La tassa era stata "congelata" nella speranza che l'Ocse trovasse un accordo per un prelievo internazionale. Ma visti i ritardi Parigi ha deciso di andare avanti da sola anche perché le finanze pubbliche sono sotto pressione a causa della pandemia e società come Amazon hanno sensibilmente aumentato i loro introiti per effetto dei lockdown
Parigi tira dritto: web tax sarà. La Francia aveva sospeso il prelievo della tassa in attesa che i negoziati in sede Ocse giungessero a buon fine ma si va per le lunghe e l’emergenza sanitaria pesa sulle casse dello stati. Così colossi di internet come Amazon, Google, Apple e Facebook, e gli altri gruppi con ricavi sopra i 750 milioni di euro, dovranno pagare una tassa pari al 3% del fatturato che realizzano nel paese. “Le aziende sottoposte a questa tassa hanno giù ricevuto un avviso di imposizione per il versamento degli acconti 2020″ e “pagheranno il saldo nel 2021”, riferiscono fonti del ministero francese dell’Economia. Normalmente le tasse attingono ai profitti, ma la specialità di queste società è di spostare i loro utili fuori dai paesi in cui vengono realizzati destinandoli alle filiali che si trovano in paesi con prelievi fiscali bassissimi o insistenti. Non a caso queste aziende rendono noti il fatturato che realizzano nei diversi paesi ma mai i profitti. Non essendo peraltro tenute a farlo. Secondo l’ultimo, recentissimo, rapporto di Tax Justice Network questo “giochino” costa alla Francia qualcosa come 12 miliardi di euro di mancato gettito fiscale ogni anno.
Rotta di collisione con Washington – L’Eliseo quindi decide di non aspettare l’Ocse che sta faticosamente cercando di mettere a punto una tassa sul web che si applichi a livello internazionale. Soprattutto decide di ignorare le minacce di Washington che ha promesso ritorsioni da 1,3 miliardi sui prodotti francesi se l’imposta verrà davvero applicata. Parigi spera forse in un cambio di atteggiamento della Casa Bianca con l’arrivo alla presidenza di Joe Biden. “Continuiamo a sostere la soluzione dell’Ocse e vogliamo una soluzione europea a inizio 2021”, affermano fonti a Parigi. Ma intanto il meccanismo si mette in moto. La Francia aveva già introdotto la web tax nel 2019, facendo da apripista ad una lista di paesi, tra cui l’Italia, che hanno adottato provvedimenti simili. Altri paesi che applicano una qualche forma di prelievo sui colossi web sono Austria, Brasile ed Indonesia.