Un miliardo di euro in quattro anni per Roma. È la prima ipotesi del ministero dell’Economia nell’ambito del tavolo di lavoro appena istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che dovrà mettere in campo gli interventi necessari all’organizzazione del Giubileo 2025. Soldi che saranno ovviamente la dote che il prossimo sindaco della Capitale si ritroverà a gestire per l’atteso appuntamento proclamato dal Vaticano ogni quarto di secolo. Per il primo anno l’ufficio sarà presieduto dal ministro dell’Economia – in questo caso Roberto Gualtieri – con la partecipazione del ministero per gli Affari Regionali, guidato da Francesco Boccia, ma nelle intenzioni sarà il futuro primo cittadino, da eleggere nel 2021, ad essere nominato commissario per l’organizzazione dell’evento. Un lavoro improntato sui tre lustri, dunque anche nell’ottica del Giubileo di Cristo del 2033. I prossimi 12 mesi saranno decisivi per quantificare nel dettaglio lo sforzo economico triennale (2021-2024) necessaria per preparare la città di Roma all’afflusso di turisti e pellegrini che – scenari post-Covid permettendo, ovviamente – si paleserà fra cinque anni. A quanto apprende Ilfattoquotidiano.it, i pilastri su cui si baserà la programmazione saranno tre: le infrastrutture, la riforma di Roma Capitale e la ristrutturazione del debito.
Primo pilastro: le infrastrutture – Al centro del piano ci saranno ovviamente le infrastrutture. Il cui costo supera di gran lunga il miliardo di euro. Ma quei soldi dovranno servire soprattutto per la programmazione e l’integrazione delle opere, alcune da finanziare a prescindere. Come le due metropolitane “chieste” da Virginia Raggi – il prolungamento della Metro C e l’avvio dei lavori della Metro D – Spazio anche all’housing sociale, alle richieste di finanziamento per nuove tramvie, quindi il recupero dello stadio Flaminio, l’ultimazione delle Vele di Calatrava e i centri civici e gli spazi polifunzionali da distribuire sul territorio.
Secondo pilastro: la riforma di Roma Capitale – La nomina di un commissario in vista dell’evento, anche se fosse il sindaco, non è sufficiente. Servono nuovi strumenti legislativi per la città di Roma, con la bozza di riforma messa a punto ormai da un anno dal ministro Boccia ancora ferma sulla scrivania del premier Giuseppe Conte. Il Covid ha rallentato tutto, ma l’idea della “grande Roma” assimilabile a una nuova regione non è tramontata. Anzi. Realizzare la riforma entro la legislatura, di concerto con il futuro sindaco, è visto come un obiettivo alla portata e renderebbe più semplice organizzare l’evento con la Santa Sede.
Terzo pilastro: la ristrutturazione del debito – La grossa gatta da pelare per la Capitale è il debito storico. Una spada di Damocle che tiene bloccato qualsiasi grande progetto. Nel 2021 era previsto il rientro dalla gestione commissariale, con ben 12 miliardi di pregresso che il Campidoglio finirà di pagare nel 2044. Ora la Corte dei Conti ha ravvisato altre partite disallineate per ulteriori 9 miliardi, perlopiù vecchi espropri mai saldati. Il Governo dovrà prendere finalmente il toro per le corna e capire come aiutare il futuro inquilino di Palazzo Senatorio a rimettere in sesto i conti, visto che in molti casi il creditore è lo stesso Stato italiano attraverso Cassa depositi e prestiti.
Corsa alla candidatura: quasi fatta per Bertolaso – Nonostante i tanti soldi in palio, quella dell’Aula Giulio Cesare resta una poltrona bollente, che in molti in questi mesi stanno rifiutando. Le elezioni capitoline sarebbero previste per giugno 2021, ma – causa Covid – potrebbero slittare a ottobre. Roma andrà al voto insieme ad altre grandi città italiane come Milano, Napoli, Bologna e Torino. E come altrove, di candidati fin qui ce ne sono pochi. L’unica certezza è che Virginia Raggi tenterà la rielezione, da capire con quale schema. Già in campo anche Carlo Calenda, che tuttavia aspetta un cenno dal Pd. I dem temporeggiano e il segretario Nicola Zingaretti prima sonda il terreno su se stesso e poi smentisce ufficialmente qualsiasi coinvolgimento diretto nella corsa al colle capitolino. Sembra in dirittura d’arrivo, invece, il via libera a Guido Bertolaso: l’ex capo della Protezione civile, in quota Forza Italia, fu vice commissario per il Giubileo 2000 e ha più volte incassato in questi mesi la stima di Matteo Salvini. Resta il veto di Giorgia Meloni, che però non ha alternative di pari popolarità e potrebbe presto cedere.