Il pubblico ministero Vincenzo Pacileo ha chiesto la condanna della prima cittadina nel processo per i fatti del 3 giugno 2017, quando durante la proiezione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid rimasero ferite 1672 persone e ci furono due vittime
Un anno e otto mesi di carcere: è la condanna chiesta dal pubblico ministero Vincenzo Pacileo per la sindaca di Torino, Chiara Appendino, al processo per i fatti di Piazza San Carlo del 3 giugno 2017, quando durante la proiezione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid rimasero ferite 1672 persone e ci furono due vittime. L’udienza si celebra nell’aula magna del palazzo di giustizia con rito abbreviato: la sindaca e altri 4 imputati – fra cui l’ex questore Angelo Sanna – sono accusati di disastro, lesioni e omicidio colposo. Per quanto accaduto la sera del 3 giugno di tre anni fa sono a processo anche il vice prefetto Roberto Dosio e i dirigenti della questura Michele Mollo e Alberto Bonzano: insieme ad altri 6 indagati hanno scelto il rito tradizionale.
A luglio è stata confermata in appello la condanna per i 4 giovani accusati di aver spruzzato lo spray creando il panico: 10 anni ciascuno per omicidio preterintenzionale. Ma la Procura ha mosso fin da subito accuse anche a chi ha organizzato e gestito la proiezione in piazza San Carlo. Il pm ha chiesto 3 anni e 6 mesi per Enrico Bertoletti, un professionista che si occupo di un progetto per conto degli organizzatori della serata. Chiesti un anno e sette mesi per Maurizio Montagnese, responsabile dell’agenzia turismo Torino, un anno e otto mesi per l’allora questore Angelo Sanna e 2 anni per l’ex capo di gabinetto del comune, Paolo Giordana.
L’evento, secondo le carte dell’inchiesta, fu organizzato troppo in fretta (l’affidamento avvenne il 26 maggio, appena una settimana prima), nonostante in piazza arrivarono circa 40mila persone. Dovevano esserci non più di due persone per metro quadro. Invece ne furono autorizzate quattro. Per gli inquirenti la capienza della piazza fu calcolata in maniera sbagliata, senza tenere conto di una serie di fattori: le transenne, per esempio, non potevano essere rimosse tempestivamente perché, per problemi di budget, gli organizzatori non avevano allestito un servizio steward. Il piano di evacuazione che fu elaborato, sostiene chi indaga, trasformò la piazza in una trappola. Inoltre, non venne emanata nessuna ordinanza per limitare la vendita di alcolici e vietare la presenza di bottiglie in vetro, ordinanza che avrebbe dovuto essere firmata dalla sindaca che ha la delega alla Sicurezza.
A settembre Appendino è stata condannata in primo grado (sempre con rito abbreviato) a sei mesi per il caso Ream: la sindaca è stata riconosciuta responsabile di una imputazione di falso ideologico. Sono invece cadute due accuse di abuso in atti di ufficio e una seconda di falso. In seguito alla condanna Appendino aveva annunciato: “Porterò a termine il mio mandato da sindaca. Come previsto dal codice etico mi autosospenderò dal Movimento 5 stelle”.