Quando, all’inizio del 2020, la direttrice del laboratorio di virologia Maria Rosaria Capobianchi, insieme al suo staff dell’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” (Inmi) di Roma, riuscì a isolare per prima in Italia il coronavirus SARS-CoV-2, l’opinione pubblica mondiale ancora non ipotizzava che l’epidemia si sarebbe presto trasformata in pandemia (che fu così definita l’11 marzo dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità). E che sarebbe stata responsabile, al momento, di oltre 55 milioni di contagi, causando più di un milione e 300mila morti. Numeri che, in attesa di uno o più candidati vaccini in grado di frenare la diffusione del Covid-19, sono destinati ad aumentare.
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