Il presidente francese Emmanuel Macron è intervenuto ancora sulla stampa per difendere i valori della République, e in particolare il diritto alla libertà di espressione, lamentando lo scarso sostegno internazionale dopo gli ultimi attacchi terroristici in Francia. Dalle pagine del New York Times Macron ha accusato i media anglosassoni di “legittimare queste violenze” perché accusano il suo Paese di essere razzista e islamofobo. Nelle scorse settimane infatti la Francia e il suo leader sono hanno subito attacchi non solo dal mondo musulmano con a capo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La Russia di Putin – che si erge a paladino della lotta al terrorismo interno, che ha imperversato durante le due guerre cecene, e a quello jihadista in Siria – ha reagito agli attentati francesi in maniera ambigua, sfruttandoli come occasione per fustigare i valori occidentali.
Putin ha espresso all’Eliseo le condoglianze per l’omicidio del professore Samuel Paty e l’uccisione di tre persone nella cattedrale Notre-Dame di Nizza e ha offerto la collaborazione della Russia per combattere il terrorismo. In più, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato che gli omicidi sono inaccettabili, ma lo è anche l’offesa ai sentimenti dei fedeli.
Sui social i propagandisti del Cremlino, come il giornalista Vladimir Soloviev, hanno dato grande risalto alle proteste anti-francesi nei Paesi musulmani, e la direttrice di RT, rete internazionale dello Stato russo, Margarita Simonjan in una serie di tweet si è scagliata contro quello che lei ha definito “il codice etico ipocrita dell’ultraliberalismo”.
In Russia, dove il ruolo della “fede in Dio” per il consolidamento dello Stato è stato di recente sancito nella nuova Costituzione, “l’offesa ai sentimenti dei fedeli” è punibile penalmente fino tre anni di carcere dal 2013, a seguito dello scandalo scoppiato con l’esibizione delle Pussy Riot in una cattedrale di Mosca. Di recente Putin ha poi sostenuto anche l’iniziativa dei leader religiosi russi di esortare altri paesi Onu ad adottare leggi simili.
Sullo sfondo degli ultimi eventi in Francia, l’autorità russa di supervisione sulle comunicazioni, Roskomnadzor, ha pubblicato il 30 ottobre un avviso ai media nazionali mettendoli in guardia contro la pubblicazione, pena sanzioni, dei materiali che possono toccare i sentimenti dei fedeli perché, secondo l’ente, vanno contro le norme etiche e culturali della Russia multietnica e multiconfessionale. Peskov ha sottolineato che nel Paese, dove abitano 20 milioni di musulmani, non potrebbe mai comparire una testata simile al settimanale francese Charlie Hebdo che ha pubblicato le caricature di Maometto.
Ma se i contenuti religiosi potenzialmente provocatori sono censurati in Russia, per alcuni giorni a fine ottobre davanti all’Ambasciata di Francia a Mosca si sono svolte manifestazioni non autorizzate di qualche decina di attivisti musulmani contro Macron. Questo dopo che il presidente ceceno Ramzan Kadyrov ha accusato il capo dell’Eliseo di essere “ispiratore del terrorismo nel proprio Paese” e il mufti della Cecenia Salakh Mezhiev ha chiamato Macron “il terrorista numero uno”, minacciando i cittadini francesi in Russia che sostengono il loro presidente. Sullo sfondo l’Ambasciata francese, che ha chiesto alle autorità russe di rafforzare la sicurezza delle rappresentanze francesi in Russia, creando un caso col Cremlino che ha dovuto smarcarsi pubblicamente dalle parole di Kadyrov.
Ha creato scalpore anche un post su Instagram dell’ex campione russo di arti marziali miste, Chabib Nurmagomedov, coccolato da Putin, che lo ha chiamato proprio a fine ottobre dopo l’annuncio del ritiro. Qualche giorno dopo la telefonata lo sportivo dagestano ha pubblicato una foto di Macron con l’impronta di scarpa sulla faccia, raccogliendo quasi 4 milioni di like.
Secondo l’esperto russo di islam, Alexei Malashenko, la reazione russa alla situazione in Francia è spiegata da due fattori. Alla censura contro qualsiasi espressione o atto giudicati irrispettosi nei confronti della religione si unisce anche una storia e un vissuto diverso. “I musulmani sono popolazione autoctona della Russia, – dice al Fatto.it – Da noi i rapporti sono più misurati, c’è un rispetto reciproco”. Per quanto riguarda i musulmani russi in generale, secondo Malashenko, hanno reagito in modo abbastanza contenuto alle dichiarazioni di Macron e i seguaci dell’islam nel Tatarstan, nella regione del Volga e in Siberia non sono stati molto colpiti dalle frasi di Kadyrov. “Che siano tatari, baschiri o addirittura caucasici, abbiamo dei musulmani abbastanza moderati e molti sono irritati da Ramzan”, spiega l’esperto.
Malashenko minimizza comunque il ruolo dell’origine cecena dell’omicida 18enne dei Samuel Paty, Abdullakh Anzorov. “L’ideologia religiosa non viene trasmessa attraverso l’appartenenza etnica, e la diaspora cecena in Francia può essere benissimo influenzata anche dagli arabi”.
Secondo l’esperto, l’atteggiamento del Cremlino verso il leader ceceno che si disfinisce ad ogni occasione “un fante di Putin” può essere meglio descritto come quello di sopportazione, visto che garantisce con i suoi metodi autoritari il controllo della situazione in Cecenia. “Cinque-sei anni fa Ramzan sperava di diventare leader musulmano della Russia e ha fatto dei passi in questa direzione – dice lo studioso. – Ma siccome è troppo radicale e non condanna praticamente il terrorismo, anzi, lo giustifica, ora non gode di molta popolarità”. La posizione di Kadyrov e del suo seguito, secondo lo studioso, è proiettata al di fuori della Russia (tiene molto al suo rapporto privilegiato con l’Arabia Saudita) perché aspira ad avere un ruolo nel mondo musulmano.