Il Ristori quater sarà approvato solo nel fine settimana. La proroga "giunge come consuetudine all’ultimo minuto" e "crea irritazione più che sollievo", commenta l’Associazione commercialisti. Il Tesoro corre ai ripari con un comunicato in cui annuncia cosa ci sarà nel decreto: proroga al 10 dicembre per tutti, al 30 aprile per le imprese a cui non si applicano gli Isa e che abbiano avuto un calo di fatturato di almeno il 33%. Intanto Confcommercio Toscana invita allo sciopero fiscale con il sostegno della Lega
Slitta a domenica 29 novembre il consiglio dei ministri sul decreto Ristori quater con la “tregua fiscale di fine anno”. Ma i versamenti degli acconti Irpef, Ires e Irap del 2020 per i quali verrà disposto il rinvio vanno fatti entro lunedì 30: il provvedimento arriverà quindi in extremis – perché sia valido occorre ovviamente che arrivi in Gazzetta ufficiale – mettendo in difficoltà contribuenti e commercialisti. Che protestano rilevando che questa proroga “giunge come consuetudine all’ultimo minuto” e “crea, ancora una volta, irritazione più che sollievo. Irritazione per coloro che, con senso di responsabilità, si sono impegnati oltremodo per rispettare i termini, rifiutandosi di confidare nella solita, cialtronesca, proroga dell’ultimo minuto”. Intanto Confcommercio Toscana ha proclamato uno “sciopero fiscale” proprio sulle scadenze del 30, che nel complesso costituiscono il 50% delle imposte dovute in un anno.
Cosa ci sarà nel decreto – Nel pomeriggio, per placare gli animi, il ministero dell’Economia ha diffuso un comunicato in cui anticipa le misure fiscali che entreranno nel Ristori quater, finanziato con lo scostamento di bilancio da 8 miliardi votato giovedì. “Il termine per il versamento della seconda o unica rata d’acconto delle imposte sui redditi e dell’Irap dovuta dagli operatori economici verrà prorogato dal 30 novembre al 10 dicembre 2020“, si legge nel comunicato. Inoltre “sarà prevista una più ampia proroga per le imprese non interessate dagli Isa”, gli indici sintetici di affidabilità, “ovunque localizzate”, a patto che abbiano ricavi non superiori ai 50 milioni e che nel primo semestre 2020 abbiano visto il fatturato calare di almeno il 33% rispetto al primo semestre 2019: per loro il termine per il versamento della seconda o unica rata d’acconto sarà prorogato al 30 aprile 2021. Analoga proroga al 30 aprile 2021 sarà prevista, a prescindere dai requisiti relativi ai ricavi e alla diminuzione del fatturato, per i soggetti non interessati dagli Isa che operano nei settori economici individuati nei due allegati al decreto Ristori bis e che hanno domicilio fiscale o sede operativa nelle zone rosse, nonché per i soggetti che gestiscono ristoranti nelle zone arancioni. Per i soggetti che applicano gli Isa e rispettano i requisiti resta ferma la proroga al 30 aprile 2021 già prevista dal decreto Rilancio e dal Ristori bis. Infine il decreto in arrivo prorogherà anche il termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi e della dichiarazione IRAP, che sarà fissato al 10 dicembre.
Nel comunicato non si fa cenno all’annunciato ulteriore rinvio delle rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio dal 10 dicembre all’1 marzo 2021, dopo la sospensione decisa nella prima fase dell’epidemia. Oltre a questo, stando agli annunci della viceministra dell’Economia Laura Castelli dovrebbero trovare spazio un’ulteriore indennità di mille euro ai lavoratori stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo, a quelli intermittenti ed autonomi e una di 800 euro ai lavoratori sportivi. Possibile che sia anche aggiornata la lista dei codici Ateco che hanno diritto ai contributi a fondo perduto, alla sospensione della rata Imu e al credito d’imposta per gli affitti.
Il nodo dei tempi – Il fatto è che quando si parla di scadenze fiscali il tempismo è cruciale. Come dimostra il pasticcio nato quando il decreto Ristori bis ha concesso il rinvio del versamento dei contributi dovuti a novembre alle attività commerciali delle zone rosse e l’Inps all’ultimo minuto ha deciso di tagliare fuori quelle di Toscana e Campania, appena passate da arancioni a rosse, salvo ripensarci dopo la scadenza. Quindi il rinvio del consiglio dei ministri sul decreto – che era atteso oggi, subito dopo lo scostamento di bilancio – crea notevole malumore. “Irritazione aggravata”, aggiunge il consiglio direttivo dell’Associazione italiana dottori commercialisti, “per tutti i colleghi, stritolati dalle scadenze concentrate alla fine di questo mese: trasmissione delle dichiarazioni dei redditi e delle liquidazioni periodiche Iva, calcolo degli acconti delle imposte, districandosi, peraltro, nel labirinto dei presunti, storici e sospesi, e predisposizione delle variegate richieste di bonus, contributi e ristori, introdotti per sostenere imprese e professionisti (molto meno) nel perdurare della pandemia”. Secondo i professionisti, il risultato è “incrinare irrimediabilmente tanto la fiducia dei professionisti nelle istituzioni quanto quella dei contribuenti nei confronti dei loro consulenti, oltre che dello Stato”. I commercialisti ricordano infine che se “le scadenze fiscali e contributive si prorogano tardivamente, le agevolazioni pluriennali si cancellano in corso di efficacia, le misure annunciate si modificano all’atto della loro emanazione”, lo Stato “diviene inaffidabile, il che dovrebbe essere un ossimoro, ma purtroppo non lo è”.
La protesta e lo sciopero fiscale – In questa situazione c’è pure chi soffia sul fuoco e invita allo sciopero fiscale. “Di certo non è un invito a delinquere, ma ad usare consapevolmente lo strumento dello sciopero come forma di protesta per chiedere più attenzione, in questo caso con l’interruzione non di servizio, ma di pagamento”, fa sapere Anna Lapini, presidente di Confcommercio Toscana, secondo cui “in ogni caso, il rinvio non basterebbe: serve la cancellazione delle imposte per questo annus horribilis”. L’iniziativa incassa il sostegno della Lega. La Filcams Cgil dal canto suo, con il segretario generale Massimiliano Bianchi, ribatte: “Siamo stupefatti, abbiamo rispetto per il disagio del momento ma così si rompe il patto costitutivo della convivenza civile. Allora i lavoratori, che anche loro pagano le tasse, dovrebbero evocare la rivoluzione?”.