Firma storica del Corriere della Sera, ha raccontato per 40 anni il mondo dello sport e della Formula 1. "Il segreto di Nestore era che in ogni sua azione, in ogni suo pezzo, ci metteva il cuore'', ricorda il collega Dallera
Il grande giornalista dei motori, Nestore Morosini, positivo al Covid, è morto all’ospedale Sacco di Milano a 83 anni. Storica firma del Corriere della Sera e acuto osservatore ha raccontato per 40 anni, con competenza, curiosità e “una prosa decisa e gentile”, il mondo del calcio e dello sport, poi quello della Formula 1 e dei motori. Noto per non leggere mai una cartella stampa, a metà degli anni ’90 fu il fondatore di Corriere Motori. “Un talento, nel farsi amici i giocatori. O nello strappare confidenze”, scrive Daniele Dallera, suo collega al Corriere e ora capo dello Sport, ”Il segreto di Nestore era che in ogni sua azione, in ogni suo pezzo, ci metteva il cuore”. Uno dei suoi ultimi pezzi, pubblicato in maggio nel sito Autologia, racconta meglio di ogni altra parola Nestore Morosini. È la cronaca di un suo confronto telefonico con Enzo Ferrari, su Gilles Villeneuve: “7 aprile 1979: Gilles Villeneuve strapazzò tutti in qualifica e conquistò una fenomenale pole position a Long Beach, nel gran premio USA Ovest. Mi misi alla macchina per scrivere sprofondando nella gioia di costruire un’aureola intorno all’aviatore. Gilles di qua, Gilles di là. Avversari strapazzati di qua, avversari strapazzati di là. E via così, per una intera colonna di giornale. Soddisfatto del mio lavoro, andai a cena e poi a dormire, al solito Queen’s Way Hilton. Verso le cinque di mattina il trillo del telefono mi fece sobbalzare nel letto: driiin, driiin, driiin. Alzai la cornetta. ‘Pronto’, dico”. Dall’altra parte c’era Enzo Ferrari, che lo sgridò per non aver mai citato la Ferrari nell’articolo: “Mi spieghi una cosa: Gilles con che cosa ha fatto la pole position, con una bicicletta?”.
“Il calcio gli piaceva, in modo particolare l’Inter. Ma anche qui nulla risparmiava – racconta sempre il collega Dallera – Giancarlo Beltrami, general manager ai tempi dell’Inter di Ivanoe Fraizzoli, raccontava che Morosini sapeva cogliere notizie e storie dai particolari: non gli sfuggiva nulla”. Ma Morosini non è stato un punto di riferimento solo per il giornalismo sportivo: gli fu impedito di entrare in Argentina per dieci anni. Venne messo al bando dal regime da Pinochet, firmò grandi cronache dalle olimpiadi di Monaco del ’72 perché con documenti falsi si era introdotto nel villaggio che ospitava anche gli atleti israeliani, poche ore dopo l’incursione del commando dei terroristi palestinesi. Come riporta Il Resto del Carlino, aveva girato il mondo: conosceva bene Enzo Ferrari e Luca di Montezemolo e tutti i grandi piloti non solo della rossa; era stato grande amico, quando seguiva l’Inter, di Sandro Mazzola.
Un giornalista di mondo, ma con il cuore legato alle sue radici marchigiane: madre pesarese, nipote dell’attore Annibale Ninchi, e storica insegnante di arpa al conservatorio Rossini e padre fanese. Morosini aveva due figlie Francesca e Valeria, una giornalista e l’altra attrice, entrambe avute dalla prima moglie Anna Maria Del Monte. Tutte le estati prendeva casa a Fano, città che aveva lasciato poco più di un mese fa. Ma è stato a Milano, dove era venuto per accompagnare in auto un sacerdote, che Morosini ha contratto il coronavirus. Dopo qualche giorno di febbre alta, è stato ricoverato all’ospedale Sacco. A ucciderlo sono state una serie di complicazioni, tra cui una setticemia. Come riporta sempre Il Resto del Carlino, non è ancora certo se si terranno i funerali. Di questo si sta adesso occupando la moglie Ivana, storica segreteria del Corriere e di Ferruccio De Bortoli, che negli ultimi anni seguiva Nestore come un’ombra. Morosini “non ce l’ha fatta. Ha vinto il maledetto virus. Ma nella vita – scrive il collega Dallera – accompagnata sempre dal sorriso, dalla voglia di stare insieme, di raccontare, di scrivere, di cercare notizie, ha vinto, e alla grande, Nestore Morosini“.
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