Vincenzo Trani è un imprenditore originario di Napoli, nonché presidente della Camera di commercio italo-russa. "Con l’urgenza che stiamo vivendo, se qualcuno invece di andare in televisione venisse qui sarebbe meglio. Israele non ha aspettato e ha già acquistato"
C’è un italiano che vive e lavora in Russia e detiene un primato: è il primo straniero ad aver ricevuto il vaccino anticovid russo Sputnik, e si chiede perché nessuno dall’Italia sia venuto qui a studiarne i dati e le caratteristiche. Si chiama Vincenzo Trani ed è un imprenditore originario di Napoli, nonché presidente della Camera di commercio italo-russa. Trani ha 47 anni, ha assunto il vaccino ad inizio novembre “e sabato prossimo farò il richiamo”. Sta bene ed è “molto contento”. Ed aggiunge: “Non ha idea di quanti italiani mi stiano contattando per sapere se è possibile anche per loro vaccinarsi con Sputnik”. Non è possibile. Almeno, per ora. Tra qualche mese, chissà, come intuirete leggendo ciò che Trani ha riferito a ilfattoquotidiano.it.
Ci racconta come è riuscito a farsi somministrare il vaccino russo?
Per lavoro sono sempre molto aggiornato su quanto accade in Russia e sugli scambi commerciali e culturali con il nostro paese. Sapevo che Gamaleya (l’istituto di ricerca che ha sviluppato il farmaco, ndr) aveva relazioni con la comunità scientifica dello Spallanzani. Sapevo che era riconosciuto come un istituto molto serio e che il loro candidato vaccino era vicino alla conclusione. Quando a novembre si è conclusa la fase tre e si è autorizzata la distribuzione in Russia, molti miei amici russi lo hanno fatto. In particolare quelli che appartenevano alle categorie a rischio, le persone che per la loro attività incontrano molte altre persone. Così ho chiesto al mio medico di vaccinarmi.
Ed è stato semplice? Come è andata? Il medico le ha fatto una ricetta per recarsi a un centro vaccinale?
No, il medico mi ha accompagnato in un ospedale di Mosca e lì un infermiere, da solo, mi ha somministrato la prima iniezione del vaccino.
C’era la fila?
C’erano tante persone.
Quanto tempo ci ha messo?
Tre minuti.
Pochissimo
È un vaccino dalla conservazione semplice, non c’è bisogno di tenerlo a temperature bassissime. È anche liofilizzabile in polvere. Per i paesi caldi potrebbe essere una buona soluzione.
Che le hanno detto dopo l’iniezione?
Che forse dopo avrei avuto un po’ di febbre e mal di testa. Ma io non ho sentito niente, sono stato bene.
Quando è prevista la seconda dose?
Sabato.
È già iniziata la campagna vaccinale di massa in Russia?
Per ora è somministrato solo alle categorie a rischio. Mi sono informato: al momento lo hanno ricevuto in 82mila. Io sono l’unico italiano. Fino alla scorsa settimana.
Quante persone conosce che hanno fatto il vaccino Sputnik?
Una decina. Stanno tutti bene. Lo avevano fatto prima di me e la loro esperienza mi ha spinto a farlo anche io. Peraltro, sapendo i rischi che si corrono con questo virus molto subdolo, ho avuto paura e ho cercato di riceverlo al più presto.
Cosa prova adesso?
Sono molto contento e ora sto facendo di tutto per diffondere questa mia positiva esperienza.
In che modo?
Ne discutevo con gli imprenditori della camera di commercio italo-russa, siamo in circa 500, di cui circa 220 italiani. Partiamo dal dato interessantissimo che il vaccino russo è gestito e distribuito dal Fondo sovrano russo, che ne detiene la proprietà intellettuale. La loro intenzione non è quella di produrlo, non ce la farebbero su scala molto larga, ma di concederne l’uso della formula all’estero per ottenerne in cambio una parte della loro produzione. Infatti i contratti coi paesi esteri non sono di vendita, ma ricalcati su questo schema.
Uno schema replicabile anche in Italia?
In teoria sì. Una azienda farmaceutica italiana potrebbe proporsi. E questo sa cosa significa? Che noi italiani potremmo controllarne la produzione in proprio.
Quindi lei si sta adoperando in questa direzione?
Come Camera di commercio non facciamo business. Potremmo però mettere in contatto aziende italiane con il Fondo sovrano. Ma il nostro ruolo finirebbe lì.
Insisto: c’è qualche azienda farmaceutica italiana interessata a produrre Sputnik?
Al momento no, che io sappia.
Ha letto il sondaggio Ipsos secondo il quale in Italia una persona su sei non è intenzionata a vaccinarsi?
È importante che le persone siano libere di scegliere se farlo o meno. Io personalmente mi vaccino perché ho paura dei virus, ma rispetto la libertà medica di chi non vuole, anche se non ne comprendo le ragioni. Ricordando peraltro che in questo momento tanta gente vorrebbe vaccinarsi contro il Covid e non può ancora farlo o non ci riesce.
Qual è il sentimento della popolazione russa rispetto al vaccino Sputnik?
Tutti lo chiedono e non ce la fanno a somministrarlo a tutti. Hanno calcolato che la popolazione sarà completamente vaccinata soltanto a luglio. C’è molta fiducia sulla sua efficacia. Non ho conosciuto persone che non vogliono farlo. Ho conosciuto solo chi vorrebbe riceverlo al più presto. Compresi molti italiani. Che se le frontiere fossero aperte, mi hanno detto che verrebbero fino a Mosca per vaccinarsi. E mi hanno chiesto se è possibile. Per mail, su Facebook. Tantissimi. C’è chi mi ha scritto chiedendomi se potevo portarglielo.
Come se fosse un tubetto di aspirina
Purtroppo devo rispondere che non è possibile. Però mi chiedo perché la comunità scientifica italiana non abbia avuto la curiosità di venire in Russia e vedere questo Sputnik che caratteristiche ha, come funziona. Non è venuto nessuno.
Si aspetta prima la pubblicazione dei dati sulle riviste scientifiche
Con l’urgenza che stiamo vivendo, se qualcuno invece di andare in televisione venisse qui sarebbe meglio. Israele non ha aspettato e ha già acquistato.