È una scuola monca quella in tempo di Covid. A dirlo è il diciottesimo rapporto sulla sicurezza a scuola presentato stamattina in conferenza online in occasione della Giornata della sicurezza. La fotografia che ne esce è quella di un servizio pubblico dove, per via della pandemia, sono stati ridotto i servizi più importanti per le famiglie: il pre e post scuola, la mensa e il trasporto scolastico. Ma a mancare sono soprattutto i docenti: lo segnala quasi una scuola su due. A presentare i dati, che parlano anche di rischio sismico e scuole nelle aree terremotate, è intervenuta la responsabile istruzione di “Cittadinanzattiva”, Adriana Bizzari alla presenza della vice ministro Anna Ascani, ma anche di Mauro Dolce, direttore generale del dipartimento della protezione civile e di Francesca Pazzaglia, direttore tecnico della struttura ricostruzione sisma 2016.
I dati sulle scuole al tempo dell’emergenza sanitaria fanno riferimento ad un questionario online messo a punto da “Cittadinanzattiva” al quale hanno risposto, fra ottobre e novembre, 327 genitori, docenti, studenti e dirigenti scolastici in riferimento a 233 scuole di 17 regioni diverse. Il primo aspetto che emerge è proprio legato a ciò che rende più difficile la vita delle famiglie: il 26% degli istituti ha ridotto l’orario, il 65% ha sospeso il servizio di pre e post scuola, il 39% ha dovuto “tagliare” il servizio mensa (fra le scuole che prima del covid garantivano tali servizi). A proposito di pasti a scuola, ecco le soluzioni più gettonate: poco meno della metà delle scuole (45%) continua ad utilizzare prevalentemente il refettorio, il 38% ha scelto le aule per far mangiare gli studenti, il 12% ha privilegiato una soluzione mista fra refettorio ed aule. I pasti continuano ad esser serviti prevalentemente con lo scodellamento tradizionale (42%), circa il 28% ha preferito le monoporzioni e il 24% il lunch box. Ma c’è anche ci ha pensato di non utilizzare la mensa scolastica: il 6% delle famiglie ha chiesto di portare il pasto da casa, il 13% ha rinunciato al servizio mensa e il 6% degli utenti ritiene che la tariffa sia leggermente aumentata.
Infine il tema dei trasporti: il 21% non ha più quello scolastico. Riguardo al costo di questo servizio, il 9% ritiene che ci sia stato un aumento, il 66% sostiene che il costo sia rimasto invariato e per il 6% il servizio è gratuito. “Cittadinanzattiva” ha voluto mettere gli occhi anche sulla questione degli spazi: per garantire il distanziamento la gran parte delle scuole ha optato per soluzioni interne, utilizzando, come aule aggiuntive, laboratori (32%), aule dismesse (22%), palestre (12%).
Ma come ogni anno l’attenzione di “Cittadinanzattiva” si è concentrata anche sulla questione sismica: “17.343 scuole (il 43% dei 40.160 istituti scolastici italiani) sono situate in zone a rischio sismico elevato in cui vivono 4 milioni e 300mila bambini e ragazzi. Di queste scuole, 4.176 hanno inoltrato richieste di finanziamento al ministero dell’Istruzione per effettuare le
verifiche di vulnerabilità sismica, ma le indagini finanziate sono 1.564 a fronte di 2.612 non finanziate (oltre il 60%) per mancanza di fondi”, cita il rapporto. Drammatici anche i dati che riguardano la ricostruzione delle scuole nelle quattro regioni del Centro Italia (Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria) colpite dal sisma del 2016: “Dai dati sintetici pubblicati a giugno dall’Ufficio Ricostruzione Sisma, emerge che su 250 scuole oggetto di interventi o di ricostruzione, solo 17 sono stati conclusi”.