In Lombardia anche chi lavora negli ospedali, come il direttore Malattie Infettive del Sacco di Milano, non ha ancora avuto la possibilità di vaccinarsi. D'altronde l’ultima circolare diramata dalla direzione dell’assessorato guidato da Gallera ha spostato l’inizio delle somministrazioni per gli operatori sanitari da metà novembre alla fine del mese. Il Pd: "Inaccettabile"
“Anche io sto aspettando il vaccino che mi deve fornire il mio ospedale, ma le consegne che dovevano esser fatte una settimana fa sono state ritardate. Speriamo arrivi presto”. A lamentare i “pericolosi ritardi” nelle vaccinazioni antinfluenzali è un altro nome illustre della sanità lombarda, Massimo Galli, direttore Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano. Le sue parole seguono di pochi giorni quelle di Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri di Milano, che ha confidato al Corriere della Sera di non essere riuscito ad avere la dose di antinfluenzale dal suo medico di base, nonostante i suoi 92 anni.
Vaccini dunque che in Lombardia arrivano col contagocce per gli anziani, i bambini, le categorie fragili. E anche per gli operatori sanitari, come testimonia Galli. Del resto la cosa è stata messa nero su bianco anche nell’ultima circolare sul tema diramata dalla direzione generale dell’assessorato guidato da Giulio Gallera, che aggiornando una precedente circolare dell’8 ottobre sposta l’inizio delle somministrazioni per chi lavora negli ospedali da metà novembre alla fine del mese. Di cosa “inaccettabile” parla la consigliera regionale del Pd Carmela Rozza: “Chi si deve occupare della salute dei cittadini e già ha problemi con le infezioni da Covid, si trova ora scoperto anche sul fronte dell’influenza. La salute di medici e infermieri garantisce la nostra stessa salute, loro avrebbero dovuto essere tra i primi a ricevere i vaccini”.
Nel corso del suo intervento odierno al webinar “L’Unione europea alla sfida del Covid-19”, organizzato dall’Ufficio in Italia del Parlamento europeo, Galli sottolinea come “i pericolosi ritardi” nella vaccinazione antinfluenzale vadano “in controtendenza rispetto a quella che sarebbe stata la cosa da fare: non solo vaccinare contro l’influenza una grande massa di persone, ma anche utilizzare questo tipo di opportunità per cominciare a organizzare una vaccinazione di massa contro il coronavirus. Non è stato fatto e stiamo perdendo una grande occasione”. Il primario di malattie infettive allarga poi il discorso: l’Italia, con una copertura del 54% delle persone sopra i 65 anni vaccinate nella stagione 2019-20, secondo Galli “non è ultimissima in Europa”, ma al suo interno vi sono situazioni molto diverse. “Ci si aspetterebbe che la Lombardia potesse essere al primo posto, mentre lo scorso anno con il 49% della copertura era quart’ultima tra le regioni italiane, e al primo posto c’erano Umbria, Campania e Calabria, con oltre il 60% della copertura. Anche su questo serve una riflessione. Deriva dalla solo riluttanza dei cittadini? Non credo”.
Già una decina di giorni fa, Galli si era espresso in modo critico sulla situazione lombarda: “Il periodo influenzale va di regola da novembre fino ai primi di marzo – aveva spiegato in un’intervista a SkyTg24 – e di solito il picco di sindromi simil-influenzali è verso la quarta settimana di gennaio. Era il caso che la vaccinazione antinfluenzale partisse in maniera efficiente da diversi giorni a questa parte. Ora non solo siamo in ritardo, ma la recrudescenza dell’epidemia limita la possibilità di accedere alla vaccinazione. Anticiparla troppo non va bene per altri versi, ma che ci siano dei ritardi soprattutto in Lombardia mi sembra palese”.