Calcio

Il Forest Green è il club più “ecosostenibile” del mondo: rinnovabili, nessuna emissione, cibo vegano e uno stadio a impatto zero

Il programma è partito dieci anni fa dall'idea del patron da Dale Vince, proprietario Ecotricity, un’impresa che opera nell’ambito delle energie rinnovabili. La sede e gli impianti sono alimentati da energia elettrica al 100% verde, mentre il manto erboso viene irrigato esclusivamente con acqua piovana

I sogni di gloria del Forest Green Rovers sono piuttosto relativi. Prima della sosta per le Nazionali il club di Nailsworth, un anonimo paesino di quasi settemila abitanti nel Gloucestershire, sud dell’Inghilterra, occupava il quinto posto nella League Two, il quarto livello del calcio britannico. Eppure c’è una speciale classifica dove The Little Club on the Hill non ha rivali. Sì perché il Forest Green è stato incoronato dalla Fifa come club più “ecosostenibile” del pianeta.

Merito di un programma partito dieci anni fa, quando la squadra è stata acquistata da Dale Vince, proprietario Ecotricity, un’impresa che opera nell’ambito delle energie rinnovabili. E il nuovo presidente ha deciso di travasare la sua visione del mondo all’interno del club. In pochi anni i risultati sono stati incredibili. La sede e gli impianti del Forest Green Rovers sono alimentati da energia elettrica al 100% verde, a emissioni zero. Una parte è fornita da Ecotricity, l’altra è generata dai pannelli solari posizionati sul tetto dello stadio. Ma non finisce qui: il manto erboso del New Lawn è curato senza usare pesticidi, è tagliato da un tosaerba elettrico alimentato dall’energia solare e guidato da un gps, ed è innaffiato utilizzando l’acqua piovana (che viene raccolta in una particolare cisterna).

L’idea, però, è quella di estendere la svolta green a tutti gli aspetti della vita del club. Così i neroverdi hanno espressamente consigliato ai tifosi di viaggiare in maniera sostenibile quando seguono la squadra in trasferta e hanno installato dei punti di ricarica per i veicoli elettrici fuori dallo stadio.

Un ruolo fondamentale è quello assunto dall’alimentazione. Il Green Forest ha deciso di diventare il primo club vegano al mondo, offre ai suoi spettatori cibo vegetariano durante le partite, una volta usato trasforma l’olio da cucina in biocarburante, utilizza bambù biodegradabile per confezionare magliette e parastinchi. Un impegno totale che presto potrebbe mettere a segno un’altra importante vittoria. Il Forest Green, infatti, ha intenzione di costruire un nuovo stadio completamente ecosostenibile. Si chiama Eco Park ed è uno degli ultimi progetti usciti dalla matita di Zaha Hadid, la famosa architetta irachena che nel 2004 è diventata la prima donna ad aver vinto il Premio Pritzker, e di Patrik Schumacher. L’Eco Park sarà il primo stadio al mondo costruito in legno e alimentato al 100% con fonti di energia rinnovabile.

Eppure, nonostante la sua innovatività, il progetto non ha convinto subito il governo locale. Anzi, per ottenere il via libera sono serviti tre lunghi anni di trattativa visto che l’amministrazione aveva dei dubbi sull’impatto che la nuova struttura avrebbe avuto sul paesaggio. Perplessità che, ora, dovrebbero essere state cancellate. “Si tratta di un edificio iconico – ha detto il consigliere distrettuale Miranda Clifton -, potrebbe anche diventare un’attrazione turistica“. Il nuovo impianto potrà ospitare circa 5mila spettatori (praticamente pochi meno rispetto all’intera popolazione locale) e diventerà il cuore pulsante della comunità grazie a un nuovo parco di 40 ettari (con 500 nuove piantumazioni e circa due chilometri di siepi) e alla possibilità di ospitare altri eventi. Il costo, che si aggira intorno ai 110 milioni di euro, sarà interamente coperto da Ecotricity.

Quello lanciato dal Forest Green è un messaggio importante per un mondo del calcio che non ha ancora voluto prendere atto del suo impatto ambientale. Si è stimato che gli spostamenti delle 24 nazionali partecipanti ai prossimi Europei itineranti, fissati inizialmente per la scorsa estate e poi slittati al 2021 a causa della pandemia, disperderanno in cielo circa 405 tonnellate di biossido di carbonio (CO2). Una quantità enorme che l’Uefa ha provato a controbilanciare piantando 60mila nuovi alberi nel Vecchio Continente. Troppo poco per bilanciare l’inquinamento generato dalla competizione, ma comunque un timido passo avanti per una nuova consapevolezza.