L'anziano, 86 anni, era ospite della Rsa Fondazione Palena, dove a inizio novembre era scoppiato un focolaio. A causa delle sue condizioni critiche era stato ricoverato all'ospedale Riuniti, da cui, racconta Repubblica Bari, è partita l'errata comunicazione del decesso
Tutto era già pronto per la celebrazione del funerale, il paese era stato tappezzato di manifesti e le pompe funebri stavano per andare a prendere la salma. Ma un’ora e mezza prima, arriva una controindicazione dall’ospedale Riuniti di Foggia: “Il vostro caro è ancora in vita”, ha detto una dottoressa alla famiglia, dopo che la notte prima ne aveva comunicato il decesso. È successo alla famiglia del signor Fernando Cristiani, 86 anni, ricoverato in gravi condizioni a Foggia a causa del Covid-19. L’anziano era ospite della Rsa Fondazione Palena, dove a inizio novembre era scoppiato un focolaio: tutti i 70 ospiti più 28 tra gli operatori sanitari erano stati contagiati. Tra loro anche l’86enne il 6 novembre era risultato positivo ed era stato subito ricoverato al Riuniti a causa delle sue condizioni critiche.
I familiari da allora ricevono notizie sulla sua salute tramite una chat gestita dalla direttrice della struttura sanitaria. Ma nella notte tra il 18 e il 19 novembre, verso le 2:45, squilla il telefono: “Dall’altra parte della cornetta sento solo una musichetta, tipo segreteria telefonica, nessuno risponde. Poi riattaccano”, racconta la nuora a Repubblica Bari. Ma la mattina dopo, sulla chat, tutti cominciano a farle le condoglianze. “A quel punto chiamo la direttrice della struttura che mi conferma del decesso, aggiungendo di aver ricevuto una chiamata alle 2:40 dal Pronto Soccorso in cui le comunicavano la morte di Fernando”, continua la signora.
A quel punto la famiglia contatta le onoranze funebri e prepara tutto il necessario per celebrare il funerale. Anche i manifesti mortuari, che vengono subito appesi per tutto il paese. “Alle 15 le onoranze funebri si sarebbero recati al pronto soccorso con la bara. Ma poco prima riceviamo una ennesima telefonata”, racconta la nuora. Era l’ospedale, che chiamava per informare i parenti sulle condizioni di salute dell’anziano: che è grave, ma ancora vivo. Dopo lo choc iniziale, la famiglia ha presentato un esposto in Procura. “Vogliamo sapere chi è il colpevole di un gesto così meschino. Non è accettabile quello che abbiamo vissuto”, conclude la famiglia.