Diego Della Palma, "profeta del made in Italy" come l'ha definito il New York Times, nel giorno del suo compleanno si racconta: "Non voglio che la gente mi creda migliore di quello che sono. Sono il più miserabile dei miserabili e il più spirituale degli spirituali". E al Corriere racconta anche di un abuso da parte di un sacerdote, quando aveva 15 anni
Il lookmaker di fama mondiale Diego Della Palma dopo 70 anni appena compiuti, tutti votati agli occhi, alle labbra e alla bellezza delle donne, confessa al Corriere della Sera di essere stato un “erotomane dai 24 ai 40 anni”. Nonostante abbia ricevuto almeno una decina di ricatti, continua “nessuno può pensare di rovinarmi: sono stato solo con adulti consenzienti”. Ora pansessuale, Della Palma racconta di aver capito dopo la morte dei genitori che il sesso gli lasciava soltanto “vuoti esistenziali, ricordi stinti”. E ammette: “Forse mi ha fatto perdere anche l’occasione di avere una persona accanto, qualcuno con cui condividere noia, quotidianità, viaggi, il piacere e il dispiacere”.
Prima che il suo nome fosse stampato sui cofanetti di make up delle profumerie di maggior spicco nel mondo e che il New York Times scrivesse che d’inverno vestiva total black e d’estate total white definendolo “profeta del made in Italy”, Della Palma era un bambino che viveva a Làmbara, “un luogo isolato da tutto. Sulle Alpi Venete, circondato da vacche maiali e capre”. Le dive le vedeva solo nelle pagine di qualche rara rivista che “qualcuno a volte portava su ai pascoli”. Ma, racconta, è sulle labbra di sua mamma che ha riconosciuto la bellezza, “dal rossetto che portava anche in mezzo alle vacche”. Fu la sua insegnante di disegno a comprendere la sua passione e così partì per frequentare la scuola d’arte a Venezia, con convitto dai preti. Della Palma di quel periodo racconta al Corriere anche di un abuso sessuale da parte di un sacerdote “enorme, di 120 chili, padre Ugo di Gubbio”, che in punto di morte ha deciso di perdonare: “Avevo quasi 15 anni, è andata avanti per due anni. A casa non lo dissi, mamma mi avrebbe dato due ceffoni, per lei, i preti erano solo buoni”. “Ho il vantaggio di non ricordare con rancore, non lo odio”, racconta, “Prima di morire, mi chiamò e mi chiese: Dieghino, mi vuoi bene? Gli risposi di sì. Mi dissi: lascialo andare in pace”.
Dopo la scuola e un duro inizio a Milano, dove Della Palma fu costretto anche a prostituirsi, il truccatore e profeta del made in Italy fece finalmente il suo exploit, iniziando a truccare le dive di un’ epoca che non esiste più. “Di Dalida dirà al Corriere “è il mistero”, Monica Vitti “la modernità, è attuale ancora adesso”, la Vanoni “il carisma”, la Magnani “l’impulso, qualcosa che sono anche io”.
Della Palma è iscritto alla onlus Eutanasia Exit e alla soglia dei suoi 70 anni non ha avuto riserve nel raccontarsi “Non voglio che la gente mi creda migliore di quello che sono. Sono il più miserabile dei miserabili e il più spirituale degli spirituali: ho una necessità febbrile sia di carnalità sia di spiritualità”. Riguardo alla morte, confessa “Il desiderio più elevato che ho è morire come le aquile di cui mi raccontava mio padre: quando sentono avvicinarsi la fine, si isolano sulle cime più alte e muoiono da sole. Voglio sparire senza creare disagio, impegni e imbarazzi a nessuno. Ho già venduto tutti i miei beni, anche la casa splendida in cui vivo, ai piedi dei Colli Euganei. Ho già chiesto a una persona di spargere le mie ceneri a Làmbara, in un giorno di forte vento”.