Partire “dalla formazione delle forze dell’ordine sul territorio” per permettere di “riconoscere la violenza” e quindi l’applicazione del Codice rosso. Ilfattoquotidiano.it, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha intervistato Monica Miserocchi, avvocata del centro antiviolenza Trama di Terre (Imola). “La cosa più importante sarebbe l’immediato ascolto della donna”, ha detto. “Su questo si deve fare ancora molto. Perché molte volte accade che la donna non viene ascoltata nell’immediatezza, anche se in sicurezza, viene poi a fare una denuncia in tempi più lunghi e questo significa ancora oggi dare meno credibilità alle sue parole. Purtroppo abbiamo stereotipi molto presenti. Si dovrebbe partire veramente con una formazione capillare e continuativa: all’interno delle forze di polizia c’è un continuo cambiamento degli agenti sul territorio ed è molto importante che la formazione su questo avvenga in modo continuativo. Ne abbiamo fatta molto tra gli anni ’80 e ’90”. Mentre “oggi ne viene fatta molto meno”. E proprio di fronte a una nuova normativa come quella del Codice rosso, ha aggiunto, “dobbiamo renderci conto che se non partiamo dalla formazione, poi non avremo operatori capaci di riconoscere la violenza”.
Quando c’è da sporgere denuncia, ha continuato Miserocchi, “la scelta ultima è della donna e la donna viene informata anche di questo gap”. Ovvero, “che lavoriamo ancora con un sistema giustizia ancora molto sessista. E’ inutile che ci diciamo ‘uguaglianza di genere’, ‘le donne in magistratura’. Tutto vero, ma gli stereotipi sono dentro di noi e continuano a camminare dentro alle parole delle sentenze, dentro ai provvedimenti di rigetto di misure cautelari. Dentro a quei provvedimenti di archiviazione, perché il primo cardine è che non viene creduta la donna. E’ l’esempio che Paola Di Nicola, magistrata che scrive da anni su questo fa: ‘Se una donna va in commissariato e denuncia che gli è stata sottratta la bicicletta, nessuno la mette in dubbio. Se la stessa donna va in commissariato e denuncia di essere stata violentata dal marito, nessuno le crede’. Questo è ancora, in molti casi. un pensiero radicato. Non si crede al dichiarato della donna”.