di Antonio Deiara
Noi diversamente giovani ragioniamo ancora con le lire, per cui 209 miliardi di euro di Recovery fund equivalgono a circa 400 mila miliardi del vecchio conio. In verità, quasi la metà della somma viene restituita ai Paesi membri dall’Europa “sperperona” (si pensi alla doppia sede di Bruxelles e Strasburgo…). La scuola e la sanità devono avere la priorità assoluta nell’impiego del Recovery fund.
Per la prima si suggeriscono 80.000 docenti specializzati sul sostegno (e non 25mila, cara ministra Lucia Azzolina!), a partire dai 20.000 subito disponibili, già selezionati, preparati e titolati. Entriamo poi nel campo della nuova “Funzione Docente”: 36 ore settimanali di lavoro, con l’orario di cattedra invariato e le ferie uguali a quelle degli altri dipendenti pubblici; naturalmente con stipendi europei, cioè doppi rispetto a quelli attuali.
Stiamo parlando di circa 30 miliardi di euro, buona parte dei quali ricavati da una serie incredibile di risparmi: ore eccedenti, supplenze fino ai quindici giorni, incarichi fiduciari assegnati dai presidi, figure strumentali, corsi di aggiornamento inutili e costosi, prove Invalsi altrettanto inutili e pari a 18 milioni di euro di spreco ogni anno, utilizzo a costo zero dei concorsi a cattedra per titoli e servizi (naturalmente con l’implementazione degli Ispettori Scolastici, reclutati tra i docenti anziani dei diversi ambiti disciplinari, e dotati del potere di licenziare in tronco i professori pelandroni e quelli ignoranti), etc. Il resto andrebbe fornito dal Recovery fund.
È un’occasione unica. Se non ora, quando? I fondi europei sarebbero sufficienti anche per cancellare, finalmente, le “classi pollaio” e restituire le Autonomie scolastiche alle Scuole con più di 500 alunni (300 per comuni montani, piccole isole e aree geografiche abitate da minoranze linguistiche), cancellando in tal modo la vergogna della sedicente riforma Gelmini varata dal Governo Berlusconi nel 2008-2009 e della “lacrimosa” Finanziaria dell’”Uomo della Provvidenza europea”, Mario Monti, del 2012.
Infine, inserimento stabile di professoresse e professori abilitati in lingue straniere, arte, musica, scienze motorie, tecnologia e informatica, in tutte le classi della Scuola Elementare.
Certo, si potrebbe fare a meno di tutto questo. La Scuola assurgerebbe al ruolo di baby-parking, e l’Italia perderebbe il patrimonio culturale accumulato in secoli e secoli di Storia. Insomma, vincerebbero i nuovi barbari! Un vecchio adagio popolare insegna che si scopre il valore delle cose quando non si hanno più a disposizione. Come sta accadendo per la sanità e la scuola Pubblica al tempo del Covid-19.