Le responsabilità per l’incidente del cargo del Jolly Nero, schiantatosi contro la Torre Piloti del porto di Genova provocando 9 morti, sono definitive. Ma la Cassazione ha disposto un nuovo appello per rideterminazione delle pene nei confronti degli imputati. I giudici della corte d’appello di Genova trattamento sanzionatorio nei confronti del comandante della Jolly Nero Roberto Paoloni, per il primo ufficiale della nave Lorenzo Repetto e per il direttore di macchina Franco Giammoro va rimodulato.
Paoloni in secondo grado era stato condannato a 9 anni e 11 mesi, Repetto a 8 anni e sei mesi, Giammoro a 7 anni. Secondo i legali degli imputati, la Suprema Corte ha accolto la loro tesi per cui “ci furono delle corresponsabilità nell’incidente: dai progettisti che decisero la collocazione a filo banchina della struttura fino ai rimorchiatori che fecero uscire il cargo in retromarcia per sei chilometri”. Il riferimento è alle 7 condanne in primo grado nel procedimento parallelo sulla pericolosità della struttura che vede imputati l’ex comandante delle Capitanerie, Felicio Angrisano, e i progettisti della Torre Piloti, costruita a fil di banchina. Per questo, a loro avviso, la Cassazione ha stabilito che le pene andranno ridotte.
Tutti gli altri ricorsi sono stati dichiarati inammissibili, compreso quello della procura generale. Diventa definitiva quindi l’assoluzione di Giampaolo Olmetti, comandante d’armamento della compagnia Messina, armatrice del Jolly Nero. In appello erano stati assolti anche il pilota Antonio Anfossi – condannato in primo grado a 4 anni e due mesi – e il terzo ufficiale Cristina Vaccaro.
Confermata invece la responsabilità anche della stessa Messina, che era stata condannata ai sensi del D. lgsl 231 a oltre 1 milione di euro di multa. “Le responsabilità sono accertate. Oggi si chiude il primo capitolo di un libro che stiamo scrivendo”, dice il pool di legali composto da Alessandra Guarini, Massimiliano Gabrielli e Cesare Bulgheroni che rappresenta Adele Chiello Tusa, madre di Giuseppe Tusa, una delle vittime del disastro del 7 maggio 2013. “Alla nostra assistita non interessa se gli imputati andranno in carcere, voleva la certificazione delle responsabilità – aggiungono – E oggi arriva un punto fermo”.