Alcuni nomi noti a livello internazionale, ereditati dalla precedente esperienza alla Casa Banca con Barack Obama, altri meno, ma già anticipati dalla stampa americana. Il neoeletto presidente degli Stati uniti, Joe Biden, ha annunciato la prima tranche di nomine che andranno a comporre l’amministrazione americana per i prossimi quattro anni. Confermati, come da anticipazioni, Anthony Blinken come nuovo segretario di Stato Usa, Jake Sullivan come consigliere per la Sicurezza nazionale e Linda Thomas-Greenfield come ambasciatrice all’Onu. Ma uno dei nomi che più attira l’attenzione è quello di John Kerry: l’ex segretario di Stato di Obama sarà l’inviato speciale del presidente per il clima e siederà nel Consiglio per la Sicurezza Nazionale, dove per la prima volta un dirigente preposto al climate change avrà un posto. “Non abbiamo tempo da perdere quando si tratta della nostra sicurezza nazionale e della nostra politica estera – ha commentato Biden – Ho bisogno di un team pronto sin dal primo giorno ad aiutarmi a reclamare il posto dell’America a capotavola, radunare il mondo per essere all’altezza delle grandissime sfide che abbiamo davanti e far avanzare la sicurezza, la prosperità e i valori. Questo è il punto cruciale di tale team”. E ha poi aggiunto che “queste persone sono sia esperte e a prova di crisi che innovative e fantasiose. I loro risultati nella diplomazia sono senza pari, ma essi riflettono anche l’idea che non possiamo affrontare le sfide profonde di questo nuovo momento con il vecchio modo di pensare e abitudini immutate, o senza diversità di esperienza e prospettiva. È per questo che li ho scelti”.
John Kerry è il nuovo inviato per il clima
La nomina di Kerry è la testimonianza dell’importanza che il nuovo inquilino della Casa Bianca, come già anticipato, ha intenzione di dare al tema della salvaguardia dell’ambiente e della lotta al cambiamento climatico, in totale controtendenza rispetto al suo predecessore Donald Trump. Una figura di tale esperienza, entrato al Congresso già dal 1985 e diventato poi il responsabile degli Esteri nell’amministrazione Obama, con numerosi scenari caldi da gestire, dalla Siria all’Iraq fino all’Afghanistan, conferirà al tema della salvaguardia ambientale un peso maggiore.
Anthony Blinken, l’esperto di diplomazia che deve ricostruire la strategia globale Usa
Ma la nomina più attesa è sicuramente quella del segretario di Stato che andrà a rimpiazzare Mike Pompeo. Ed è una scelta è di rottura, visto che il primo compito di Blinken sarà quello di ristabilire i legami con gli alleati internazionali e rilanciare la strategia globale americana. Blinken, che durante l’amministrazione Obama ha già affiancato Biden come consigliere alla sicurezza nazionale e negli ultimi mesi ha sempre supportato il neo-presidente eletto nella sua corsa elettorale, ha una lunga esperienza diplomatica e una visione internazionale, radicata nell’infanzia trascorsa a Parigi, prima di tornare in patria e laurearsi ad Harvard.
Blinken è atteso con sollievo dal corpo diplomatico, che si sentiva a disagio con l’amministrazione Trump. Il presidente americano ha sempre ricambiato questa diffidenza, considerando il dipartimento – seppur guidato da Pompeo, uno degli uomini più vicini al presidente – uno dei simboli del cosiddetto deep state pronto a ostacolarlo.
Il nuovo segretario di Stato e Biden si conoscono da vent’anni. Quando il neopresidente era a capo della commissione Esteri del Senato, lui era il suo capo dello staff. Blinken ha lavorato nelle amministrazioni di Clinton e Obama, dove è stato vice segretario di Stato, vice consigliere per la sicurezza nazionale e consigliere per la sicurezza nazionale presso l’allora vicepresidente Biden. In questi incarichi ha avuto un ruolo centrale nel definire la politica verso la Russia dopo la presa della Crimea, nel 2014, e la lotta all’Isis. Il suo volto è fra quelli che compaiono nella famosa foto di Barack Obama e i suoi collaboratori che seguono a distanza le fasi dell’uccisione di Osama bin Laden nel blitz ad Abbottabad, in Pakistan, nel maggio del 2011. Dopo la vittoria di Trump, Blinken aveva riesaminato criticamente la politica dell’amministrazione Obama in Siria, sostenendo che non si era riusciti a fermare la guerra e contrastarne le tragiche conseguenze umanitarie. Così come era apparso contrario al totale appoggio ai sauditi nella guerra in Yemen.
Ebreo americano, Blinken ha sempre avuto una particolare attenzione ai diritti umani legata agli insegnamenti del patrigno, sopravvissuto all’Olocausto. É a causa del nuovo matrimonio della madre che nel 1971 lasciò New York per Parigi dove frequentò le scuole francesi. Allora sognava di diventare regista e suonava la chitarra. Imparò anche a giocare a calcio, sport ‘europeo’, che ha continuato a praticare con altri appassionati al dipartimento di Stato.
Nella sua carriera, Blinken non ha disdegnato alcune apparizioni pop. Dopo le notizie sulla scelta come capo della diplomazia americana, è rispuntato un video del 2016 dove dialoga con Grover, uno dei Muppets, i pupazzi del popolare show televisivo americano per bambini Sesame street. “Abbiamo sempre qualcosa da imparare dagli altri anche quando sembra che non abbiamo molto in comune”, ha detto Blinken al pupazzo blu, in una puntata dedicata ai rifugiati e all’accoglienza in classe di bambini provenienti da paesi lontani. Padre di due figli, Blinken si è sposato nel 2002 con Evan Ryan in una cerimonia bi-confessionale officiata da un rabbino e un prete nella Chiesa cattolica della Holy Trinity a Washington.
Le altre nomine: Avril Haines, prima donna alla guida dell’Intelligence
Il nuovo consigliere per la Sicurezza Nazionale, al posto di Robert O’Brien che a sua volta era subentrato in corsa a John Bolton, sarà Jake Sullivan, 43 anni, che ha già ricoperto questo ruolo per Biden durante la presidenza Obama. É stato un collaboratore di Hillary Clinton quando era segretario di Stato e durante la sua campagna elettorale, oltre a consigliere del governo americano sui negoziati per l’accordo nucleare con l’Iran.
Mentre Linda Thomas-Greenfield, 68 anni, sarà la nuova ambasciatrice all’Onu. Nota come Ltg al dipartimento di Stato, dove è stata in servizio per 35 anni, Thomas-Greenfield è stata assistente segretario di Stato per l’Africa nell’amministrazione Obama. Nel 2017, dopo la vittoria di Donald Trump, ha lasciato il dipartimento e ha iniziato una collaborazione con la società di consulenza dell’ex segretario di Stato Madeleine Albright, sua mentore.
Avril Haines è stata invece scelta per guidare invece la National Intelligence: si tratta della prima donna alla guida dei servizi segreti. Un campo nel quale ha comunque una già lunga esperienza, visto che è stata vicedirettrice della Cia, oltra ad ex vice-consigliera per la Sicurezza Nazionale. E un’altra prima volta è quella di Alejandro Mayorkas, ex vicesegretario del dipartimento per la sicurezza interna, confermato tre volte dal Senato nella sua carriera, che sarà il primo ispanico e immigrato a diventare segretario del dipartimento per la Homeland Security, una sorte di ministero degli Interni.
È ancora in attesa di conferma, invece, il nome di chi dovrà guidare il Tesoro americano, ma i media degli States sembrano non avere più dubbi: toccherà all’ex presidente della Fed, Janet Yellen, riportano citando alcune fonti. Anche in questo caso, si tratterebbe della prima donna nella storia a ricoprire tale incarico.
Infine, Reema Dodin e Shuwanza Goff sono stati nominati come vicedirettori dell’Ufficio per gli Affari legislativi della Casa Bianca. Si tratta di due assistenti di lunga data a Capitol Hill. Dodin ha già lavorato al team di transizione ed è anche vice capo del personale del senatore dell’Illinois, Dick Durbin. Goff ha contribuito a creare l’agenda legislativa dei Democratici alla Camera. Dodin e Goff si uniscono a Louisa Terrell, che è stata recentemente nominata direttore dell’Ufficio degli affari legislativi della Casa Bianca.