È accaduto nella scuola primaria San Francesco di Aosta: le classi seconde, terze e quinte restano a casa. La dirigente: "Non ha neanche l'obbligo di avvisarci, impossibile trovare i docenti". Ma le organizzazioni sindacali ricordano la non obbligatorietà del tampone per i docenti e puntano il dito contro la dirigente. La Regione presenterà un esposto alla magistratura per fare chiarezza su quanto accaduto
“Noi il tampone non lo facciamo”. Ad opporsi al test di verifica dopo il periodo di quarantena sono 21 maestri su 27 della scuola primaria San Francesco di Aosta. Una scelta che ha costretto la dirigente a chiudere l’istituto rinviando a casa genitori e bambini pronti a tornare in aula dopo dieci giorni di isolamento. Una vicenda che è arrivata fino alla Regione che presenterà un esposto alla magistratura per fare chiarezza su quanto accaduto.
“Il nostro – spiega l’assessore regionale all’istruzione Luciano Caveri – non è un j’accuse contro i docenti ma chiediamo di appurare la questione anche dal punto di vista amministrativo. La scuola è un servizio pubblico essenziale e stiamo facendo tutto il possibile per tenere aperte l’infanzia, la primaria e la prima media come previsto dal Dpcm del 3 novembre scorso. In questo momento così difficile serve la collaborazione di tutti”.
Caveri ha saputo del caos alla scuola San Francesco sabato mattina: “Mi hanno immediatamente telefonato tantissimi genitori che conosco. Sono proprio loro a chiederci un intervento”. Una vicenda che apre un caso nazionale. Gli oltre 240 bambini della scuola sono stati convocati venerdì mattina per andare nel pomeriggio a fare il tampone di fine quarantena. Una prassi che era prevista anche per gli insegnanti che pur non avendo l’obbligo, avevano la facoltà di andare gratuitamente a fare l’esame al drive-through.
A disertare l’appuntamento sono stati in 21: un numero che non ha permesso agli uffici della scuola di far tornare in aula le classi seconde, terze e quinte. Non solo. A detta della dirigente scolastica Rosolina Meloro i docenti avrebbero comunicato la loro assenza solo la sera prima mettendo in difficoltà la scuola che non poteva certo trovare i supplenti in così poco tempo. “Per le questioni di privacy – ha dichiarato la preside a La Stampa – se un docente decide di non fare il tampone di verifica al decimo giorno della quarantena per poter rientrare in classe, l’amministrazione scolastica non è tenuta a saperlo. Quindi se non ce lo comunica, noi restiamo scoperti senza poterci organizzare prima con le conseguenze che si riversano sulle famiglie”.
A schierarsi con i docenti, intanto, sono scese in campo le organizzazioni sindacali che hanno inviato una nota su quanto successo ricordando la non obbligatorietà del tampone per i docenti e puntando il dito contro la dirigente “colpevole” di non aver nominato i supplenti. Intanto la Regione in queste ore ha avviato uno screening volontario di massa per gli oltre duemila maestri e professori che stanno andando a fare lezione in presenza: “A settembre – spiega l’assessore Caveri – la partecipazione è stata del 64%. Ora si tratta di eseguire un tampone rapido presso il drive-through. Mi auguro che vi sia un senso di responsabilità da parte dei docenti in un momento difficile che la Valle d’Aosta sta attraversando”.