La presidenza della Vigilanza scrive a Foa e all'ad, il direttore di rete Di Meo si scusa ma sarà convocato in audizione. Il Pd chiede (di nuovo) la testa dell'ad: "Cosa deve accadere per porre fine all'esperienza dell'attuale management?"
Detto Fatto è stato sospeso dalla Rai. La decisione – secondo quanto apprende l’Ansa – è stata presa dall’amministratore delegato Fabrizio Salini, in attesa che si studi una programmazione che rispecchi una linea editoriale adeguata al messaggio del servizio pubblico. Salini aveva commentato con toni senz’appello il caso del cosiddetto tutorial per “fare la spesa in modo sexy“, annunciando un’istruttoria “per accertare le responsabilità”. E’ “un episodio gravissimo, che nulla ha a che vedere con lo spirito del Servizio Pubblico e con la linea editoriale di questa Rai” aveva detto nel pomeriggio. La puntata di oggi del programma condotto da Rai2 da Bianca Guaccero non è andata in onda perché – spiegano da viale Mazzini – era registrata e non sarebbe stato possibile trasmettere alcun messaggio di scuse sull’accaduto.
In precedenza era stato il direttore di Rai2 Ludovico Di Meo a chiedere scusa. “Detto fatto è una trasmissione che ha la sola aspirazione, se possibile, di far divertire – aveva detto – Il programma ieri, è incappato in un gravissimo errore, non certamente voluto, del quale io per primo mi scuso con le telespettatrici e i telespettatori”. Queste le parole di Di Meo, che continua: “Nonostante non fosse nelle intenzioni avvalorare stereotipi femminili negativi – che tutti sono d’accordo nel biasimare e condannare – si è sopravvalutata la carica ironica a dispetto di una chiave che è risultata chiaramente offensiva. Sarà un serio impegno della rete indagare sull’accaduto e sulle responsabilità, e garantire che questo non accada più in futuro: sarebbe contrario allo spirito del programma e ai valori civili della conduttrice, degli autori, e di Rai2″.
E il caso come prevedibile finisce alla commissione parlamentare di Vigilanza Rai che – scrive l’AdnKronos – ha già scritto al presidente Marcello Foa e all’ad Fabrizio Salini. Oggi l’ufficio di presidenza della commissione, accogliendo una proposta del presidente Alberto Barachini, ha deciso all’unanimità di inviare una lettera ai vertici Rai con la quale è stato evidenziato quanto previsto dal Contratto di Servizio Rai-Mise ed ha condannato gli stereotipi usati alla trasmissione di Rai2 sulla donna. In questa occasione è stata anche avanzata l’ipotesi di chiamare in audizione il direttore della rete Di Meo.
Sulla questione nel pomeriggio aveva preso posizione anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Andrea Martella, interpellato al telefono dall’Ansa: “Il tutorial del programma di Rai2 su come portare un carrello al supermercato? Forse occorrerebbe un tutorial non su come fare la spesa ma su come fare servizio pubblico non calpestando il valore e la storia della Rai”. Tra chi chiede spiegazioni per quanto andato in onda c’è anche la consigliera Rai Rita Borioni: “Ieri a Detto Fatto, tra l’altro alla vigilia della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, una scenetta ammiccante, inutile e volgare che propinava un modello di donna inqualificabile. Basta! Serve l’immediato intervento del presidente della Rai e dell’amministratore delegato al quale chiedo poi se sia questa la linea editoriale scelta, che, di fatto, è l’opposto di quanto chiede al Servizio Pubblico il Contratto Rai-Mise”.
Il punto è che quest’ultimo incidente diventa materiale per rinfocolare il pressing del Pd per il cambio di dirigenza dell’azienda di viale Mazzini. Tradotto: per la sostituzione dell’amministratore delegato Salini. “In questi ultimi giorni – dice il vicecapogruppo democratico Michele Bordo – il servizio pubblico ha dimostrato più volte una mancanza di guida editoriale, se non peggio sciatteria, con implicazioni gravissime sugli obblighi del contratto di servizio. Non si tratta purtroppo di un singolo episodio ma di un approccio da parte dei vertici lontano anni luce da quello che il servizio pubblico, che la più grande azienda culturale del Paese, dovrebbe avere nel rispetto della dignità delle donne e in generale dei telespettatori. Ci chiediamo cosa debba ancora accadere per porre fine all’esperienza dell’attuale management della Rai ormai al capolinea, fallimentare sia dal punto di vista della governance, della gestione dei conti, degli ascolti e dei contenuti editoriali”.