Non solo la ridiscussione dei 21 parametri in base ai quali le Regioni sono classificate in zona gialla, arancione o rossa. In vista del 3 dicembre, quando scade il Dpcm firmato da Giuseppe Conte all’inizio di novembre, il governo sta decidendo di quanto allentare le attuali restrizioni anti contagio. Tenendo conto anche delle richieste che arrivano dai settori della ristorazione e del commercio, danneggiati dalle nuove chiusure. E del fatto che dall’1 dicembre parte il “cashback” sugli acquisti con carte e bancomat, ma solo su quelli fatti in presenza: lo shopping online è escluso. Tutto, comunque, dipende dall’evoluzione della curva e dall’andamento dell’indice Rt. Per non parlare del fatto che le terapie intensive sono sempre in grave difficoltà. E c’è il timore che mollare la presa in vista delle festività natalizie significhi ritrovarsi con un picco di contagi e la necessità di un nuovo lockdown a gennaio.
Secondo il Corriere della Sera, tra le ipotesi allo studio ci sono l’apertura dei negozi fino alle 22 (ovviamente sempre con ingressi contingentati) per favorire un naturale scaglionamento degli ingressi, il via libera ai centri commerciali anche nel fine settimana e anche l’ok alle aperture serali dei ristoranti e dei bar e pub, sempre con limiti al numero di commensali e tranne che nelle zone rosse. Da cui nel frattempo – dal 27 novembre – potrebbero uscire Lombardia e Piemonte. In parallelo andrebbe ovviamente spostato in avanti l’orario del coprifuoco, ora alle 22.
Nessun allentamento, secondo il Corriere, è alle viste per entrare e uscire dalle regioni in fascia rossa e arancione, nemmeno durante le festività natalizie. Anche se la discussione è solo agli inizi. Per le feste in casa saranno possibili in questo caso solo raccomandazioni, non veri e propri divieti, sul numero massimo di persone al tavolo (al momento è sei) e sulla necessità di limitare le presenze ai familiari che si frequentano abitualmente. Restano proibiti feste e balli, così come i cenoni in albergo, mentre le piazze saranno chiuse o a numero ristretto, laddove sarà possibile rispettare le distanze. Assai probabile che restino chiuse le palestre e gli impianti sciistici, anche se su questo fronte si registrano pressioni degli amministratori locali per salvare la stagione turistica.