Finisce con uno sfratto e a carte bollate l’apertura di un Covid Hotel in centro a Milano. La direzione dell’Ats cittadina, racconta oggi il Corriere nelle pagine milanesi, giovedì si è vista recapitare dalla società proprietaria del prestigioso “King Hotel” di corso Magenta 19 una diffida a interrompere “qualsiasi operazione di trasformazione in “Covid hotel”. La motivazione della proprietà Denas Srl è che “l’hotel si trova in diretta adiacenza ad altre attività e immobili residenziali che potranno risentire negativamente della presenza di soggetti ad alto rischio contagio, ovvero portatori di malattia”.
Ieri sera, è arrivata anche la notificata di sfratto al gestore dell’albergo, il gruppo “King-Mokinba” che affitta la struttura da ben 35 anni e si era resa disponibile a offrire gli spazi come ricovero dei pazienti non gravi da isolare in albergo. La vicenda potrebbe avere un epilogo in tribunale perché il gestore dell’hotel, rappresentato dal legale Pietro Longhini, ha immediatamente risposto alla Regione e all’Ats: “Il supposto consenso della proprietà, al di là di ogni valutazione, che ci asteniamo dallo svolgere, di morale collettiva ed etica sociale, non è richiesto né tantomeno dovuto, né in base alla convenzione, né in base al contratto di locazione”.

Per dare il benservito alla società, la proprietà impugnato il mancato pagamento di una rata che sarebbe però stato sanato nel giro di pochi giorni. Restano dunque le motivazioni legate alla conversione in albergo per malati covid che ha lasciato alquanto perplessa la direzione sanitaria e la stessa Regione Lombardia. L’autorità sanitaria milanese lavora da settimane per allestire nuovi “Covid hotel”, essendosi mossa con grande ritardo come la maggior parte delle regioni. Sono luoghi che possano ospitare medici impegnati in prima linea e malati in convalescenza che non hanno altre possibilità di isolamento. Sono strutture decisive nella gestione della pandemia. Con Milano e l’Italia nel pieno della crisi sanitaria più drammatica dal Dopoguerra, e mentre in primavera i medici erano «eroi» e i malati vittime, oggi (per qualcuno) sono solo appestati da tenere a distanza. Non è il primo niet da parte di una struttura. Clamoroso era stato il caso di Induno Olona, dove una struttura individuata dall’Asst dell’Insubria come covid hotel ha lasciato i cancelli chiusi con grande sorpresa del sindaco di Varese Galimberti che aspettava da mesi un elenco di alberghi.

Chiaro che non piaccia lo stigma dell’hotel dei malati. Anche se le esperienze fatte finora dimostrano il contrario. Sotto il controllo dell’Ats, e con il rispetto strettissimo dei protocolli che la società già applica al «Baviera» con attestazioni di merito, nessuna di quelle strutture di assistenza per medici e convalescenti ha mai provocato contagi. E il coronavirus, come dimostrano migliaia di studi scientifici internazionali, al contrario di quel che sostiene la proprietà non migra nell’aria a centinaia di metri di distanza. Ssecondo l’immobiliare sarebbero invece “a grave rischio contagio” anche l’università Cattolica, la caserma della polizia e il museo archeologico (per altro chiuso in questo periodo). I gestori del “King” riconfermano la loro “candidatura” all’Ats.

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