Non arriveranno i 150mila vaccini antinfluenzali dallo studio dentistico di Bolzano. Salterà la fornitura che Regione Lombardia aveva provato ad accaparrarsi in tutta fretta con una gara lampo rimasta aperta solo 24 ore a fine ottobre. Un’altra tegola che cade sulla testa dei cittadini lombardi, da settimane vittime del caos in cui la Regione si è ficcata dopo i pasticci fatti nei mesi scorsi nel tentativo di aggiudicarsi le dosi, ancora oggi in ritardo e in quantità carenti. La società Studio Dr. Mak & Dr. D’Amico Srl che, come raccontato da ilfattoquotidiano.it, si era aggiudicata l’ultima delle dieci gare sin qui pubblicate ha comunicato la sua rinuncia alla stipula del contratto, ritenendo che la Regione abbia cambiato le condizioni rispetto al bando. Un’accusa respinta dalla centrale acquisti regionale Aria: “È la società a non avere i requisiti per proseguire con la fornitura”. E ora il tutto rischia di finire in tribunale, mentre anche l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) è stata chiamata a dire la sua dal consigliere regionale del M5S Luigi Piccirillo.
Una decina di giorni fa la società di Bolzano ha scritto ad Aria attraverso il suo legale, Carlo Cannarozzo, dicendo di non avere più intenzione “di sottoscrivere la convenzione avendo riscontrato che le condizioni contrattuali ivi contenute sono sostanzialmente diverse e molto più onerose rispetto a quelle che avrebbero dovuto essere sulla base di quanto inizialmente da voi indicato in sede di bando”. Secondo l’avvocato, il contratto da firmare prevedrebbe consegne dei vaccini in luoghi diversi in base alle richieste provenienti dalla Regione, a fronte di una documentazione che in fase di bando faceva riferimento come destinatario delle forniture alla sola Ats di Bergamo che poi le avrebbe distribuite alle altre realtà sanitarie.
In ogni caso, quelle 150mila dosi sul mercato ormai non ci sono più: “Il prodotto che la società aveva reperito ed era pronta ad acquistare – dice l’avvocato Cannarozzo a ilfatto.it – non risulta più disponibile presso il deposito farmaceutico che lo aveva messo a disposizione, non essendo stati rispettati, per cause non imputabili alla mia assistita, i termini della prenotazione”. Secondo il legale, l’operazione che attraverso un intermediario turco avrebbe fatto arrivare in Italia vaccini provenienti dall’India non aveva fini speculativi: “In considerazione dell’irrisorio margine di guadagno che avrebbe generato, la fornitura era prettamente finalizzata a contribuire a fronteggiare l’emergenza in atto”.
Resta la totale improvvisazione dell’operazione che ora rischia di costare più di un grattacapo al dentista Lars D’Amico, uno dei due titolari della società (l’altra è la ex moglie Rozmary Mak, estranea alla vicenda) che era stata costituita nemmeno un mese prima di aggiudicarsi il bando. Un caso, secondo il legale: D’Amico, racconta, voleva vendere dispositivi di protezione quali mascherine e gel disinfettante e proprio da uno dei suoi fornitori ha ricevuto la segnalazione sulla disponibilità di 150mila vaccini. Così ne ha segnalato l’esistenza a Regione Lombardia. Da qui l’apertura del bando, una procedura negoziata d’urgenza, cosa non insolita, spiega il direttore generale di Aria Lorenzo Gubian, in questo periodo di emergenza.
Ad aggiudicarsi la gara è stata poi la stessa società di D’Amico. Ma quando ilfatto.it ha svelato che dietro non c’era un grossista di prodotti farmaceutici, bensì uno studio dentistico, è scoppiato il putiferio. Sono partite le verifiche dell’Ordine dei medici, della Guardia di finanza di Bolzano e dei Carabinieri del Nas di Trento. E questi ultimi hanno sanzionato per 6mila euro la società del dentista perché non iscritta al registro degli intermediari di farmaci del ministero della Salute. “È una contestazione infondata contro cui faremo ricorso”, dice ora l’avvocato Cannarozzo, secondo cui la società non avrebbe svolto un’attività di reale intermediazione, ma avrebbe acquistato direttamente dei vaccini per poi rivenderli grazie a un’autorizzazione all’importazione che la Regione aveva richiesto ad Aifa (Agenzia italiana del farmaco).
Ma è proprio su questo che si gioca l’aspetto forse più delicato della partita tra lo studio dentistico e Aria. Per Cannarozzo, la centrale acquisti non ha più comunicato nulla in merito al rilascio dell’autorizzazione e così la società da lui difesa, non avendo una propria autorizzazione all’importazione di farmaci, “non ha potuto procedere all’acquisto e alla fornitura del lotto di vaccini”. Ma secondo il dg di Aria Gubian, lo studio avrebbe dovuto essere in possesso di un’autonoma autorizzazione ancor prima di inviare l’offerta: “Stiamo valutando di procedere con una causa per danni e con una segnalazione all’Autorità nazionale anticorruzione”. Intanto all’Anac si è già rivolto il consigliere regionale del M5S, Luigi Piccirillo, chiedendo un parere che faccia chiarezza sugli aspetti singolari del bando di Aria.