di Jakub Stanislaw Golebiewski
Ill.mo Presidente Giuseppe Conte,
sono un papà separato preoccupato per i miei figli e per questo sarò schietto con Lei: il futuro del nostro paese dipende dalle decisioni politiche prese anche in funzione dei bambini.
Siamo ancora noi genitori a pagare il prezzo più alto causato dagli effetti di questa maledetta pandemia. Siamo ancora noi genitori, separati e non, a vivere quotidianamente un forte disagio che si riflette sui nostri figli a cui abbiamo chiesto sforzi enormi negli ultimi 8 mesi.
In questi giorni il Suo governo sta lavorando a un nuovo Dpcm tutto natalizio affinché sarà possibile “scambiarci i doni – come ha dichiarato – e permettere all’economia di crescere”. Mi chiedo, a cosa serve far crescere l’economia se nessuno è interessato a comprendere come aiutare le nuove generazioni, già indifferenti all’economia della conoscenza a causa della forzata paralisi scolastica?
Oggi, più che di lockdown sarebbe opportuno parlare di breakdown generazionale; le nuove generazioni iniziano a non comunicare più con quelle vecchie, seppur entrambe abbiano urgenza di scoprire nuovi modelli sociali e individuare soluzioni condivise nella lotta alla pandemia. La stessa scienza, raccontata per mesi dai membri del Cts – Comitato Tecnico Scientifico – ci ha insegnato che da un momento critico possono nascere nuove idee e nuovi modelli relazionali dando vita ad una specie di adattamento sociale che prende il nome di resilienza. Un termine a Lei tanto caro, Presidente Conte.
Eppure la resilienza è uno strumento che ci aiuta emotivamente per far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, senza risolverli concretamente, cosa che invece fanno delle coraggiose decisioni. Sono queste che ci aspettiamo da Lei, Presidente, decisioni che guardano con lungimiranza alle nuove generazioni, capaci di abilitare e non di disabilitare, come qualcuno crede, la crescita economica del nostro Paese, soprattutto grazie ad una necessaria ed immediata ristrutturazione della dimensione familiare e sociale.
Deve sapere che noi genitori abbiamo tanta voglia di investire sui nostri figli, sui giovani, sui ragazzi, sui bambini e lo facciamo mettendoci il cuore, il portafoglio ormai vuoto e tutto il tempo a nostra disposizione, ma da soli non possiamo più farcela! Siamo allo stremo. Abbiamo bisogno della scuola, oltre al cenone di Natale, ai locali aperti oltre le 22.00 e ai doni sotto l’albero che saranno acquistati in un centro commerciale aperto durante i prossimi weekend prenatalizi. Lo chiedono i nostri ragazzi e lo chiediamo noi genitori, le scuole chiuse devono riprendere a funzionare in presenza e crediamo che la data del 3 dicembre, in cui dovrebbe entrare in vigore il suo prossimo Dpcm, possa essere quella giusta.
Non perdiamo altro preziosissimo tempo. No, non si preoccupi, non vogliamo fare “tana liberi tutti”, a quello ci hanno già pensato irresponsabilmente alcuni negazionisti la scorsa estate, però infanzia e adolescenza hanno bisogno di essere vissute a pieno e per questo Le chiediamo di impegnarsi nel trovare modalità utili per salvaguardare la socializzazione, la creatività e la fantasia, aspetti presenti nella vita scolastica reale ed essenziali per il benessere psicofisico dei nostri bambini.
La didattica a distanza sarà sempre una risorsa da esplorare e la sua eventuale integrazione strutturata con la didattica de visu potrebbe solo potenziarne le capacità, oltre che aiutare i docenti a familiarizzare con la stessa, tutto ovviamente nell’ottica di un interesse collettivo che, stando ai dati del Miur dell’anno scolastico 2020-2021, riguarda oltre 8,3 milioni di studentesse e studenti di cui 7.507.484 negli istituti statali e circa 860 mila nelle paritarie. Non dimentichi che dietro ogni studente ci sono anche dei genitori.
La verità è che crescere senza scuola non è mai stato semplice, i ragazzi oggi mostrano segni di fatica più che triplicati con una Dad nostrana poco efficace ed efficiente attuata già a pochi giorni dall’inizio della scuola. Mia figlia a 12 anni in un whatsapp scrive: “Papà ogni mattina davanti ad uno schermo è sempre più difficile, torniamo alla normalità, non ce la faccio più”. Da padre Le posso dire che il contatto umano, la condivisione di emozioni e di esperienze non sono solo tappe insostituibili della crescita dei bambini in un contesto scolastico, ma continuano ad essere i perni dell’evoluzione interiore di noi adulti anche nel mondo del lavoro.
Prenda una decisione coraggiosa, lo faccia per il futuro del nostro Paese, riapra le scuole il 3 dicembre. Grazie.