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Istruttoria Antitrust su Benetton: “Abuso di dipendenza economica nel franchising”. Un rivenditore ha segnalato irregolarità

L'authority vuol verificare se l'azienda dell'abbigliamento, che fa capo alla famiglia azionista anche di Autostrade, abbia "imposto di mantenere una struttura di vendita e un’organizzazione commerciale disegnata sulle sue esigenze". La segnalazione di Miragreen srl "descrive un quadro in cui diversi ex operatori nella vendita al dettaglio lamentano condotte asseritamente abusive" e "clausole che avrebbero ostacolato, se non addirittura impedito, lo svolgimento in utile della propria attività aziendale, sino a causarne la cessazione”

TREVISO – Il provvedimento istruttorio annunciato dall’Antitrust è piuttosto severo nei confronti della Benetton che sul franchising ha costruito le proprie fortune, visto che da decenni organizza la rete di vendita non solo in modo diretto, con negozi di proprietà, ma con punti commerciali (a marchio Benetton) gestiti da venditori indipendenti. Adesso questo sistema è finito sotto il tiro dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha spedito militari della guardia di Finanza nelle sedi di Benetton srl e Benetton Group per acquisire documenti. E contemporaneamente ha aperto una istruttoria con un documento di 10 pagine che contesta l’”abuso di dipendenza economica” per aver “imposto al rivenditore di mantenere una struttura di vendita e un’organizzazione commerciale disegnata sulle sue esigenze e tale da impedire di gestire in autonomia la propria attività commerciale”. L’inchiesta nasce dalla segnalazione di un commerciante, ma se fossero rilevate irregolarità contrattuali il problema potrebbe estendersi al sistema del franchising previsto da contratti analoghi. I rappresentanti del gruppo tessile della famiglia trevigiana (che controlla anche Autostrade per l’Italia) hanno 60 giorni di tempo per avvalersi del diritto di presentare le proprie osservazioni.

LA DENUNCIA – La segnalazione è stata presentata dall’amministratore unico di Miragreen srl, rivenditore del marchio Benetton, con due negozi a Treviglio (Bergamo). “La segnalazione descrive un quadro complesso in cui diversi ex operatori nella vendita al dettaglio di abbigliamento a marchio Benetton lamentano un insieme di condotte asseritamente abusive poste in essere dalla predetta società nei loro confronti”, scrive Roberto Rustichelli, presidente dell’Antitrust. Miragreen aveva stipulato con Benetton due contratti che, secondo l’interessata, “includono clausole che avrebbero ostacolato, se non addirittura impedito, lo svolgimento in utile della propria attività aziendale, sino a causarne la cessazione”. Il contratto avrebbe “di fatto consentito a Benetton di gestire in modo discrezionale e asseritamente abusivo i quantitativi e la qualità degli ordini da destinare al punto vendita, anche tramite una gestione complessa e farraginosa degli ordini e del sistema di garanzia delle merci e di restituzione degli abiti in eccesso, fallati o di qualità deteriore”.

UN SISTEMA COMPLESSO – Il documento delinea una struttura commerciale articolata e controllata dalla sede centrale del gruppo. Comincia con “la progettazione e realizzazione del punto vendita, il cui impegno economico è posto interamente a carico dell’affiliato che deve affidarsi ai costi stimati da Benetton e a professionisti selezionati da quest’ultima anche per lo sviluppo del progetto architettonico e per l’acquisto dell’arredamento“. Prosegue con alcuni divieti riguardanti la cessione del contratto, la modifica della ragione sociale e la cessione dei negozi. L’invadenza dei Benetton, secondo il denunciante, riguarda poi il controllo sul budget stagionale dell’affiliato, sull’ampiezza del magazzino, sul riassorbimento delle merci, sulle modalità degli ordini.

L’ACCUSA – La contestazione di Rustichelli (ma la responsabile del procedimento è Maria Rosaria Tufarelli) è precisa: “Secondo le informazioni disponibili, si ritiene che possa configurarsi uno squilibrio eccessivo nei rapporti tra Benetton e il segnalante, alla luce degli impegni economici e degli oneri che gravano in capo a quest’ultimo sulla base del contratto di franchising, tale da rendere difficoltoso, se non impossibile, ricercare sul mercato alternative commerciali soddisfacenti. Si tratta delle previsioni in materia di progetto architettonico, garanzia bancaria, polizza assicurativa, di quelle relative ai vincoli alla cessione del contratto ed in particolare alla vendita del locale, all’esclusione di indennità e rimborsi nel caso di risoluzione contrattuale e alle connesse e speciali prerogative concesse a Benetton sulla merce invenduta e sugli arredamenti, nonché in materia di politiche commerciali e promozionali”.

DIPENDENZA COMMERCIALE – In sintesi, Benetton, ha costruito un sistema che tutela le sue esigenze e “fissa unilateralmente regole e parametri organizzativi idonei a irrigidire la struttura aziendale del franchisee, fino a ostacolare, se non impedire, la sua eventuale riconversione”. E così si determina una dipendenza dai Benetton, “disincentivando, sino a rendere impossibile, la ricerca da parte dell’affiliato di una alternativa di mercato”. Ma anche con un controllo commerciale molto stretto: “Dal dettato contrattuale, infatti, la definizione degli ordini di acquisto, che rappresenta il fulcro dell’attività commerciale del rivenditore, appare sostanzialmente sottoposta alla discrezionale e unilaterale volontà di Benetton, non solo in termini di tempistica, ma anche di quantitativi, non risultando proporzionata rispetto alle normali esigenze derivanti dal contratto di franchising”.