Il ministro dello Sviluppo economico, ospite a Sky TG24, è intervenuto di nuovo per chiarire le motivazioni che ci sono dietro il provvedimento: "E' la presa d’atto di una sentenza Ue che porta ad avere un vuoto normativo da colmare". A spingere per il chiarimento è stato il Pd che non vuole la paternità dell'intervento. Tensione anche tra i 5 stelle che temono proteste in Aula alla Camera
L’emendamento salva Mediaset “è una norma che ha origine governativa, lavorata dal ministero dello Sviluppo economico, da me personalmente, in collaborazione con il ministero dell’Economia e delle finanze”. Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, ospite a Sky TG24, è intervenuto di nuovo sull’emendamento “anti-scalata” Mediaset per chiarire origine e motivazioni che ci sono dietro il provvedimento: “Non è una norma ad aziendam“, ha detto, “ma la presa d’atto di una sentenza Ue che porta ad avere un vuoto normativo da colmare”.
Una dichiarazione che, stando alle ricostruzioni, sarebbe nata da una “esplicita richiesta di chiarimento” delle forze di maggioranza. In particolare, dal fronte Pd avrebbero fatto pressioni sui 5 stelle per chiarire che la ‘paternità’ dell’emendamento al dl Covid sulle telecomunicazioni che interessa anche Mediaset non era dei democratici. “Non ci stiamo a passare per quelli che fanno inciuci”, ha detto una fonte interna Pd all’agenzia Adnkronos. Dalla maggioranza hanno poi spiegato che, proprio l’intervento di Patuanelli è stato fatto per placare l’irritazione emersa tra le fila del Pd, per essersi visti addossare dagli alleati la norma (firmata al Senato dalla relatrice Dem) come frutto di un “inciucio” con Berlusconi. La norma è stata presentata come emendamento al Senato dalla relatrice di maggioranza ed è ora all’esame della Camera per il via libera definitivo, ma nasce dalla volontà dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Economia.
Patuanelli si sarebbe rivolto anche al M5s, come viene fatto notare dal fronte della maggioranza all’agenzia Ansa. In particolare, il richiamo sarebbe quando ha spiegato che l’intervento non è “ad aziendam” ma serve a “colmare un vuoto normativo”, ovvero nell’attesa di una più complessiva riforma del sistema radiotelevisivo. Tra i 5 stelle c’è chi teme infatti, che la norma diventi un viatico a un patto con il Cavaliere: il canale di dialogo aperto con Fi sulla manovra, nonostante Conte neghi un allargamento della maggioranza, ha creato molti malumori tra i 5 stelle, per i quali il patto con Berlusconi rimane inaccettabile. E non è un caso che proprio oggi siano intervenuti, prima Luigi Di Maio e poi Alfonso Bonafede per ribadire che “Forza Italia nel governo è un’ipotesi che non esiste né oggi né mai”. Nei gruppi al momento, assicurano fonti pentastellate, il dissenso sarebbe ancora latente e perciò non ci sarebbe una particolare preoccupazione. Ma alla Camera il vero timore è che i malumori per ora sotterranei esplodano in Aula la prossima settimana.