Il viceministro Sileri chiede informazioni sugli ospedali milanesi dove è deflagrato il caso dei medici costretti "a operare scelte relative alla possibilità di accesso alle cure, che non sono né clinicamente né eticamente tollerabili". Le opposizioni unite chiedono a Gallera e Fontana di riferire (e non infierire sul personale). L'assessore convoca Stocco e si trincera dietro l'audit e l'autonomia dell'azienda sanitaria: "Vedremo dopo la verifica". Ma intanto si scopre che la Regione voleva prendere medici e infermieri ai due ospedali già al collasso (350 pazienti covid e altrettanti non-covid) per destinarli al Portello
“Né eroi né codardi!”, l’urlo dei medici milanesi è arrivato fino a Roma. Il viceministro Pierpaolo Sileri, a quanto si apprende, si sta interessando personalmente alla vicenda dell’implosione dei reparti d’urgenza degli ospedali Santi Paolo e Carlo emersa una settimana fa, grazie alla lettera-denuncia di 50 medici e infermieri rivelata dal Fatto.it. Il viceministro mette così il timbro: anche il Ministero della Salute vigilerà sul caso, non solo Regione Lombardia. Nel frattempo emerge di tutto. Si scopre, ad esempio, che mentre i medici d’urgenza, rianimatori e infermieri dei due ospedali annaspavano dietro a 350 pazienti Covid (altrettanti non covid) e 150 accessi al giorno in pronto soccorso, la Regione pianificava come dirottare una parte del personale sanitario all’Ospedale della Fiera, che di pazienti ne ha 64. Dall’assessore Gallera arriva intanto una prima, timida, presa d’atto del problema. L’opposizione attacca e chiede con una voce sola di fare chiarezza e tutelare da possibili ritorsioni il personale sanitario che aveva denunciato di dover fare “intollerabili scelte sull’accesso alle cure”.
Il timore delle rappresaglie. L’opposizione fa scudo
In seguito alla divulgazione delle lettera, datata 17 novembre e protocollata tre giorni dopo, l’Asst aveva diramato una nota durissima contro i firmatari. Annunciando una verifica interna, li sconfessava pubblicamente accusandoli di dire cose “false” (scarica il documento). Procedeva poi alla rimozione del loro primario Francesca Cortellaro (scarica l’atto di revoca), che sebbene in una mail precedente avesse espresso al direttore anologhe criticità, arrivando a chiedere la chiusura del pronto soccorso, si era prestata a difendere l’Asst. Forse non abbastanza per restare al suo posto. In ultimo, l’azienda sanitaria promuoveva l’iniziativa di una contro-raccolta firme di dissociazione dei medici e sostengo alla direzione (scarica il documento),trasformato di fatto un problema di salute pubblica in una sorta di referendum interno sul direttore generale. In calce, le firme dei capi dipartimento fiduciari di Stocco. Al sesto posto, quella di Davide Chiumello, primario della rianimazione del San Paolo ora nominato direttore ad interim dell’urgenza e dell’area critica del San Carlo, al posto della Cortellaro (scarica).
Una reazione di contrapposizione totale della dirigenza ai medici che, anziché ricomporre il conflitto, “rischia di divampare in tutta la Regione, con conseguenze nefaste per i cittadini”, scrivono i consiglieri di opposizione che – vista la gravità della situazione – hanno firmato insieme una lettera aperta, pubblicata oggi dal Manifesto, nella quale invitano la direzione a ricomporre la frattura coi medici e il duo Gallera-Fontana a fare chiarezza. Martedì faranno in Regione un’interrogazione (scarica), in question time sulla vicenda che promette scintille.
Il momento del grande collasso
Nel giro di un mese, l’ospedale era arrivato a ospitare 350 positivi nei reparti Covid e altrettanti negli altri reparti, con punte di 150 accessi al giorno nell’area del soccorso. Il 26 ottobre la primaria Francesca Cortellaro aveva scritto una drammatica mail al direttore Stocco nella quale chiedeva di dichiara “la non ricettività dei pronto soccorso per almeno 24 ore”, dove la situazione ormai era divenuta “esplosiva”, coi pazienti che venivano portati lì dalle ambulanze “senza alcuna possibilità di ricovero per almeno 24 ore”, e “il personale medico-infermieristico allo stremo”, fino all’ammissione che “in tale contesto, non siamo più in grado di garantire cure adeguate ai pazienti”. Che è, ne più né meno, quel che hanno scritto venti giorni dopo i medici allo stesso direttore. Il problema negato dall’Asst è però emerso solo quando la lettera interna è uscita dal cassetto e diventata di pubblico dominio. Quando la situazione, segnalata in ogni modo da chi la stava vivendo dentro la trincea dell’urgenza e delle rianimazioni, era ormai sfuggita di mano.
Gallera ecumenico (in bilico)
A fronte di tutto questo, Regione Lombardia è rimasta silente. Dagli uffici di Fontana e Gallera in una settimana non è trapelata una nota, una presa di posizione o anche un segnale di attenzione alla vicenda. Solo ieri sera, il direttore generale Matteo Stocco è stato convocato dall’assessore e dal direttore della sanità Marco Trivelli per fornire chiarimenti. “Ho chiesto una relazione, domani sentirò la primaria rimossa e i primari, quando avremo capito cosa è successo faremo le nostre scelte, ma sempre tenendo conto dell’autonomia dell’azienda e della direzione”, si è limitato a dire Gallera, prendendo atto dell’indagine interna annunciata dall’Asst. Non un parola per i medici che rischiano di essere sottoposti a sanzioni per aver messo nero su bianco come stavano le cose. Dietro il silenzio ci sono anche motivazioni politiche: a nominare Stocco direttore nel 2018 era stato proprio Gallera, dato in via di sostituzione dopo Natale su richiesta della Lega. Il caso Santi Paolo e Carlo, così mal gestito da richiede un intervento del viceministro, potrebbe essere il colpo di grazia.
La Regione chiede 13 medici per la Fiera
Forse però – il condizionale è d’obbligo – la gravità della situazione non era stata ben rappresentata da Stocco ai piani alti di Palazzo Lombardia, dove arrivava giusto la eco dei giornali, dei comunicati sindacali e delle reazioni dell’opposizione. Lo dimostra il fatto che, proprio mentre i reparti d’urgenza degli ospedali Santi e Paolo collassavano per carenza di personale e saturazione delle terapie intensive, la Regione pianificava addirittura di sottrargli medici e infermieri da destinare a quello in Fiera, ad oggi occupato da 65 pazienti. Nei giorni più drammatici per i due nosocomi milanesi, la direzione sanitaria di Ats Lombardia predisponeva una nota (scarica), a firma del direttore Marco Trivelli, per dirottare sul Portello 3 medici e 9 infermieri attingendoli proprio dai Santi Carlo e Paolo, in vista dell’attivazione di un ulteriore modulo (il settimo) al Portello. Come se davvero nessuno in Regione avesse idea delle reali condizioni in cui era costretto a operare il personale sanitario dei due ospedali travolto dalla seconda ondata.
Tutti sapevano. Le denunce inascoltate
Le carenze di organico nell’area dell’urgenza dei due ospedali però erano note da tempo, anche prima dell’arrivo del Coronavirus . Di anno in anno sono state (inutilmente) segnalate ai vertici dell’Asst. Il 12 novembre 2018, il coordinamento infermieristico aveva chiesto alla direzione (all’epoca in mano a Marco Salmoiraghi, oggi vicedirettore della sanità lombarda) di colmare le criticità in Pronto Soccorso sotto organico di 23 infermieri. Richiesta ribadita un anno dopo, il 18 ottobre 2019. Un anno dopo ancora, il 30 dicembre 2019, le Rsu arrivano a depositare un esposto in Procura e all’Ispettorato del lavoro proprio per segnalare la carenza di personale infermieristico, insieme all’inidoneità degli spazi e dell’organizzazione interna. E’ in questo quadro che arriva il Covid-19.
Cronaca di un’emergenza nell’emergenza
La prima ondata fa emergere il problema. Il 26 giugno sotto il Pirellone sventagliavano le bandiere della Confederazione Unitaria di base. Ma non viene risolto a cavallo dell’estate, in previsione della seconda ondata. Tanto che il 12 ottobre 2020 – vale a dire otto giorni prima della famosa “lettera” dei medici – la Fp Cgil di Milano invia a Stocco (e per conoscenza a il dg di Regione Trivelli) una nota sulla gestione “Area Critica” – Asst San Paolo e Carlo dove riferiva segnalazioni di “crescenti difficoltà degli operatori di Ps” dovuta all’afflusso di pazienti e alla carenza di organico “per la mancata sostituzione dei colleghi cessati per pensionamento, mobilità e maternità”, compresa la “forse precoce riapertura di tutti i reparti nel periodo estivo” (scarica).
Il 26 ottobre ci prova la primaria poi defenestrata dal direttore cui aveva segnalato la situazione. Non viene ascoltata, tanto che un mese dopo, sempre più disperati, 50 medici prendono l’iniziativa della lettera interna, con tanto di firme e matricole, che fa deflagrare il caso. L’inerzia della direzione porta allo stato di agitazione del comparto il 10 novembre con sciopero indetto per il 14 dicembre (USI sanità promotore, aderiscono Usb e Nursing Up), con tanto di infermiere che sale sul tetto del San Carlo con uno striscione “Né eroi, né codardi! Personale in stato di agitazione”. Il 22 novembre, deflagrata la vicenda sui giornali, il Comitato di difesa della sanità pubblica chiede le dimissioni di Stocco, Trivelli, Gallera e Fontana.
Assunzioni a “somma zero”. I bandi per il personale a fine ottobre
La nota con cui Asst Santi Paolo e Carlo sconfessava i firmatari della lettera fa riferimento all’assunzione, da febbraio ad oggi, di 97 medici e 94 infermieri. Ma senza fornire il saldo reale, cioé il personale aggiuntivo al netto delle cessazioni e dei pensionamenti. Il Fatto.it ha posto questa e altre domande al direttore Stocco e all’ente. La risposta è stata: “al momento non è possibile esaudire la Sua richiesta“. Nella lettera i medici – coi reparti d’urgenza ormai prossimi al collasso – denunciavano l’insufficienza di “personale medico, infermieristico e ausiliario, specialmente di area critica, neppure lontanamente colmata da personale assunto ad hoc, introdotto in reparti altamente specializzati con una formazione sempre più spesso frettolosa e sommaria”. Ed era, secondo la denuncia, una carenza “gravissima e nota ben prima della pandemia”. Tale ormai che “in assenza di queste risorse critiche, ci vediamo costretti a operare scelte relative alla possibilità di accesso alle cure, che non sono né clinicamente né eticamente tollerabili. Contro la nostra volontà e, soprattutto, contro la nostra coscienza umana e professionale”. Il sito dell’Asst però pullula ora di bandi e avvisi. E’ ancora aperto quello per il “reclutamento straordinario di personale sanitario del comparto per l’emergenza epidemiologica da covid-19“. Data di emissione: 2o ottobre 2020 . Il collasso dei reparti d’urgenza, ormai, era avvenuto.