Il sindacato respinge la proposta della ministra di aprire gli istituti anche nei weekend: "Di proposte strane ne abbiamo sentite tante". No anche del capodelegazione M5s al governo Bonafede. La soluzione alternativa di Bonaccini: "Lavoriamo a turni pomeridiani"
È un no netto quello che arriva dal mondo della scuola alla proposta della ministra Paola De Micheli di mandare gli studenti in classe anche il sabato e la domenica per limitare gli assembramenti sui mezzi pubblici. “Di proposte strane ne abbiamo sentite tante. Se qualcuno vuole fare delle proposte ci convochi, ne discutiamo al tavolo contrattuale, si individuino le risorse economiche e umane che mancano a tutt’oggi anche per le supplenze e i modelli organizzativi; poi discutiamo. Diversamente risulta l’ennesima provocazione“, tuona la segretaria della Cisl scuola Maddalena Gissi. Contrari anche i dirigenti scolastici, con il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli che la definisce un’ipotesi “irrealistica“: “Non dobbiamo dimenticare che moltissimi studenti affrontano spostamenti che durano oltre un’ora“, spiega, aggiungendo che “il sabato, per moltissimi istituti, è già giornata di lezione”.
Il tema è stato sollevato dalla ministra in un’intervista a Repubblica, dove ha sottolineato la necessità di scaglionare ulteriormente gli orari delle città per evitare che – con l’allentamento delle misure anti-Covid – i mezzi pubblici tornino ad affollarsi. Il ministero dei Trasporti, in base alle simulazioni fatte sulle città di Milano, Roma e Napoli, ritiene infatti che il problema potrà essere evitato solo con una rimodulazione della domanda: aggiungere veicoli al parco mezzi del tpl non è sufficiente. Da qui la necessità di rinviare il rientro in aula degli studenti delle superiori che invece la ministra Lucia Azzolina vorrebbe far scattare il 9 dicembre. “Sulla possibilità di scaglionare, con gli ovvi limiti di ragionevolezza, gli orari di ingresso a scuola ci siamo già espressi più volte favorevolmente. Il discorso, in linea di massima, va circoscritto agli istituti superiori delle 14 città metropolitane per i quali possiamo pensare di posticipare l’ingresso alle ore 9.15″, sostiene Giannelli.
Un lavoro che in realtà è già stato fatto a settembre e che ora dovrà essere rivisto, dal momento che la capienza dei mezzi pubblici è stata riabbassata al 50%. Ancora più dura la Cisl, secondo cui l’unico effetto della proposta di De Micheli è “quello di demotivare chi l’attività didattica la sta svolgendo comunque e a qualunque costo per il bene dei ragazzi”. E la partita rischia ora di dividere ulteriormente la maggioranza, con il ministro e capodelegazione M5s al governo Alfonso Bonafede che definisce “del tutto inopportuno pensare di tenere aperte le scuole anche la domenica. Le famiglie stanno già sopportando sacrifici enormi, sarebbe davvero fuori luogo mandare gli studenti fra i banchi perfino in un giorno festivo“.
I tempi per la riapertura delle superiori rischiano quindi di allungarsi, specie dopo che le Regioni hanno chiesto all’esecutivo di posticipare tutto al 7 gennaio. Di diverso avviso è il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che si smarca da suoi colleghi: “Io sarei per riaprire la scuola già a dicembre, ma su questi temi non si possono fare cose diverse uno dall’altro”, dice a Omnibus su La7. Poi spiega qual è la sua soluzione al nodo trasporti: “Quando si riaprirà la scuola in presenza serviranno anche turni pomeridiani. Noi abbiamo aumentato il parco di 400 mezzi, ma mentre nell’extraurbano è utile usare i bus turistici, nell’urbano non sono utili come quelli normali. “Capisco il sacrificio per le famiglie“, aggiunge Bonaccini, “ma piuttosto che fare lezioni in dad credo sia meglio fare qualche sacrificio”.
L’ipotesi dei turni pomeridiani, già prevista dal ministero dell’Istruzione ma finora rimasta praticamente solo sulla carta, è proprio quella a cui sta lavorando l’ufficio scolastico emiliano con i tavoli provinciali avviati nei giorni scorsi. A prescindere dalla data di rientro in classe, chiarisce il presidente, bisognerà organizzare le città “per fare le cose nel miglior modo possibile”, senza sottovalutare “cosa significhi aver rinunciato alla didattica in presenza: il tema della scuola va messo come centrale“. Il governatore rivendica inoltre i risultati raggiunti dalla sua Regione sul fronte dei contagi: “Due settimane fa eravamo zona arancione, i numeri dicono che possiamo tornare in zona gialla: presumo che ci andremo dalla prossima settimana. È importante ridurre i numeri dei decessi e terapia intensiva”.