“Spudorato”, “ignorante”, spaccone e pure “truffatore”. C’era una volta Renato Brunetta, che così parlava di Luigi di Maio. E non era molto tempo fa. Ma ora il responsabile economico di Forza Italia ha rivelato ben altri sentimenti verso ministro degli Esteri, vergandoli con l’inchiostro come nelle storie d’amore d’altri tempi. Galetto fu Il Foglio e la corrispondenza d’amorosi sensi sui 10 punti scritti da Di Maio che il quotidiano ha “girato” a Brunetta per un commento a caldo. Ed è lì che è scattato il colpo di fulmine. All’improvviso Di Maio è un “vero leader”, uno “studente preparato”. Di più: “Di Maio è giovane, intelligente, rispettoso, veloce, sa ascoltare e con un vecchio signore come me si è sempre comportato bene”. Dal cielo grigio di un’Italia deserta per restrizioni fioccano, improvvisi, fiori di arancio. Da cosa nasce l’ardore? “Di Maio – scrive Brunetta poi al Corriere – sta trasformando un movimento caotico in un partito strutturato e responsabile. E queste imprese non le raggiungi se non sei un leader”.
E’ solo un caso che la corrispondenza di amorosi sensi arrivi in scia alle manovre che, con un “Sì” di Forza Italia allo scostamento di bilancio, hanno consentito al partito del Cavaliere di rimettersi alla testa del duo Salvini-Meloni, bruciati in velocità e prontezza di riflessi e lasciati ai margini dei discorsi sulle riforme future e sullo “scostamento della maggioranza”. Solo una coincidenza se mentre FI pattinava verso la “responsabilità” e il dialogo suggeriti dal Quirinale, Brunetta imbustava la sua lettera dolce a Di Maio.
La poesia dell’amore ritrovato lo spinge a tratteggiare una speciale comunanza, quasi una predestinazione, nell’irresistibile ascesa politica che accomuna l’ex bibitaro da stadio al figlio di un venditore di gondole di plastica. “Siamo entrambi figli della periferia. Rivesti ora una posizione di grande prestigio e dimostri che in Italia funziona la democrazia coi suoi ascensori sociali”. Non è dato sapere se sia amore vero o interessato. Certo il cinguettio di usignoli di oggi non copre del tutto le rapaci urla di Brunetta di ieri. Alla vigilia delle politiche 2018, ad esempio, era presidente dei deputati di FI e salutava così Di Maio e l’idea di ministri outsider della politica: “Caro Luigi Di Maio, spudorato e ignorante. Stai truffando i cittadini con la barzelletta del candidato premier e della lista di ministri al Quirinale. Vergognati e studia un po’ di diritto costituzionale. Trovati un lavoro e solo dopo cita il professor Brunetta”.
Il rapporto è continuato per anni all’insegna delle turbolenze. Tre anni fa Brunetta assimilava Di Maio a Renzi nel comune epiteto di “inutili spac-co-ni”. Adesso Brunetta ventila addirittura la fuga d’amore a braccetto nel Partito socialista europeo (“Se il ministro pensasse di iscriversi, faccia uno squillo che magari vado ance io”). Ma non le mandò a dire quando Di Maio criticò la scelta di mettere a capo della commissione banche Casini e lo stesso Brunetta, “due uomini sostanzialmente vicini a Berlusconi e al centrosinistra”. Lui reagì con un brusco: “toglietegli il vino”. Di vero però, in questa inedita stagione di nuovi amori, c’è l’attenzione e il divertimento che Brunetta ha sempre riservato al detestato avversario (e futuro prediletto). In tempi non sospetti.
Correva l’anno 2016. Da giorni impazza la storia con annessa polemica dell’account pro-M5S “Beatrice Di Maio”. Il Pd accusa il titolare di fomentare il cyber-odio a colpi di tweet in realtà orchestrati ad arte dai Cinque Stelle e Casaleggio. Dopo alcuni giorni il Pd annuncia iniziative legali per stanare l’hater e solo allora si scopre che non era una macchina del fango: era la moglie di Brunetta. Fu proprio lei a rivelarlo pubblicamente, giurando che il marito non sapesse che le provocazioni col cognome di Di Maio in odor di cyber-propaganda in realtà erano sue. Ma visto l’amore a scoppio ritardato, finito ora sui giornali, resta il dubbio di allora su chi alimentasse davvero quell’attenzione insistente e quasi morbosa verso il “Caro Luigi”.