“Diego non si scopre, te lo manda Dio” parola di Francisco Cornejo, suo primo allenatore ai tempi dell’Argentinos Juniors. Probabilmente una delle frasi più azzeccate mai lette.
Sì, perché a detta di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di ammirarlo da ragazzo in Argentina, nei “potreros” polverosi prima e sui campi di Buenos Aires poi, uno così non c’è stato bisogno di scoprirlo: era talmente palese fosse così diverso da tutti gli altri che dovevi essere o un folle o in malafede per non accorgerti di lui.
Jorge Valdano, nel suo libro più famoso – Il sogno di Futbolandia – scrisse: “Quando ero piccolo ricordo che tifosi di tutti i quartieri tradivano le loro squadre del cuore per vedere quel genio per il quale un fazzoletto di terreno era più di un latifondo. Alcuni lo confusero con Dio, e quando sei poco più che un bambino non hai motivo di mettere in dubbio l’opinione dei grandi”. Una delle poche volte che i “grandi” avevano ragione.
Diego non è mai stato e mai lo sarà, uno come tanti.
In campo è stato meraviglioso, estasiante, inarrivabile… Indiscutibile. Al contrario, fuori ha fatto discutere, ha spesso diviso l’opinione pubblica per delle scelte personali forti, controcorrente… sregolate. Ma forse, se non fosse stato così, se non avesse continuamente toccato il paradiso con il suo talento smisurato per poi regolarmente sprofondare all’inferno per le sue debolezze, come anche a molti di noi comuni esseri umani capita spesso durante le nostre vite, non sarebbe stato “Diego Armando Maradona”. Il più immortale tra i mortali, il più umano tra le divinità.
Quando durante la mia infanzia ho iniziato ad approcciarmi al calcio, uno dei primi nomi memorizzati è stato il suo. Ricordo di aver sentito “Uè! Ma chi sei Maradona?” talmente tante volte che a posteriori ho iniziato a dirlo anch’io. Una frase che probabilmente rimarrà di uso comune per l’eternità, e ciò probabilmente basterebbe già a far capire cosa è stato.
L’icona del numero 10, l’“hombre del pueblo” per antonomasia, eroe di un popolo travolgente come quello argentino, e di una meravigliosa città, Napoli, che sta già versando fiumi di lacrime per la sua perdita.
“Non ho pianto così da quando è morto mio padre” ha detto una signora napoletana intervistata per strada dopo la notizia. Era devastata. “Perché Maradona è Napoli!” la risposta orgogliosa di un signore sulla cinquantina, che non è riuscito a nascondere i suoi occhi lucidi. Come dargli torto.
Il ricordo di Pep Guardiola ieri in conferenza forse spiega meglio di tutti cosa è stato Maradona per la sua gente: “Ho letto uno striscione un anno fa che diceva: ‘Non importa ciò che hai fatto nella tua vita Diego, ma ciò che hai fatto alle nostre’”. C’è frase più bella da dedicare?
Ho sempre detto e scritto che la sua è una storia davvero incredibile, probabilmente irripetibile, una storia da raccontare. E sono certo che sarà raccontata ai posteri come la leggendaria storia di Diego Armando Maradona: un uomo nato per il calcio, per molti il più grande di sempre.
Romanzo Calcistico
Storyteller
Calcio - 26 Novembre 2020
Maradona, ‘non importa ciò che hai fatto nella tua vita ma ciò che hai fatto alle nostre’
“Diego non si scopre, te lo manda Dio” parola di Francisco Cornejo, suo primo allenatore ai tempi dell’Argentinos Juniors. Probabilmente una delle frasi più azzeccate mai lette.
Sì, perché a detta di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di ammirarlo da ragazzo in Argentina, nei “potreros” polverosi prima e sui campi di Buenos Aires poi, uno così non c’è stato bisogno di scoprirlo: era talmente palese fosse così diverso da tutti gli altri che dovevi essere o un folle o in malafede per non accorgerti di lui.
Jorge Valdano, nel suo libro più famoso – Il sogno di Futbolandia – scrisse: “Quando ero piccolo ricordo che tifosi di tutti i quartieri tradivano le loro squadre del cuore per vedere quel genio per il quale un fazzoletto di terreno era più di un latifondo. Alcuni lo confusero con Dio, e quando sei poco più che un bambino non hai motivo di mettere in dubbio l’opinione dei grandi”. Una delle poche volte che i “grandi” avevano ragione.
Diego non è mai stato e mai lo sarà, uno come tanti.
In campo è stato meraviglioso, estasiante, inarrivabile… Indiscutibile. Al contrario, fuori ha fatto discutere, ha spesso diviso l’opinione pubblica per delle scelte personali forti, controcorrente… sregolate. Ma forse, se non fosse stato così, se non avesse continuamente toccato il paradiso con il suo talento smisurato per poi regolarmente sprofondare all’inferno per le sue debolezze, come anche a molti di noi comuni esseri umani capita spesso durante le nostre vite, non sarebbe stato “Diego Armando Maradona”. Il più immortale tra i mortali, il più umano tra le divinità.
Quando durante la mia infanzia ho iniziato ad approcciarmi al calcio, uno dei primi nomi memorizzati è stato il suo. Ricordo di aver sentito “Uè! Ma chi sei Maradona?” talmente tante volte che a posteriori ho iniziato a dirlo anch’io. Una frase che probabilmente rimarrà di uso comune per l’eternità, e ciò probabilmente basterebbe già a far capire cosa è stato.
L’icona del numero 10, l’“hombre del pueblo” per antonomasia, eroe di un popolo travolgente come quello argentino, e di una meravigliosa città, Napoli, che sta già versando fiumi di lacrime per la sua perdita.
“Non ho pianto così da quando è morto mio padre” ha detto una signora napoletana intervistata per strada dopo la notizia. Era devastata. “Perché Maradona è Napoli!” la risposta orgogliosa di un signore sulla cinquantina, che non è riuscito a nascondere i suoi occhi lucidi. Come dargli torto.
Il ricordo di Pep Guardiola ieri in conferenza forse spiega meglio di tutti cosa è stato Maradona per la sua gente: “Ho letto uno striscione un anno fa che diceva: ‘Non importa ciò che hai fatto nella tua vita Diego, ma ciò che hai fatto alle nostre’”. C’è frase più bella da dedicare?
Ho sempre detto e scritto che la sua è una storia davvero incredibile, probabilmente irripetibile, una storia da raccontare. E sono certo che sarà raccontata ai posteri come la leggendaria storia di Diego Armando Maradona: un uomo nato per il calcio, per molti il più grande di sempre.
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Il judoka Emre Yazgan morto a soli 16 anni travolto da una valanga durante il ritiro della Nazionale turca
Kiev, 22 dic. (Adnkronos) - Un attacco "massiccio" di droni ucraini ha colpito un deposito di petrolio vicino alla città di Oryol, nella Russia occidentale, durante la notte, provocando un incendio. Lo ha riferito il governatore dell'oblast di Oryol, Andrey Klychkov, aggiungendo che le forze russe hanno abbattuto 20 droni.
Video pubblicati sui social media e girati dai residenti locali mostrano grandi esplosioni che illuminano il cielo notturno attorno alla città. L'entità dei danni causati non è stata immediatamente chiara. Klychkov ha affermato che non sono state segnalate vittime o feriti a seguito dell'attacco.
Roma, 22 dic. (Adnkronos) - "L'orchestra Cherubini, pensata e voluta" dal maestro Riccardo Muti "per i giovani e composta da giovani, è una delle tante eccellenze italiane che nella musica vede da sempre uno dei suoi momenti migliori". Lo ha affermato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del concerto di Natale a palazzo Madama, giunto alla 27ma edizione, diretto quest'anno dal maestro Riccardo Muti e che vede esibirsi l'Orchestra giovanile Luigi Cherubini.
Muti dirige il Concerto di Natale al Senato per la quinta volta, dopo i precedenti del 2005, 2009, 2012 e 2019, mentre per l'Orchestra Cherubini è il quarto ritorno a Palazzo Madama e l'occasione per celebrare i venti anni dalla propria fondazione, avvenuta nel 2004.
In programma, l'ouverture Coriolano op. 62 di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia Roma op. 37 di Georges Bizet.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
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Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.