioso. Non riesco a pensare come la paura, la sofferenza, il dolore, l’incertezza del futuro possano renderci migliori.
Certo, forse qualcuno avrà avuto il tempo e il modo di riflettere sull’ importanza della propria libertà che aveva data per scontata, altri avranno riconsiderato la propria scala di valori rendendosi conto di quanta parte della loro giornata era dedicata ad ideali futili. Altri ancora avranno riflettuto sull’ importanza dell’arte e infine qualcuno avrà scoperto il significato dell’empatia cercando di mettere le proprie risorse a disposizione di chi aveva bisogno.
Quanti hanno avuto la capacità e la forza di trasformare un evento catastrofico in un momento di crescita?
La riflessione che più mi tormenta è che tali risvolti, individuali o collettivi, apparivano evidenti nei primi mesi della pandemia, quando lo slogan che cito appariva come un grido di speranza diffuso trasversalmente, senza distinzioni di ceto o geografiche, rinvigorito dalla musica che sgorgava dalle finestre aperte. In poche parole, durante la prima ondata, ci potevamo considerare un’unica comunità contro il nemico collettivo, quel virus che improvvisamente ci inghiottiva in una palude nebbiosa, mettendo in crisi i nostri punti di riferimento.
Ne usciremo migliori? Continuo ad avere dubbi. Sono trascorsi pochi mesi e non vedo più nemmeno una labile traccia dello spirito che ha fatto sentire gli italiani un popolo unito. Dapprima negazionisti contro virologi, quindi lavoratori autonomi contro i dipendenti, tutti contro il Governo e infine tutti contro tutti. Non si respira più il minimo soffio di condivisione e di una collaborazione alla ricerca di una comune via da percorrere. Rimangono quasi soltanto una rabbia e un odio ciechi, spesso alimentati da demagoghi in perenne campagna elettorale o consolidamento della propria poltrona e da qualche cosiddetto scienziato malato di protagonismo e ignaro del biblico proverbio “Medice cura te ipsum“.
L’esasperazione è comprensibile se si considerano le promesse non mantenute, la burocrazia che continua ad imprigionare tutto e tutti nella solita ragnatela, la disperazione di vedere la propria vita distrutta affettivamente ed economicamente, ma non giustificabile se si sono perse le coordinate del nemico e si spara a raffica, bendati, ad altezza d’ uomo. Sono premesse che considero pericolose quelle che mi vengono in mente, che potrebbero lasciare spazio a scenari futuri foschi e mi spiego con maggiore chiarezza i ripetuti inviti del presidente Sergio Mattarella alla unità.
Si uscirà da questo incubo, non so dire se migliori, se ognuno farà la sua parte nel rispetto degli altri.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - Standing ovation dalla platea della convention Cpac a Washington al termine dell'intervento video della premier Giorgia Meloni. Un intervento nel quale la presidente del Consiglio ha richiamato valori e temi che uniscono conservatori europei e americani, a partire dalla difesa dei confini, ribadendo la solidità del legame tra Usa e Ue. "I nostri avversari - ha detto Meloni- sperano che il presidente Trump si allontani da noi. Ma conoscendolo come un leader forte ed efficace, scommetto che coloro che sperano nelle divisioni si smentiranno".
"So che alcuni di voi potrebbero vedere l'Europa come lontana o addirittura lontana o addirittura perduta. Vi dico che non lo è. Sì, sono stati commessi degli errori. Le priorità sono state mal riposte, soprattutto a causa delle classi dominanti e dei media mainstream che hanno importato e replicato nel Vecchio Continente", ha affermato la premier.
La presidente Meloni ha fatto un passaggio sull'Ucraina ribadendo "la brutale aggressione" subito dal popolo ucraino e confidando nella collaborazione con gli Usa per raggiungere una "pace giusta e duratura" che, ha sottolineato, "può essere costruita solo con il contributo di tutti, ma soprattutto con forti leadership".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - Le "elite di sinistra" si sono "recentemente indignate per il discorso di JD Vance a Monaco in cui il vicepresidente ha giustamente affermato che prima di discutere di sicurezza, dobbiamo sapere cosa stiamo difendendo. Non stava parlando di tariffe o bilance commerciali su cui ognuno difenderà i propri interessi preservando la nostra amicizia". Mo ha sottolineato la premier Giorgia Meloni nel suo intervento al Cpac.
"Il vicepresidente Vance stava discutendo di identità, democrazia, libertà di parola. In breve, il ruolo storico e la missione dell'Europa. Molti hanno finto di essere indignati, invocando l'orgoglio europeo contro un americano che osa farci la predica. Ma lasciate che ve lo dica io, da persona orgogliosa di essere europea - ha detto ancora - Innanzitutto, se coloro che si sono indignati avessero mostrato lo stesso orgoglio quando l'Europa ha perso la sua autonomia strategica, legando la sua economia a regimi autocratici, o quando i confini europei e il nostro stile di vita sono stati minacciati dall'immigrazione illegale di massa, ora vivremmo in un'Europa più forte".
(Adnkronos) - "I nostri avversari - ha detto Meloni- sperano che il presidente Trump si allontani da noi. Ma conoscendolo come un leader forte ed efficace, scommetto che coloro che sperano nelle divisioni si smentiranno. So che alcuni di voi potrebbero vedere l'Europa come lontana o addirittura lontana o addirittura perduta".
"Vi dico che non lo è. Sì, sono stati commessi degli errori. Le priorità sono state mal riposte, soprattutto a causa delle classi dominanti e dei media mainstream che hanno importato e replicato nel Vecchio Continente".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "So che con Donald Trump alla guida degli Stati Uniti, non vedremo mai più il disastro che abbiamo visto in Afghanistan quattro anni fa. Quindi sicurezza delle frontiere, sicurezza delle frontiere, sicurezza energetica, sicurezza economica, sicurezza alimentare, difesa e sicurezza nazionale per una semplice ragione. Se non sei sicuro, non sei libero". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "C'è una crescente consapevolezza. C'è una crescente consapevolezza in Europa che la sicurezza è ora la massima priorità. Non puoi difendere la tua libertà se non hai i mezzi o il coraggio per farlo. La felicità dipende dalla libertà e la libertà dipende dal coraggio. Lo abbiamo dimostrato quando abbiamo fermato le invasioni, conquistato le nostre indipendenze e rovesciato i dittatori". Così la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
"E lo abbiamo fatto insieme negli ultimi tre anni in Ucraina, dove un popolo orgoglioso combatte per la propria libertà contro un'aggressione brutale. E dobbiamo continuare oggi a lavorare insieme per una pace giusta e duratura. Una pace che può essere costruita solo con il contributo di tutti, ma soprattutto con forti leadership".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - In Ucraina "un popolo coraggioso combatte contro una brutale aggressione". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "I nostri avversari sperano che Trump si allontani da noi. Io lo conosco, e scommetto che dimostreremo che si sbagliano. Qualcuno può vedere l'Europa come distante, lontana. Io vi dico: non è così". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio alla convention Cpac a Washington.