Ex alti ufficiali delle forze armate e piloti ritenuti colpevoli di aver bombardato luoghi simbolo la notte del putsch, tra cui il Parlamento. Sono alcuni degli almeno 27 condannati in Turchia per il fallito colpo di stato del 15 luglio 2016, relativo alle azioni compiute nella base aerea di Akinci alla periferia di Ankara, utilizzata dai golpisti come quartier generale. Un tribunale della capitale ha decretato almeno 337 ergastoli per quello che è uno dei principali maxi-processi per il tentato golpe. Quattro imputati chiamati “imam civili” per i legami con i gulenisti – cioè i sostenitori di Fethullah Gulen, ex alleato del capo dello Stato Recep Tayyip Erdogan, accusato di essere la mente dei fatti del 2016 -, sono stati condannati a 79 ergastoli aggravati, una pena paragonabile al 41-bis, per omicidio, tentativo di assassinare il presidente e di rovesciare l’ordine costituzionale. La stessa condanna è stata comminata ad almeno 21 tra ufficiali e piloti. Altri 60 imputati sono stati condannati a pene minori e 75 assolti.
La giustizia di Ankara ha chiesto ripetutamente l’estradizione dell’imam e magnate Fethullah Gulen dagli Stati Uniti, dove è residente dal 1999, che è stata finora negata dalle autorità americane. Complessivamente, al maxi-processo sulla base Akinci erano imputate 475 persone, di cui 365 in custodia cautelare in carcere. A oltre 4 anni dal putsch, i processi conclusi in relazione a quegli eventi sono almeno 289, per un totale di oltre 4.100 persone condannate, di cui più di 2.500 alla pena dell’ergastolo. Altri 10 processi risultano ancora in corso, tra cui quello con oltre 500 imputati per le azioni eversive della guardia presidenziale.
Il tentato golpe e i processi – Il processo è uno dei due principali contro i sospetti membri di una rete guidata da Gulen, che è stato anche nominato tra gli imputati ma ha negato il coinvolgimento nel colpo di stato che ha provocato circa 220 morti e migliaia di feriti. Allora furono uccisi anche circa 30 golpisti. Il tribunale ha stabilito che Gulen e altri quattro imputati ancora ricercati dalle autorità turche fossero processati separatamente per le accuse. I pubblici ministeri hanno accusato i golpisti di utilizzare la base aerea di Akinci come quartier generale. L’allora capo militare della Turchia, il generale Hulusi Akar, che è l’attuale ministro della Difesa, e altri comandanti furono tenuti prigionieri per diverse ore nella base la notte del colpo di stato. Il processo, che si è aperto il 1 agosto 2017, è parte della repressione avviata dopo il colpo di stato in cui sono state arrestate circa 77mila persone e licenziate 130mila. Il giorno dell’apertura, dozzine di imputati sono stati fatti sfilare in tribunale ammanettati, con due poliziotti paramilitari per braccio, mentre alcuni manifestanti lanciavano pietre e gridavano “Assassini!”.