“Dovremo immaginare un Natale in cui gli affetti, la vicinanza e la condivisione dovremo viverli in una dimensione Covid. Con questi numeri è impossibile immaginare spostamenti di massa, forme di aggregazione, raduni di persone che giungono da contesti e zone di rischio diverse. Credo che questo tipo di considerazione dovremo farla nelle prossime settimane, dopo aver abbassato la curva”. Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, durante la conferenza stampa al ministero della Salute sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale conferma che ci sono “segnali positivi” sull’evoluzione della pandemia, ma certo non sufficienti per pensare a significativi allentamenti delle restrizioni durante le feste. “L’errore peggiore che possiamo fare in questa fase è quello di rilassarci: se allentiamo l’attenzione in una o due settimane la curva riparte“.
Dunque “movimenti che portino verso luoghi in cui ci si aggrega, che li si faccia in Italia o all’estero non cambia dal punto di vista epidemiologico, vanno evitati e vanno scoraggiati. La nostra attenzione da cittadini dovrebbe portarci a programmare questi periodi di rilassamento in forma diversa. Ci sono tavoli operativi aperti a livello europeo per trovare modalità per ridurre la probabilità che questi eventi si manifestino”. “Inimmaginabile e incompatibile con la situazione attuale pensare di avere assembramenti nelle piazze per celebrare l’anno nuovo”, conferma il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli. E “la stessa celebrazione del Natale va resa compatibile con le misure già concordate con la Cei per evitare che possa tradursi nella creazione di focolai di trasmissione”. Locatelli ribadisce anche che consentire lo sci durante le vacanze è fuori discussione: “I numeri attuali non sono compatibili con l’apertura degli impianti sciistici. Auspico che i Paesi Ue riescano a dare un messaggio unico e forte e sono certo che lo faranno”.
“Incidenza molto elevata e diffusa” anche se cala l’incidenza per 100mila abitanti – “Ci troviamo ancora in una fase di incidenza molto elevata e diffusa in tutte le Regioni”, ha premesso Brusaferro. La velocità di trasmissione del Covid 19 sta rallentando e “per la prima volta anche l’incidenza per 100mila abitanti cala leggermente grazie alle misure messe in atto” dal governo. In contemporanea, del resto, “sta avvenendo una decrescita un po’ in tutta Europa“. Tuttavia questi segnali non significano che possiamo “rilassarci“. “Dieci Regioni sono ancora a rischio alto e nove lo sono da più di tre settimane”, ricorda il presidente Iss. “Bisogna continuare a ridurre drasticamente le interazioni fisiche, evitare tutte le occasioni di aggregazione, evitare in tutti i modi gli assembramenti e fare in modo che distanza, uso della mascherina e igiene delle mani siano comportamenti automatici. Così come è importante rispettare la quarantena se si è contratti stretti di un positivo e l’isolamento se si è stati contagiati”.
Rt in calo, ma resta sopra uno – “L’unico modo per ridurre i casi è avere un Rt sotto 1. Siamo ancora in fase di mitigazione”, chiarisce Brusaferro. La curva dei ricoveri “dell’occupazione dei posti letto di area medica e di terapia intensiva comincia ad andare verso l’appiattimento. E’ un dato importante. Abbiamo sempre detto che il primo segnale di inversione è l’indice di contagio Rt, poi i casi sintomatici, il terzo segnale è l’occupazione dei posti letto e purtroppo l’ultimo è quello dei decessi, ancora molto elevato”.
Cala la probabilità di saturazione delle terapie intensive – Inoltre “quasi tutte le regioni hanno messo in campo delle risorse tale per le quali oggi possiamo vedere una decrescita della probabilità di completa saturazione delle terapie intensive“. Ma l’incidenza di Covid-19 “resta piuttosto elevata in particolare in alcune realtà e dobbiamo rapidamente portarla a due cifre”, ha sottolineato il presidente Iss. “L’età mediana” dei casi di Covid in Italia è “intorno a 48 anni“. Questo indica che sono sempre più anziani a contrarre l’infezione. Da qui l’importanza di proteggere queste categorie. Per i deceduti l’età media supera gli 80 anni.
“Nelle prossime settimane evitare aggregazioni o la curva riparte” – E’ in questo quadro che il governo dovrà prendere decisioni su cosa consentire e cosa no durante le festività natalizie. “Credo che le prossime settimane siano molto critiche rispetto alla nostra capacità di rispettare i distanziamenti ed evitare le aggregazioni”, sottolinea Brusaferro. “Se non lo facessimo il risultato sarebbe che i numeri che ora vediamo deflettere ripartirebbero. Se partecipo a una bicchierata o aperitivo tra amici senza mascherina tra tre o quattro giorni potrei essere positivo”. “Quello del 2020 sarà un Natale diverso, il primo e auspicabilmente l’ultimo. Va segnalata in maniera chiara questa diversità, lasciando poi al governo la sensibilità per trovare soluzione per contemperare”, ha aggiunto Locatelli, dopo aver confermato che “per la prima volta registriamo un andamento decrescente dei casi e questo conferma l’importanza delle misure. Deve servire solo come incentivo e motivazione per andare avanti in questa direzione. Ora è fra 11 e 12% la percentuale dei positivi sui tamponi ma servono ancora larghi margini di miglioramento. I decessi saranno gli ultimi a ridursi e intanto serve evitare un messaggio di allentamento dell’attenzione, in particolare per le regioni che passano a colori meno marcati”.
“Almeno un vaccino sembra in grado di evitare anche la trasmissione del virus” – Alla domanda se sia vero che i vaccinati potranno comunque trasmettere il virus, Locatelli ha risposto che il tipo di immunità conferita dai vaccini in arrivo contro Covid-19 “è ancora da definire con i dati dei prossimi mesi. Dalle informazioni disponibili dei press release, e non da studi scientifici sottoposti a revisione, almeno uno dei vaccini sembrerebbe conferire immunità sterilizzante”, evitare cioè il contagio e dunque la trasmissione del virus. In generale, i vaccini “sono in grado di conferire immunità da malattia o immunità sterilizzante. Nel primo caso, il vaccinato è protetto e non sviluppa manifestazioni gravi di Covid-19 come l’insufficienza respiratoria che è quello che poi lo porta in terapia intensiva. Nel secondo caso il vaccinato non si contagia se esposto al virus e dunque non è in grado di contagiare. Questo tipo di immunità è senz’altro più utile per abrogare la circolazione virale, ma anche l’altro risultato è comunque assai apprezzabile”.