I dati sono contenuti nel rapporto 2020 di Tax Justice Network che a livello globale stima che ogni hanno multinazionali e ricchi non paghino tasse per 427 miliardi di dollari grazie alle possibilità offerte dai paradisi fiscali. La Grecia potrebbe pagare un quarto degli interessi sul suo debito
I numeri sull’evasione fiscale si leggono, indignano ma poi si dimenticano. Soprattutto raramente si pensa a quello che potrebbero significare per ciascuno di noi. Un’idea molto concreta la fornisce l’ultimo rapporto di Tax Justice Network (Tjn), associazione di esperti fiscali che da anni registra e denuncia i numeri delle pratiche fiscali scorrette a livello globale. Mentre tutti combattiamo contro la pandemia, il rapporto ricorda come, con i soldi sottratti al fisco da individui e multinazionali, l’Italia potrebbe permettersi di pagare lo stipendio a 379mila nuovi infermieri. Oppure, più in generale, potrebbe aumentare del 9% la spesa per i suoi ospedali e le strutture sanitarie. O, ancora, destinare alle scuole il 15% in più dei soldi che ricevono oggi, rendendole così più sicure ed efficienti.
Countries are losing over $427bn to tax havens every year. That’s a nurse’s yearly salary lost every second. Find out how much your country is losing, and which countries are most responsible for global tax losses in the State of #TaxJustice2020, now out: https://t.co/vTBW40gwzf pic.twitter.com/Fv1qOx0xXi
— Tax Justice Network (@TaxJusticeNet) November 20, 2020
Quei 360 miliardi di tasse che spariscono nel nulla – Secondo Tjn, ogni anno infatti il nostro paese perde 10 miliardi di euro di gettito fiscale a causa delle ricchezze che vengono nascoste nei paradisi fiscali. Le multinazionali sottraggono al fisco italiano 7,4 miliardi di euro, individui che non dichiarano asset o spostano altrove i loro redditi altri 2,5 miliardi di euro. A livello europeo il malloppo vale 184 miliardi l’anno. La Germania vede sparire un gettito di quasi 30 miliardi, la Francia poco meno di 17 miliardi. Un paese come la Grecia perde circa un miliardo di euro, con questi soldi potrebbe pagare un quarto degli interessi annuali sul suo debito. Una spesa per cui, negli anni, la popolazione è stata sottoposta a feroci misure di austerità. Il rapporto Tjn è estremamente dettagliato e fornisce numeri per ogni singolo paese. Il risultato complessivo è che a livello globale spariscono ogni anno 360 miliardi di euro (427 miliardi di dollari), 206 miliardi non pagati da società e altri 154 miliardi da persone fisiche. Il paese che perde di più sono gli Stati Uniti: ogni anno 89 miliardi di dollari spiccano il volo verso destinazioni esotiche, per lo più isole caraibiche. Ma è nei paesi a più basso reddito che pratiche fiscali scorrette possono fare letteralmente la differenza tra la vita e la morte di migliaia di persone. Qui le tasse non pagate valgono in media il 52% della spesa sanitaria locale. Paesi come l’Egitto e molti altri stati africani potrebbero raddoppiare le risorse da destinare alla cura dei cittadini se disponessero di queste risorse. Nel mondo, si calcola nel rapporto Tjn, si potrebbe pagare lo stipendio annuale di 34 milioni di infermieri. Lo scorso aprile, nel pieno della prima ondata pandemica, fuori dagli ospedali di Parigi era comparso uno striscione rivolto ad alcune delle più grandi società del paese e apposto dal personale sanitario. “Lvmh, Psa, Bouygues, Bnp. Payez vos impots. L’hopital se fout del la charité”. Traduzione edulcorata, pagate le tasse che dovete pagare invece di fare donazioni.
Legislazioni compiacenti, sfuggire al fisco è facile – Come è possibile che questa gigantesca frode ai danni dalla collettività si rinnovi anno dopo anno? A disposizione delle persone fisiche esistono innumerevoli strumenti, tutti sul filo della legalità. Basti pensare al trust britannico, istituto giuridico che, di fatto, innalza un muro tra patrimoni e chi li possiede impenetrabile al fisco. Per le multinazionali è ancora più semplice. Si costituisce una filiale in un paese a fiscalità agevolata e qui si spostano gli utili attraverso operazioni infragruppo. Facciamo un esempio. Le licenze sui programmi di Google appartengono alla filiale della società domiciliata alle Bermuda, dove le tasse sui profitti aziendali sono pari a zero. Le varie controllate Google nel mondo comprano queste licenze per i software dalla filiale dei Caraibi e per pagarle usano i soldi ricavati dalla loro attività in Italia, Francia, Giappone etc.. Così i profitti prendono il volo per l’isola e le agenzie fiscali salutano. Non è un caso che le multinazionali dichiarino i loro utili ma non dicano mai dove sono stati realizzati. Come peraltro è consentito fare dalla legislazione vigente. Questi sistemi funzionano particolarmente bene quando ad essere comprati e venduti sono beni immateriali, come licenze, brevetti, algoritmi, etc. a cui è molto difficile attribuire un valore preciso e i cui prezzi possono essere facilmente gonfiati. E grazie a sistemi come questi che, ad esempio, Netflix è riuscita a pagare in Italia 6mila euro di tasse in un anno, meno di un operaio. Fca, Ferrero, Mediaset, Luxottica e molte altre grandi aziende italiane hanno sede fiscale in paesi con forti agevolazioni fiscali. Ma non è certo una questione italiana e neppure occidentale. Tutte le grandi aziende cinesi del web, a cominciare dal colosso Alibaba, hanno ad esempio sede fiscale alle isole Cayman. Nel buco nero del fisco dell’arcipelago spariscono ogni anno 70 miliardi di dollari.
Olanda e Lussemburgo ogni anni si prendono 55 miliardi – A questo proposito è curioso ricordare come l’Unione europea abbia recentemente escluso le Cayman dalla sua lista di paradisi fiscali in virtù di alcune modifiche recentemente apportate alla legislazione a di un atteggiamento più collaborativo. Decisione contestata da molte organizzazione che si occupano di evasione fiscale e dallo stesso Tax Justice Network. Nella lista nera dell’associazione le Cayman rimangono saldamente nelle prime posizioni. In particolare qui si registra la più alta quota di depositi bancari sospetti: il 99% del totale. Il vero problema è che l’Europa il problema ce l’ha innanzitutto in casa propria e subito fuori dall’uscio se si pensa a Svizzera e Gran Bretagna. Paesi come Olanda, Lussemburgo e Irlanda occupano a da sempre le prime posizioni tra le località fiscalmente paradisiache. Olanda e Lussemburgo sono rispettivamente il terzo e quarto paese per valore di gettito sottratto agli altri paesi del mondo. L’Olanda “scippa” ogni anno gettito per 30 miliardi di euro, il Lussemburgo 25 miliardi. In particolari circa un euro su cinque persi dal fisco italiano finiscono ad Amsterdam. Ma, essendo stati membri dell’Ue, questi paesi non fanno rientrano della lista delle giurisdizioni fiscali ostili.