Dopo esser finito nel mirino delle critiche perché scelto da Regione Lombardia come testimonial dell’ultimo sport per promuovere i nuovi fondi a sostegno dei lavoratori esclusi dai vari decreti “ristori”, Massimo Boldi replica alle accuse mosse nei suoi confronti e, dalle pagine del Corriere della Sera, respinge al mittente le polemiche di chi lo taccia di essere un negazionista del Covid. “Non lo sono assolutamente. Abito a Milano 3 e anche le mie figlie, eppure non ci vediamo quasi mai per non rischiare – dice “Cipollino” -. Certe cose che ho scritto erano più dettate dall’impulso, da un mix di sentimenti di paura e sconforto. Ma io mi sono sempre comportato rispettando le regole: anche sul set, facevamo un tampone ogni due giorni, ci misuravano sempre la febbre… Il mio invito se mai era a vivere in un modo normale, rispettando le regole. Questo ho sempre detto”.
“Quando Fontana mi ha proposto di girare una pubblicità per questa povera gente, ancora meno fortunata di quelli a cui è stata data poca roba come aiuto, ho detto subito sì. La Lombardia è la mia terra. L’ho fatto gratis e sono molto felice di aver accettato. Quando me lo ha chiesto pensavamo solo di fare una cosa bella per la Lombardia, incisiva. Come facevo a dire di no“, spiega ancora Boldi.
“Io mi pongo delle domande. Spiegatemi ad esempio perché le mascherine erano obbligatorie in strada, anche se non c’era nessuno, e invece al ristorante, al tavolo la puoi togliere -incalza -. Devi mangiare, ma allora lì il virus non c’è? Burioni commentando una cosa che avevo scritto aveva detto: Boldi fa bene il comico ma non lo scienziato, meglio che faccia il comico. Secondo me ha ragione fino a un certo punto. Faccio delle domande lecite per capire cosa succede“. Infine l’ammissione: “Sì, il Covid mi fa paura, specie questa seconda ondata ha preoccupato anche me. Vedo un sollievo nel vaccino”.