Il presidente del Consiglio, intervistato su La7 a Otto e mezzo, ha parlato dell'evoluzione della pandemia e di quali misure intende allentare in vista delle festività di fine dicembre. "Se continuiamo così a fine mese non avremo più zone rosse". Questo però non significa che sarà possibile "rischiare un altro Ferragosto". Sul fronte economico, ha parlato del veto di Polonia e Ungheria che ha provoca un ritardo per il Recovery fund. Ma ha precisato che l'Italia "non è assolutamente in ritardo"
Misure ad hoc per il periodo natalizio e lo stop alle “vacanze indiscriminate sulla neve“. Ma anche una prima apertura sugli spostamenti tra Regioni e la rivelazione di voler “riaprire le scuole prima di Natale“. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervistato a Otto e mezzo su La7 da Lilli Gruber, ha parlato dell’evoluzione della pandemia e di quali misure verranno allentate nelle prossime settimane e quali no. “Sullo spostamento tra Regioni a Natale, ci stiamo lavorando, ma se continuiamo così, a fine mese non avremo più zone rosse”, ha detto il premier. “Spero che venerdì l’Rt, l’indice che misura la velocità del contagio, si avvicini all’1. Significherebbe che siamo riusciti a congelare” la corsa del virus. Ma le energie del governo non sono concentrate solo sul fronte sanitario. Il premier ha infatti parlato dei tempi per il Recovery fund e dopo aver ricordato gli ostacoli sul fronte europeo dovuti al veto di Polonia e Ungheria, ha anche assicurato che l’Italia “non è assolutamente in ritardo“. Tanto che, una prima data possibile per la presentazione del piano nazionale è già il prossimo febbraio.
“Non ci possiamo permettere un altro ferragosto” – Per quanto riguarda le misure restrittive, nonostante l’ottimismo per l’evoluzione della curva, il presidente del Consiglio ha respinto chi, proprio oggi, ha richiesto di valutare l’avvio della stagione sciistica. Un’ipotesi che Conte ha scartato senza esitazione. “Il periodo natalizio richiede misure ad hoc“, ha dichiarato. “Si rischia altrimenti di ripetere il ferragosto e non ce lo possiamo permettere: consentire tutte occasioni di socialità tipiche del periodo natalizio non è possibile. Non possiamo concederci vacanze indiscriminate sulla neve. Anche per gli impianti da sci, il problema del protocollo è un conto, ma tutto ciò che ruota attorno alle vacanze sulla neve è incontrollabile. E con Merkel e Macron in Europa stiamo lavorando ad un protocollo comune europeo. Non è possibile consentire vacanze sulla neve, non possiamo permettercelo”. Detto questo però, Conte ha anche precisato: “Uno stato libero e democratico non può entrare nelle case e dire quante persone siedono a tavolo. Vogliamo ridurre la socialità ma consentire la tradizione a noi molto cara dei doni. In questo senso è controproducente limitare gli orari dei negozi”.
L’attesa ora è per il prossimo decreto del presidente del Consiglio che subentrerà a quello in scadenza il 3 dicembre. E sarà un Dpcm più aperturista – sul coprifuoco, ad esempio – ferma restando la divisione in colori a seconda del rischio per le Regioni. Il premier, sempre a “Otto e mezzo”, ha voluto anche tracciare uno schema della strategia anti-Covid del governo. Uno schema che, nel piano vaccini, avrà il suo fulcro. “Non c’è un orientamento per l’obbligo del vaccino, ma lo raccomandiamo”, ha detto Conte che, su questo punto, sembra distanziarsi dalla posizione dell’ala più “dura” dell’esecutivo. “Il vaccino sarà disponibile prima per le categorie vulnerabili ed esposte. Penso sarà da fine gennaio”.
“Recovery fund, a febbraio il piano nazionale. L’Italia? Non siamo assolutamente in ritardo” – Per quanto riguarda i tempi sul Recovery fund, il premier ha ribadito che l’Italia “non è assolutamente in ritardo”. E ha ricordato quali sono le prossime tappe che dovremo affrontare: “Per il Recovery fund dobbiamo attendere il Consiglio europeo di dicembre che sarà decisivo. In questo momento effettivamente c’è un problema, perché abbiamo superato varie questioni, siamo in dirittura d’arrivo, però è stato sollevato un veto politico da parte di Polonia e Ungheria“. Nonostante ciò, il premier ha escluso che i Paesi frugali possano ancora ostacolare l’accordo: “C’è un impegno politico di tutti i Paesi, preso lo scorso luglio, e non si può rimettere in discussione. Una risposta che è nell’interesse di tutti, non solo dell’Italia che è la maggiore beneficiaria. Perché tutti stanno vivendo una seconda ondata che è distruttiva“. Sui tempi del Recovery plan, Conte ha aggiunto: “Anche sulla base del cronoprogramma, siamo desiderosi di farlo subito, potremo presentare già a febbraio il piano nazionale italiano. Ci sarà un ritardo rispetto ai tempi iniziali, ma non troppo“. Ma siamo in ritardo? “Non abbiamo ancora sottoscritto l’accordo del Recovery fund, c’è il veto. Non è possibile presentare il piano a dicembre. C’è un’interlocuzione settimanale con la Commissione europea e non siamo assolutamente in ritardo. Se va tutto bene, lo potremo presentare agli inizi di febbraio”.
Quindi ha rilanciato l’istituzione di una governance ad hoc sul piano: “C’è da creare una struttura operativa ad hoc con un profilo manageriale che garantisca il monitoraggio dei progetti e la verifica della loro attuazione. Sarà una struttura condivisa presso Palazzo Chigi, ma con il coordinamento di altri ministeri. Inoltre, condivideremo i piani con tutto il Paese, lo faremo in parlamento, ora ci sarà un aggiornamento sui progetti”. L’obiettivo del governo è quindi convogliare le energie per il Recovery plan. Tanto che, alla domanda se si intende fare ricorso al Mes, ha replicato: “Noi abbiamo già tantissime risorse, abbiamo i fondi strutturali, la legge di bilancio, il Recovery. E’ necessario cambiare passo nella capacità amministrativa per realizzare i progetti in tempi certi”.
Quindi Conte ha anche parlato dell’ipotesi di collaborazione con Forza Italia e le opposizioni, così come richiesto dal presidente della Repubblica e che la scorsa settimana ha agitato gli animi della maggioranza. “Devo riconoscere che Forza Italia si è predisposta per un dialogo costruttivo e responsabile. E ha anche spiegato che non vuole allargare la base del governo ma restare all’opposizione”, ha precisato il premier. A questo proposito Lilli Gruber ha rievocato un post dell’ex deputato M5s Alessandro Di Battista che ha paragonato Fi al letame: “E’ un linguaggio che non mi appartiene”, ha tagliato corto il premier.
“M5s? Non ho ambizione di diventare il capo politico” – Infine, il presidente del Consiglio ha anche parlato del suo rapporto con il Movimento 5 stelle che entro fine anno passerà a una leadership collegiale e proprio oggi ha pubblicato il documento finale degli Stati generali. “Non ho l’ambizione di diventare il capo politico dei 5 stelle”, ha detto. “Rispetto le loro dinamiche interne, li seguo con attenzione e con affetto ma non ho questa ambizione. La rivalità con Di Maio le leggiamo sui giornali e ci scambiamo messaggi ironici su questo”.