“Sempre più spesso i giornalisti sono sotto attacco in Europa“. Comincia così l’intervento dell’europarlamentare pentastellata Sabrina Pignedoli, intervenuta durante il dibattito nella plenaria del Parlamento europeo sullo stato della libertà dei media tra gli stati membri. Pignedoli si concentra, in particolare, sul tema delle querele temerarie, che “quotidianamente mettono a tacere i giornalisti nell’indifferenza generale”, ovvero, spiega, “cause per diffamazione senza fondamento con una richiesta esorbitante di risarcimento dei danni”. “Anche se poi il giornalista verrà assolto dovrà comunque pagarsi l’avvocato che deve fronteggiare studi legali di multinazionali o di politici importanti- sottolinea – La situazione diventa tanto più grave se si considera che sempre più spesso i giornalisti lavorano come freelance e hanno pochissime o nessuna tutela legale”. Il risultato, specifica, è il rischio dell’“l’autocensura”. Il giornalista rinuncia a scrivere “inchieste scomode che in alcuni casi vengono pagare meno di 10 euro lordi”.
Anche per questo, continua l’esponente del Movimento 5 stelle, citando le conclusioni della Commissione speciale Crim (Commissione speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro), “si esortavano gli Stati membri a depenalizzare i reati di diffamazione e calunnia per chi segnala episodi di corruzione, criminalità organizzata e riciclaggio di denaro sporco”. “Credo sia necessario riprendere questo passaggio e applicarlo anche al giornalismo per favorire quelle inchieste che tanto servono alla nostra democrazia. Ai giornalisti europei serve una protezione speciale”, conclude. Gli eurodeputati tra martedì e mercoledì, quando sarà affrontato il tema dell’interferenza ungherese nei media in Slovenia e nella Macedonia settentrionale, sono chiamati a esprimersi su una risoluzione incentrata, tra le altre cose, proprio sulla protezione dei giornalisti, ma anche sull’interferenza politica e sulle minacce come la proliferazione di discorsi di odio e disinformazione e sul ruolo delle piattaforme Internet. Nel progetto di testo adottato dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) si evidenziano i tentativi dei governi di alcuni Stati membri di mettere a tacere i media critici ed indipendenti e si insiste sul fatto che nessun fondo dell’Unione europea dovrebbe essere utilizzato per finanziare la propaganda o essere indirizzato verso media controllati dal governo.
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