Il veto di Polonia e Ungheria sulla clausola dello stato di diritto, che sta bloccando l’avanzamento del Recovery fund, danneggia anche i cittadini di quei Paesi. Oltre agli altri “milioni di cittadine e cittadini che hanno urgente bisogno di aiuti“. E’ per questo che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, intervenendo alla plenaria del Parlamento europeo in vista del Consiglio del 10-11 dicembre, ha invitato i leader dei due Paesi – se proprio hanno da ridire su un accordo che a luglio avevano accettato – a rivolgersi alla Corte di giustizia europea. In fretta, perché non si possono lasciare “senza risposta” i cittadini.
“A luglio i capi di Stato e di governo si erano accordati su un meccanismo di condizionalità” legato al bilancio Ue, ha ricordato la presidente. Ma “ora due Stati membri hanno espresso dubbi“. La condizionalità riguarda “casi di violazioni del principio dello stato di diritto che potrebbero compromettere il bilancio dell’Ue. È corretto, necessario, proporzionale ed è difficile immaginare che in Europa qualcuno possa aver qualcosa da ridire. Ma se avviene, esiste una semplice via: si può ricorrere alla Corte di giustizia europea”, “sede in cui si sciolgono i dubbi sui testi giuridici. Non possiamo lasciare che milioni di cittadine e cittadini che hanno urgente bisogno di aiuti non abbiamo risposta“, “anche in Polonia e Ungheria”.
“Dalla Brexit alla pandemia da coronavirus, dalla manovra alla lotta al terrorismo è quando uniamo le forze che noi europei possiamo ottenere il massimo, ed è grazie ai compromessi che troviamo che riusciamo ad andare avanti”, ha chiosato Von den Leyen. Che rispetto alla lotta al Covid ha ricordato come la Commissione “ad ora si è assicurata contratti per vaccini con sei compagnie farmaceutiche (AstraZeneca, Sanofi-Gsk, Janssen di Johnson &Johnson, Pfizer/BionTech, Curevac e Moderna; sono ancora in corso negoziati con Novavax, ndr). C’è finalmente luce in fondo al tunnel” in un quadro che “resta grave, con quasi 3mila morti al giorno. Il Covid-19 è stata la prima causa di morte nell’Unione europea la scorsa settimana. Gli ospedali restano sotto stress e in alcune regioni anche le unità di terapia intensiva sono sopraffatte”.
Nell’Unione Europea “i primi cittadini potrebbero essere vaccinati già prima di fine dicembre”. Però “gli Stati membri devono prepararsi ora, stiamo parlando di milioni di siringhe, di catene del freddo, di allestire centri di vaccinazione, di personale addestrato che deve essere sul posto. Tutto questo deve preparato: in breve, gli Stati membri devono approntare la logistica per la consegna di centinaia di milioni di dosi di vaccinazioni, perché questo è il nostro biglietto per uscire dalla pandemia”.
Riguardo alle attuali misure anti contagio, “so che chi ha negozi, bar, ristoranti, vuole la fine delle restrizioni”, ha spiegato, “ma dobbiamo trarre insegnamenti dall’estate evitando di ripetere gli stessi errori. Un rilassamento troppo celere ed eccessivo delle misure diventa un rischio per una terza ondata dopo Natale”. Dunque questo “sarà un Natale più tranquillo, e questo è anche un modo per dimostrare solidarietà tra Stati membri”.