Michele Emiliano ha nominato la nuova giunta della Regione Puglia. Il governatore rieletto alle ultime regionali, in attesa della decisione del Movimento 5stelle, che attraverso la piattaforma Rousseau dovrà scegliere se accettare o meno l’offerta di entrare nella squadra di governo, ha chiuso la restante formazione. I nomi sono ormai definiti, ma sulle deleghe sono ancora in corso gli ultimi confronti. “La nuova giunta – ha commentato Emiliano – tiene conto in maniera equilibrata delle varie componenti della maggioranza in Consiglio regionale, puntando a valorizzare competenza ed esperienza in relazione alle deleghe assegnate. La composizione del Consiglio, all’esito dei ricorsi al Tar, oggi è diversa rispetto a quella che avevamo davanti all’indomani delle elezioni, sulla base della quale avevamo fatto determinate previsioni”. La presenza di donne in giunta, aggiunge, “è garantita nella misura di 3 a 7 e siamo impegnati con le forze politiche per far sì che l’Assemblea legislativa sia guidata per la prima volta da una donna”. Sulla porta lasciata aperta al M5s, Emiliano ha confermato che “intendo aspettare l’esito del dibattito interno” per “capire se sarà possibile avviare un percorso comune con questa forza politica a cominciare dal Welfare, che rappresenta un terreno con molte convergenze di programma. In ogni caso, questa delega sarà attribuita a una consigliera regionale”.
Confermato il nome di Massimo Bray, ex ministro della Cultura e direttore dell’Istituto enciclopedia Treccani, che nonostante le voci di un cortese rifiuto diffuso nelle settimane scorse ha accettato la delega alla cultura: un impegno che, fanno sapere fonti regionali, sarà la vera scommessa ai tempi del Covid. Un settore da reinventare attraverso forme nuove nella speranza di un ritorno alla normalità. E proprio il nome di Bray ha un po’ scompaginato la possibilità di equilibrare il numero di donne e uomini. Emiliano, infatti, può nominare come assessori solo due esterni: per queste due ultime posizioni il nome di Bray ha stoppato l’idea iniziale del governatore di individuare due donne. Il secondo nome esterno, comunque, è quello di Anna Grazia Maraschio, vicina all’ex presidente Nichi Vendola a cui sarà affidata la delega all’Ambiente.
Al lavoro da tempo nell’assessorato alla Sanità c’è l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, mentre verso la riconferma alla Formazione e lavoro per il leccese Sebastiano Leo. Per Raffaele Piemontese del Pd delega al Bilancio, Programmazione, e Infrastrutture e vice presidenza, mentre Alessandro Delli Noci sarà allo Sviluppo economico. Al Contenzioso e al Personale, infine, ci sarebbe Gianni Stea. Due sono invece i nomi, entrambi del Partito Democratico, particolarmente discussi: quello di Donato Pentassuglia all’Agricoltura e Anita Maurodinoia ai Trasporti. Il primo è imputato nel processo Ambiente Svenduto contro i vertici dell’ex Ilva di Taranto con l’accusa di favoreggiamento a Girolamo Archinà, ex potentissimo dirigente della fabbrica nella gestione Riva. Su Maurodinoia, ex vicepresidente del Consiglio provinciale di Bari e consigliera regionale rieletta con decine di migliaia di preferenze, pende una richiesta di rinvio a giudizio: la donna, con il marito Alessandro Cataldo e altri imputati, secondo il pm baresi avrebbe intascato mazzette tra il 2006 e il 2014 da alcuni imprenditori. Generi alimentari, lavori di manutenzione a casa e anche denaro per offrire in cambio appalti.
La casella mancante è quella del Welfare a cui potrebbero accedere i grillini pugliesi. Il nome in pole position sembra quello di Rosa Barone, foggiana con una laurea in Farmacia, già presidente della commissione regionale Antimafia e rieletta lo scorso 21 settembre. Barone è una delle voci che spinge all’apertura verso Emiliano contrapposta a quella di Antonella Laricchia, per due volte candidata sconfitta dei pentastellati in Puglia. Nei giorni scorsi, a ilfattoquotidiano.it Barone aveva detto di comprendere la posizione di Laricchia, ma aveva evidenziato che entrare in giunta “potrebbe servire a incidere sulla linea di governo in Regione” e “se dovessimo accorgerci di non avere margini di manovra, potremmo serenamente tornare all’opposizione”. Emiliano, infine, spinge perché il Consiglio regionale elegga come presidente una donna: una casella che, seppure esterna alla giunta, potrebbe in qualche maniera riequilibrare la parità di genere.