Lettera della ministra De Micheli al premier Conte e per conoscenza alla titolare dell'Istruzione Azzolina: dalla simulazione su Roma, Milano e Napoli emerge la necessità di scaglionare i tempi di uffici, attività produttive e scuola per un ritorno alle lezioni in presenza
Si allontana sempre più l’ipotesi di un rientro graduale a scuola il 9 di dicembre. Dietro le buone intenzioni della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e dei sindaci restano i problemi. Primo, quello dei trasporti. Al Mit puntano il dito contro la mancanza degli scaglionamenti, mentre in viale Trastevere nessuno lo dice esplicitamente ma hanno il dente avvelenato con gli uffici di villa Patrizi colpevoli di non essersi organizzati in tempo per una riapertura a dicembre. In queste ore la ministra Paola De Micheli ha preso carta e penna e ha scritto una lettera al premier Giuseppe Conte e per conoscenza alla Azzolina nella quale fa presente che alla luce delle simulazioni fatte sulle città di Milano, Roma e Napoli, nonostante la previsione di un’offerta di servizi aggiuntivi, i limiti possono essere ovviati solo rimodulando la domanda. La missiva conclude con una richiesta al ministero dell’Istruzione, alle Regioni e alle associazioni di categoria: riorganizzare completamente il piano orari delle scuole. Ma non solo. Per poter rientrare in aula restano aperte altre due questioni: una via prioritaria per i tamponi rapidi a studenti e docenti e protocolli uguali da parte delle Asl nelle città per evitare indicazioni diverse da scuola a scuola.
Sulla data del ritorno in classe non ci sono dubbi: sull’agenda della Azzolina è segnato il 9 dicembre come prima ipotesi. L’idea del 14 viene considerata solo come “simbolica”. Piuttosto meglio rinviare tutto a dopo le vacanze di Natale. Altra certezza: se si parla di ritorno in classe sarà graduale, ovvero potrebbero avere la priorità le prime e le quinte e solo successivamente le altre classi. A frenare l’entusiasmo che serpeggia tra i corridoi di viale Trastevere è però il ministero dei Trasporti dove hanno fatto un solo ragionamento: “Lo scaglionamento di orari di uffici, attività produttive e scuola deve essere reale”.
Le Regioni e le associazioni del trasporto pubblico locale hanno fornito un calcolo dei flussi tale che se anche si viaggiasse con il doppio dei mezzi pubblici – nelle città altamente congestionate come Roma e Milano ad esempio – al 50% del riempimento non si riuscirebbe a soddisfare la domanda, a parità di orari rispetto a ottobre. Secondo il Mit si creerebbero comunque quegli assembramenti che hanno fatto discutere a settembre con le riaperture, e il problema non si risolverebbe. E sulla questione di raddoppiare i mezzi c’è un ulteriore riflessione che fa il Mit: senza scaglionare orari non è un’ipotesi realizzabile, non perché non vi siano le risorse economiche per affittarli, ma perché se metti il doppio dei mezzi nelle città per esempio come Milano crei un ingolfamento di auto e traffico notevole. D’altro canto i sindaci delle 14 città metropolitane, ieri in videoconferenza con la ministra dell’Istruzione, hanno preteso chiarezza.
“Ho chiesto alla ministra che da parte del Governo nazionale – ha spiegato il primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando – siano elaborate al più presto direttive congiunte dei ministeri dell’Istruzione, della Salute e dei Trasporti al fine di razionalizzare gli interventi di Regioni, Asp e Comuni ispirati ad uniche linee guida e nel rispetto delle rispettive competenze”. Anche Antonio Decaro, sindaco di Bari, ha ribadito la necessità di intervenire sui trasporti e così han fatto il primo cittadino di Firenze, Dario Nardella e Virginio Merola da Bologna. Una promessa, quella di intervenire sugli scaglionamenti degli orari delle città, che dopo sei mesi è rimasta lettera morta.
La ministra dell’Istruzione, ancora giovedì, rispondendo alle domande degli studenti su Instagram a chi chiedeva se sono stati fatti progressi sul tema dei trasporti ha detto: “C’è un ministero competente in materia”. Intanto i presidenti di Regione nella riunione con il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e della Salute Roberto Speranza hanno chiesto di prolungare la didattica a distanza per i licei fino a gennaio. Solo il governatore della Toscana Eugenio Giani si è detto favorevole alla riapertura almeno per le seconde e terze medie. E sulla questione sono intervenute anche le organizzazioni sindacali: “Inutile e dannoso, lo scaricabarile istituzionale. Per tenere aperte le scuole in sicurezza – spiega Rino Di Meglio della Gilda – è indispensabile garantire tutti gli elementi necessari a che ciò avvenga, dalle misure organizzative per scaglionare i flussi degli studenti in ingresso e in uscita dagli edifici scolastici, agli interventi sanitari quali i test rapidi e un sistema celere di tracciamento dei contagi, passando per il potenziamento della rete di trasporto pubblico locale”.