Quando si avvicinano le elezioni il pallone italiano impazzisce. Adesso è il turno della Serie B: la Lega cadetta del presidente Mauro Balata ha appena deciso che il prossimo campionato avrà 21 squadre, e non 20 come di norma. Sembra uno scherzo, un torneo a ranghi dispari. Ma i club fanno sul serio: vogliono solo tre e non quattro retrocessioni in Serie C, per pareggiare le tre promozioni in Serie A, anche a costo di dar vita ad un campionato “zoppo” e andare contro al buon senso che inviterebbero a ridurre il numero delle squadre professionistiche, non aumentarlo.
Appena letto il comunicato dell’assemblea, un po’ tutti i tifosi si sono chiesti cosa ci fosse dietro una decisione così assurda. La risposta è facile: l’ennesima manovra elettorale. La Serie B si sente penalizzata dall’avere un meccanismo asimmetrico di promozioni (tre) e retrocessioni (quattro), ed in questo è effettivamente un unicum, non solo nel panorama italiano. Ritiene che cambiare ogni anno 7 formazioni su 20 sia uno squilibrio eccessivo. E così prova a intervenire. Pone un problema sul tavolo e si mette sul “mercato” elettorale: il suo 5% di voti andrà a chi le proporrà una soluzione, e in un’elezione così incerta potrebbe fare gola. Intanto eliminare una retrocessione non può che far piacere ai club della Lega, e questo aumenta il consenso interno del presidente Balata.
La vera domanda è un’altra: la Serie B può farlo? E qui il discorso si fa complicato. Da regolamento una Lega può deliberare entro il 31 dicembre la modifica al numero delle partecipanti al proprio campionato. La proposta dev’essere approvata dal consiglio della Federcalcio, d’intesa con le altre Leghe se la modifica ha delle conseguenze sul meccanismo promozioni-retrocessioni. Quindi la bocciatura pare scontata, ma c’è un però: l’ultimo format regolarmente approvato per la Serie B è ancora quello a 22 squadre, ridotto con un colpo di mano ai tempi del commissariamento del Coni nell’estate 2018 in cui vennero bloccati i ripescaggi.
Nessuno ha apprezzato la mossa in Figc ma se la Serie B volesse davvero tornare a 22 (nel giro di due anni) potrebbe non essere semplicissimo impedirglielo. Certo, questo andrebbe contro ogni logica, visto che la Lega due anni fa aveva scatenato un putiferio legale per ridurre le squadre e ora le vuole aumentare. E andrebbe contro anche i suoi stessi interessi: così ci sarebbero più teste da sfamare e meno soldi per ciascun club in un momento già così complicato.
Quella della Serie B è soprattutto una provocazione. Il vero obiettivo probabilmente non è tornare a 22, ma ottenere l’eliminazione della quarta retrocessione in Serie C (la Lega Pro è già sul piede di guerra). Il metodo è sbagliato, la soluzione proposta semplicemente ridicola. Su una cosa però il presidente Balata ha ragione: la riforma dei campionati resta la priorità per il calcio italiano. Ci voleva l’assurda prospettiva di una Serie B a 21 per ricordarselo.
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